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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Mamma”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Mamma”

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di Filippo Cavallaro

Ho incontrato Giovanni, sono passati circa trent’anni da quando l’ho conosciuto e lui non può ricordarsi di me.
Visto che quel giorno, compiva un mese ed era il sabato prima della seconda domenica di maggio in cui si celebra la Festa della Mamma.
Non posso qui non citare le filastrocche di Gianni Rodari, raccolte nei tanti libri, che non sono solo per i bambini, ed ecco:

Mi ha fatto la mia mamma

Persone male informate
O più bugiarde del diavolo
Dicono che sono nato
Sotto a una foglia di cavolo!

Altri maligni invece
Sostengono senza vergogna
Che sono venuto al mondo
A bordo di una cicogna!

Se mamma mi ha comperato
Come taluni pretendono
Diteci: dov’è il negozio
Dove i bambini si vendono?

Tali notizie sono
Prive di fondamento:
Ti ha fatto la tua mamma
E devi essere contento!

Avevo conosciuto Silvia, la madre, da alcune settimane, l’avevo conosciuta in ospedale, per una complicazione rara.
Un infarto midollare per una mielopatia ischemica da embolia dell’arteria di Adamkiewicz post partum.
La rete dei vasi sanguigni che irrorano il midollo spinale, attraverso una serie di connessioni circolari, garantisce una certa supplenza anche in territori dipendenti da arterie sclerotizzate o occluse, questo permette di ipotizzare un recupero, se si da tempo e modo di riorganizzare la rete del flusso ematico, e si guida il recupero funzionale.
Nella fase acuta l’effetto fu una paraplegia ed il trasferimento dalla ostetricia alla neurologia.
Mi trovai a trattarla, ed il nome particolare dell’arteria, che ricordavo dagli studi universitari mi incuriosiva parecchio.
Inoltre era raro trattare un paziente paraplegico acuto, spesso si incontrano pazienti con esiti da trauma stradale e le fratture di altre strutture ossee rendono complesso, articolato, difficile l’intervento fisioterapico.
In questo caso l’aver studiato quella parte di neurologia, e, l’aver frequentato durante l’università il centro midollari, mi permise di impostare il trattamento in modo da aiutare la signora a svolgere alcune attività ai fini dell’acquisizione di una iniziale autonomia, cominciando da seduta in carrozzina per poi passare al cammino.
Mi rendo conto oggi che allora abbiamo fatto riabilitazione a 360 gradi, oggi dopo il covid dovremmo dire in una bolla, con una sinergia di tutti medici, infermieri, famiglia.
Un episodio significativo:
Bisognava provvedere alla dimissione della signora che ancora avrebbe dovuto far fisioterapia ma era già in grado di governare la carrozzina ed a gestire in autonomia i passaggi posturali carrozzina-letto, carrozzina-vasca, carrozzina-wc, per questo bisognava valutare l’accessibilità della sua casa dove c’erano marito e figlio che l’aspettavano. Con un permesso andai a casa loro. Consigliai la riorganizzazione degli spazi in modo che senza difficoltà Silvia avrebbe assistito il piccolo Giovanni, grazie alla collaborazione di Mario, suo marito, e degli altri familiari. Una novità bella per loro che dalla gioia per la nascita del piccolo erano immediatamente passati allo sconforto, ma in quei giorni apprezzavano, i progressi di Silvia nel recupero motorio funzionale, che cominciava anche a stare in piedi. La guerra contro la malattia, che se lasciata libera avrebbe prodotto degli esiti disabilitanti, veniva combattuta fortemente.
La complicità, l’alleanza tra tutti i professionisti sanitari e la famiglia, la costituzione di una “forte superfamiglia” portava a dei successi, e grazie alla fisiologia, alla forza di recupero, di adattamento, grazie alla rete vascolare ed alla plasticità neuronale le gambe erano tornate a muoversi.
Ricordo sempre Gianni Rodari, consiglio a tutti di leggere la sua “Grammatica della fantasia” ma qui, ora, un’altra filastrocca …

Filastrocca delle parole:
si faccia avanti chi ne vuole.
Di parole ho la testa piena,
con dentro “la luna” e “la balena”.

C’è qualche parola un po’ bisbetica:
“peronospera”, “aritmetica”…
Ma le più belle che ho nel cuore,
le sento battere: “mamma”, “amore”.

Ci sono parole per gli amici:
“Buongiorno, buon anno, siate felici”,
parole belle e parole buone
per ogni sorta di persone.

La più cattiva di tutta la terra
è una parola che odio: “la guerra”.
Per cancellarla senza pietà
gomma abbastanza si troverà.

Tante parole che in sanità acquistano peso di preoccupazione, speranza, lacrime, sorrisi …
Bisogna stare attenti alle parole ed al contesto in cui le si propongono, la parola non ha sempre lo stesso peso.
Poi li incontrai a passeggio con una sola carrozzella, quella di Giovanni spinta da Mario con Silvia a braccetto sul Viale.