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Come migliorare la qualità della classe dirigente?

Come migliorare la qualità della classe dirigente?

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La classe dirigente di un Paese è costituita dai suoi leader cioè chi, occupando un luogo di prestigio, disegna le strategie da attuare attraverso la definizione delle necessità con una visione orientata alla costruzione di un futuro nuovo e migliore.

Leader si può nascere, ma lo si può anche diventare. Sono necessarie numerose doti naturali, quali intelligenza, realismo, coraggio, capacità di visione di gioco, empatia. Ma queste doti devono essere sviluppate e finalizzate mediante l’acquisizione di appropriate capacità e competenze e di capacità strategiche attraverso una visione concreta del futuro che va tradotta in obiettivi misurabili e azioni originali per poterli conseguire.

La realizzazione di un leader passa attraverso l’educazione. Questa non rappresenta un’entità singola, ma è il risultato di diversi momenti dove la formazione raffigura solo una delle sue componenti. Essa rappresenta in particolare la capacità di realizzazione di comportamenti pratici orientati verso una scala di valenze che consentano l’identificazione dei valori guida da seguire per individuare una sequenza delle priorità da conseguire. Per far ciò è però necessaria una prospettiva e una visione globale dei problemi in gioco, un potente senso dell’etica e del rispetto civico, la capacità di capire e gestire il cambiamento garantendo a sé stessi e all’organizzazione di cui si ha la responsabilità, un’identità forte, positiva e motivante individuando le necessità di breve, medio e lungo termine per il conseguimento degli obiettivi. Il tutto coniugato con una forte capacità motivazionale finalizzata alla mobilitazione degli individui e delle risorse per la realizzazione della vision.

L’etimologia latina del termine educare indica la capacità di tirare fuori l’individuo dalla originale inconsapevolezza insita nell’uomo al fine di consentirgli la realizzazione di buone inclinazioni. L’educazione si basa sull’azione congiunta di più fattori ed in particolare sull’azione della scuola, dell’università, della famiglia, dei rapporti con i coetanei e dei mass media (classici e di frontiera). Dall’interazione di tutti questi elementi può nascere il coinvolgimento dell’individuo e quindi il pieno raggiungimento dei propri obiettivi.

Scuola ed università quindi svolgo un ruolo fondante nella promozione della leadership. Esse sono deputate alla istruzione che si differenzia dall’educazione in quanto quest’ultima si occupa delle facoltà morali e dello sviluppo della coscienza dei doveri dell’uomo, mentre l’istruzione si occupa delle facoltà intellettuali, cioè la capacità di praticare i doveri percepiti mediante l’educazione. Entrambe svolgono un ruolo sinergico e indissociabile per un efficace effetto di chiarezza delle idee indispensabile per una società competitiva e meritocratica. L’educazione è quella cosa che consente di operare delle scelte consapevoli frutto della conoscenza dei propri diritti e doveri. Questa, però, non rappresenta l’unico fattore di sviluppo della leadership, è fondamentale, infatti, che i luoghi ove la leadership si sviluppa e viene promossa, svolgano il proprio ruolo di propugnatore, individuando i leader potenziali e contribuiscano alla loro promozione, ponendo in essere tutte quelle complesse attività finalizzate alla individuazione ed alla realizzazione delle priorità orientate alla continua crescita aziendale.

Purtroppo oggi in Italia, per la formazione dei leader, esistono numerose criticità che sono sotto gli occhi di tutti, a partire dalla quasi completa assenza di responsabilità individuale manageriale e di chi in generale detiene la leadership. Questo è quasi ubiquitariamente osservabile all’interno dell’amministrazione pubblica, ma spesso anche all’interno delle amministrazioni private che in qualche maniera, vengono controllate dalla politica. Tale fenomeno coesiste con la quasi completa assenza di meritocrazia per il raggiungimento di

livelli manageriali. In questo stato di cose le qualità prese in considerazione derivano dalla appartenenza piuttosto che dalla competenza. In assenza di controlli efficienti da chi di competenza, lasciando campo libero agli interessi dettati dalla politica piuttosto che agli interessi specificatamente aziendali all’interno dei quali il manager opera.

Per il conseguimento di un reale interesse per la società è indispensabile però che l’investimento sulla classe dirigente venga portato avanti con modalità integrate con il coinvolgimento complessivo delle Aziende, della Pubblica Amministrazione e della Politica. Finché il sistema produttivo dei finanziamenti pubblici non premierà strumenti di educazione come la scuola e l’università di eccellenza attraverso meccanismi competitivi trasparenti ed obiettivi, non sarà possibile ottenere classi dirigenti competenti che orientino verso la qualità e il miglioramento continuo. Solo attraverso la realizzazione di un circolo virtuoso che consideri l’autonomia strategica della scuola e dell’università, la valutazione dei risultati e i conseguenziali finanziamenti secondo un’ottica meritocratica, si potrà sperare in un ruolo magnete di attrattività di talenti migliori da parte dei soggetti formativi, delle aziende e del Sistema Italia in generale.

Finché la pervasione della politica all’interno dei punti nodali decisionali orienterà le scelte fatte da nominati e no da eletti dal popolo, non ci si potrà aspettare soluzioni indipendenti e meritocratiche capaci di combattere il progressivo allontanamento della classe dirigente dalla qualità e dallo sviluppo del “Sistema Italia” e di guidarlo verso valori positivi, dichiarati e condivisi capaci di avvicinarci alle altre nazioni di punta europee.