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Messina nascosta: una targa per il maestro Sinopoli

Messina nascosta: una targa per il maestro Sinopoli

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di Marcello Aricò

 

UNA TARGA PER IL MAESTRO SINOPOLI

 

Una leggera e lunga linea nera lega l’Aida di Verdi al popolo messinese. Forse è solo una coincidenza, ma ho percepito questo collegamento mettendo in relazione la rappresentazione dell’opera la notte prima del terremoto dei terremoti e la scomparsa prematura, per infarto, di un figlio della nostra terra, il maestro Giuseppe Sinopoli, mentre dirigeva l’Aida al Deutsche Oper di Berlino. Nato a Venezia, ritorna all’età di cinque anni nella terra paterna abitando in via Calapso fino a tredici anni. In un autoritratto per il Musiktage del Festival di Donaueschingen 1975, raccontava di se “sono nato a Venezia ma considero come autentica terra natale la parte orientale della Sicilia, che ancora oggi misteriosi legami mi uniscono con l’originaria cultura degli antichi greci“. L’amore per la musica lo colpì a Messina dopo aver ascoltato una banda musicale ad un funerale. Frequenta le scuole elementari a S. Orsola, studia violino e organo al Conservatorio di Messina e le partiture di Beethoven e Wagner. Tornato a Venezia continua i suoi studi musicali. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e la passione per l’archeologia, fu compositore e direttore d’orchestra di fama internazionale. L’isola di Lipari diventò il rifugio prediletto dopo i vari concerti in giro per il mondo; il recupero di un vecchio rudere “Casa Aristaios” diventa il suo “ luogo dell’anima”. Tra le varie iniziative per ricordare il maestro, l’intitolazione della villetta/giochi di torrente Trapani e l’intestazione di una sala del Vittorio Emanuele; una targa artistica è stata posata in via Calapso 5, dove abitò dal ‘50 al ’63. La targa, 90 x 120, è composta da 12 mattonelle in maiolica “ingabbiata” in forma policroma in cui appare stilizzato il volto di Sinopoli nella posa di dirigere con la bacchetta e delle note musicali che vogliono sottolineare anche la sua fama di compositore. La targa fa bella mostra di sé valorizzando un edifico popolare in un quartiere povero di riferimenti iconografici che danno all’ambiente un segno e una continuità storica.