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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Caldo”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Caldo”

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di Filippo Cavallaro

Il libro che più fa percepire la temperatura afosa dell’estate è stato proposto da Einaudi del 2011 scritto da Niccolò Ammaniti, il titolo è “Io non ho paura”. Descrive l’estate in un piccolo paesino dove solo i bambini malgrado il caldo si avventurano nella campagna abbandonata sotto un sole rovente. Loro con le biciclette scorazzano e scoperto il nascondiglio di una banda per uno di loro, Michele, la vita cambierà dovendo mostrare tutto il coraggio, tanto, troppo per un bambino di nove anni.

I grandi, come uso comune preferiscono stare in casa al fresco, fuori ci si sente sfiancati, come se la temperatura sciogliesse fino a liquefare tutto il nostro corpo.

Michele, così come non ha paura del caldo, non ha paura della penitenza che deve scontare per essere stato sconfitto nel gioco, e non ha neanche paura di alcuni delinquenti e decide di andare da solo a salvare il piccolo Filippo da quelli tenuto prigioniero.

Giorni fa, proprio in una delle giornate più calde di questa estate, ho incontrato Aldo, che fu il mio capo reparto del Me4, ci siamo seduti al fresco ed abbiamo scambiato quattro chiacchiere che lui ha dedicato, per intero,  ad elogiare il valore del lavare i piatti, … per Aldo un piacere.

Aldo ha sofferto anni fa per un problema cerebrovascolare, da grande atleta quale era, da grande muratore come si era riciclato con il pensionamento, si trovò a vivere l’esperienza della paralisi dell’emisoma sinistro. Ora porta con se sempre un bastone ed è tornato a camminare, ad andare in bicicletta, a nuotare, a fare delle escursioni in montagna.

L’esaltazione del lavoro da lavapiatti deriva da quante abilità si liberano tenendo sotto l’acqua calda la mano sinistra.

Durante il lavaggio di pentole, stoviglie, posate e bicchieri la mano sinistra, che abitualmente, dal giorno dell’ictus, sente un po’ più rigida, si ammorbidisce, diventa sciolta nei movimenti, capace di frammentare le attività di ogni singolo dito e di ogni singola articolazione. Grazie a questa libertà i polpastrelli riescono facilmente ad esplorare la forma del manico delle tazzine, la sottigliezza del gambo dei calici, riescono anche a dare la giusta inclinazione per raschiare le incrostazioni, esprimendo una forza più mirata ed una presa della spugnetta d’acciaio più ferma.

C’è anche un’altra attività che il lavare i piatti permette, è un gioco che viene descritto da Kipling, è il gioco di Kim, ed Aldo adatta al suo contesto dovendo riconoscere al tatto ciò che sommerso in acqua la schiuma del detersivo copre. Una goduria (dice lui).