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Vitamina D3, ormone dalle molteplici funzioni

Vitamina D3, ormone dalle molteplici funzioni

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di Monica Currò*

Nell’ultimo decennio è cresciuto notevolmente l’interesse sul ruolo svolto dalla vitamina D3 in diversi processi fisiologici e patologici. Gli effetti sull’omeostasi minerale e sul metabolismo osseo sono ormai consolidati, uno stato carenziale di vitamina D3 durante la crescita causa il rachitismo, mentre in età adulta è responsabile dell’osteomalacia, di vari gradi di osteoporosi, ed aumenta il rischio di fratture. Ma la dimostrazione che il recettore della vitamina D (VDR) e l’enzima necessario per l’attivazione della vitamina D3 (1-α-idrossilasi, CYP27B1) siano espressi in numerosi tipi cellulari, del colon, pancreas, prostata, mammella, cellule del sistema immunitario, ha messo in evidenza le ulteriori funzioni svolte dal calcitriolo, la forma attiva della vitamina D3, a livello extra-scheletrico, agendo con meccanismi di tipo endocrino, autocrino e paracrino. Tra le funzioni biologiche attribuite alla vitamina D3 rientrano la regolazione della proliferazione e del differenziamento cellulare, dell’apoptosi e dei processi di immunità innata e adattativa, pertanto il suo ruolo in diverse patologie quali cancro, diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, dermatologiche, autoimmuni e infettive, è tutt’oggi oggetto di studio.

Attualmente lo stato di vitamina D3 è stabilito solo sulla base degli effetti sul sistema scheletrico ed anche la supplementazione è raccomandata solo nei soggetti a rischio o in presenza di patologie ossee. L’indicatore dello stato di vitamina D3 è rappresentato dalle concentrazioni del calcidiolo, precursore della forma attiva, e le linee guida stabilite dalla società di endocrinologia (Endocrine Society) definiscono sufficienti concentrazioni di calcidiolo superiori a 75 nmol/L, insufficienti valori compresi tra 50 e 75 nmol/L e carenti valori inferiori a 50 nmol/L.

L’esposizione al sole è fondamentale per garantire il mantenimento di concentrazioni sufficienti, infatti la vitamina D3 viene prevalentemente prodotta a livello della pelle per azione dei raggi UVB, ma viene anche introdotta con gli alimenti di origine animale. Sono inoltre disponibili varie formulazioni a base di vitamina D3 per garantirne un apporto sufficiente, e le opzioni terapeutiche variano in funzione dei livelli di vitamina D3 e dall’età del soggetto, ma anche dalle caratteristiche etniche, area geografica, abitudini culturali e colore della pelle.

L’ipovitaminosi D sta diventando un problema endemico; anche nella popolazione Messinese, sebbene caratterizzata da una esposizione al sole per i 2/3 dell’anno, la condizione di ipovitaminosi

D è riscontrata in una notevole percentuale di soggetti. In un recente studio è stato dimostrato che nella popolazione locale, soggetti sani con carenza di vitamina D3 presentano a livello leucocitario uno stato pro-infiammatorio, il che potrebbe aumentare la suscettibilità a patologie immuno-mediate.

La funzione immuno-modulatoria è stata ampiamente studiata e con la recente pandemia da COVID-19 centinaia di pubblicazioni hanno attenzionato gli effetti della vitamina D3 sulla risposta del sistema immunitario all’infezione da COVID-19. Precedenti studi avevano riportato un effetto benefico sulle malattie respiratorie, ed i dati più recenti dimostrano che adeguati livelli di vitamina D3 possono modulare il rischio di infezione da COVID-19 e mitigare la severità della sintomatologia, evidenziando anche una correlazione inversa con la mortalità. Tuttavia, gli studi presentano varie limitazioni, sono stati condotti su piccole popolazioni, i livelli di vitamina D3 non sono sempre stati dosati al reclutamento, e spesso le caratteristiche dei pazienti, quali sovrappeso, presenza di comorbidità, che rappresentano dei fattori di rischio associati ad un decorso più grave della malattia, non sono state incluse nell’analisi. I dati attualmente disponibili riguardo l’utilità della supplementazione per questo tipo di infezione non sono conclusivi. Le stesse problematiche sono riscontrate anche nella valutazione del ruolo della vitamina D3 in altre patologie non ossee, sebbene le pubblicazioni a sostegno della sua efficacia siano numerose.

Nonostante la necessità di ampliare le informazioni sulla efficacia della supplementazione con vitamina D3, la molteplicità di azioni della vitamina D3 suggerisce l’utilità del suo dosaggio nella popolazione generale, la diffusione di maggiori informazioni sullo stile di vita più appropriato e la necessità di attuare programmi di supplementazione individuali che consentano di mantenere livelli sufficienti di vitamina D3 a scopo preventivo o talvolta come coadiuvante di altre terapie. Poiché una eccessiva assunzione di vitamina D3 può determinare il raggiungimento di livelli di vitamina D3 superiori a 250 nmol/L, considerati tossici ed associati a sintomi quali ipercalciuria, ipercalcemia e calcificazioni multiorgano (soprattutto reni, parete vascolare e valvole cardiache), è opportuno che la supplementazione con vitamina D3 sia assunta dietro monitoraggio e indicazione medica.