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Ricordi, presunzione dei ricordi, distorsioni retrospettive

Ricordi, presunzione dei ricordi, distorsioni retrospettive

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Quella di ricordare un episodio che ci riguarda essersi svolto in una certa maniera poi smentita clamorosamente dai fatti è un’esperienza che capita a tutti. La memoria non è custodita in un ambiente chiuso ermeticamente, ma il risultato di un continuo rimaneggiamento. Le false memorie rappresentano la versione massima del processo del suo ripristino.
Le memorie errate sono il risultato della visione attraverso un filtro tipo “effetto nebbia” che si realizza per molteplici situazioni. La principale di queste è rappresentata dalla “codifica disturbata”. Se la registrazione di un evento subisce delle interferenze esterne sarà più probabile che la rievocazione di quest’evento sia errata. Per esempio, assistere ad un incidente e rimanerne coinvolti in modo emozionale tale da generare un forte stato d’ansia determinerà un’alterazione della definizione dei contorni del ricordo e quindi “annebbierà” il ricordo della scena.
Un ulteriore elemento distorsivo è rappresentato dal fattore intervallo che è collegato alla disponibilità di tempo che abbiamo a disposizione per memorizzare l’accaduto.
Alcuni effetti psicologici più dubbi possono poi determinare delle risposte imprecise o addirittura errate a seconda del termine utilizzato per descrivere l’accaduto. Una domanda con maggiore forza espressiva determina una descrizione del contenuto della memoria più accesa: si concretizza così una informazione fuorviante.
La memoria in fase di sviluppo o sottoposta ad un continuo rimaneggiamento riguarda rispettivamente i bambini e le persone avanti negli anni. Ma non sono esenti da questo problema gli individui che hanno una fervida immaginazione e tendono ad arricchire i racconti, o ancora chi perde facilmente la cognizione del tempo o i bambini per la caratteristica tendenza ad assecondare chi li interroga.
La capacità di giudizio a posteriori viene quindi fortemente influenzata da numerosi fattori individuali che agiscono con una potenziale azione distorsiva sulla memoria. Pensate che i ginecologi, se devono giudicare l’operato di colleghi che hanno eseguito un parto cesareo cui è conseguita una complicanza mortale inaspettata, sono molto più severi rispetto allo stesso caso in cui la complicanza sia stata senza reliquati (a parità di operato professionale).
La situazione si complica ulteriormente se si considera che i ricordi possono essere hackerati, cioè rimossi con la possibilità di un impianto su di essi di altri ricordi non veri, convincendo qualcuno di avere vissuto davvero un episodio mai avvenuto facendo leva sulle emozioni e su opportuni trucchi psicologici.
Questi tipi di condizionamenti potrebbero essere voluti da persone esperte che conducono interrogatori in cui, attraverso la formulazione di domande suggestive contenenti già un elemento della risposta, possono contaminare – alterandolo – il ricordo, rendendo indistinguibile nella memoria il vero dal falso.
Attenzione quindi alla presunzione dei ricordi, soprattutto se si esercita una professione (giudici, avvocati, giornalisti, medici legali, etc.) nella quale i comportamenti possono influenzare le memorie in cui si devono giudicare le decisioni prese da altri con una interpretazione a posteriori.
È imperativo quindi agire secondo scienza e coscienza, non influenzando le risposte e non cedendo alle facili conclusioni lasciandosi coinvolgere dalla conoscenza ex post o da un subconscio bisogno di captatio benevolentiae nei confronti dei committenti.