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Infezioni ospedaliere: emergenza “Superbugs”

Infezioni ospedaliere: emergenza “Superbugs”

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Negli ultimi anni l’aumento dell’incidenza di infezioni da batteri multi-resistenti ha destato l’interesse della comunità scientifica, con andamento altalenante negli anni.

Dopo un boom di lancio di nuovi antibiotici negli anni 80, gli anni duemila hanno visto una notevole flessione degli investimenti in ricerca e sviluppo di nuove molecole a causa dei troppi oneri per le case farmaceutiche e dello scarso ritorno economico.

L’emergenza di multi-resistenti non si è ancora fermata, e l’acquisizione di nuove resistenze ha causato l’insorgenza dei cosiddetti “superbugs”, batteri resistenti alla maggior parte se non a tutti gli antibiotici a disposizione.

Infezioni causate da questo tipo di batteri sono estremamente gravi, e possono portare al decesso del paziente.

Ormai c’è un’emergenza superbug e infezioni ospedaliere nel nostro Paese, dal 2003 al 2016 nel nostro il numero delle morti correlate alla sepsi è cresciuto enormemente, siamo passati da 18.668 a 49.301.

Decine di migliaia di morti, avvenute nella quasi totalità in ospedale. Nello stesso periodo il tasso di mortalità sepsi è pressoché raddoppiato sia per gli uomini che per le donne.

Se i numeri indicano un raddoppio dei decessi, possiamo dedurre che il dato nella realtà sia almeno triplicato e di certo non si tratta di un problema di registrazione dei dati. Già tempo fa il Centro europeo per il controllo delle malattie aveva segnalato che l’Italia ha il 30% delle morti per infezioni da sepsi correlata all’assistenza, dunque c’è un problema reale, e il fenomeno è drammaticamente sottovalutato.

Il fenomeno incide maggiormente gli over 75, con 36.824 decessi solo nel 2016. A livello regionale, poi, la crescita della mortalità sepsi-correlata nella classe di età “75 anni e oltre” è un fenomeno generalizzato a tutte le aree del Paese.

Anche se con dati non ancora pubblicati, il fenomeno è stato confermato dalla rete dello studio REPOSI, distribuita su tutto il territorio nazionale fra i reparti di medicina interna e geriatria.

Lo studio collaborativo fra la Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), la Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e l’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha evidenziato tra i 2120 pazienti over 65 con sepsi, un aumento del rischio di mortalità intraospedaliera dell’88% rispetto chi non ha sepsi. Inoltre, dallo stesso registro si evince che diverse comorbidità sono più presenti tra i pazienti con sepsi, diabete mellito (30,1%), fibrillazione atriale (25,4%), BPCO (BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva), quest’ultima nel 24,6% dei casi rispetto il 14,7% di chi non ha sepsi.

Il Piano nazionale di contrasto all’antibioticoresistenza c’è, ma è rimasto sulla carta, occorre quindi intervenire per contrastare efficacemente un problema davvero insidioso, che ormai è diventato un’emergenza nazionale.