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Il filo conduttore del Il berretto a sonagli deriva da due novelle: “Certi obblighi” e “La verità”: dove un marito, nonostante sappia che la moglie è un’adultera, per salvaguardare l’onorabilità agli occhi della società, accetta con rassegnazione questo stato di fatto. Gli antichi siciliani sincretizzavano nel detto “i corna su a paci da casa”.
I dettami non scritti della società obbligano i suoi componenti ad apparire integri seguendo precisi codici di comportamento che consentono tutto, purché si salvino le apparenze.
Lo sviluppo della vicenda, attraverso la cresta sessuale privata salvaguardata dal decoro convenzionale e ipocrita del codice borghese del perbenismo, viene analizzata nel contesto della storia attraverso l’invenzione delle tre corde, sintesi del pensiero sociomorale, all’interno del cervello umano: “la corda seria, la corda civile e la corda pazza”.
Ecco perché ipocritamente questa società ci rende tutti burattini che devono stare più attenti al Divenire, piuttosto che all’Essere, rispettando l’etica pubblica ma non necessariamente la moralità privata.
L’interpretazione di Gianfranco Jannuzzo ha realizzato al meglio una delle più straordinarie commedie di Luigi Pirandello la verità velata, l’apparenza, l’ipocrisia e la follia si intersecano generando una ragnatela da dove è difficile districarsi senza una lucidità che manca a tutti tranne che a Ciampa (Iannuzzo).
Brava la compagnia (Emanuela muni, Ivano Falco, Franco Mirabella, Alessandra Ferrara, Veronica Rega, Martina Difonte, e Margherita Patti) che tra il serio e il faceto ha realizzato la storia d’amore. Di un uomo a tal punto innamorato che accetta di condividere la propria moglie con il proprio datore di lavoro.
Oggi alle 17.30 si replica al Vittorio Emanuele di Messina.