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Crisi idrica, Petrini (SLOW FOOD): «le soluzioni ci sono, è ora di passare dalla teoria alla pratica»

Crisi idrica, Petrini (SLOW FOOD): «le soluzioni ci sono, è ora di passare dalla teoria alla pratica»

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Dal livello individuale a quello istituzionale le soluzioni per prendersi cura della risorsa più preziosa di cui disponiamo per la nostra sopravvivenza ci sono. È giunto il tempo di metterle in pratica.

Viviamo la peggiore crisi idrica in 70 anni, e non possiamo dire che la causa è una coincidenza sfortunata data dall’assenza di pioggia che si somma alle temperature più alte rispetto alla media, e alla scarsità di precipitazioni nei mesi invernali che hanno già fatto esaurire le nevi alpine.
No, questi sono i segnali lampanti del cambiamento climatico; di un processo irreversibile che è in atto e per il quale è necessario passare urgentemente dalla teoria alla pratica attraverso l’implementazione di strategie di adattamento.
La siccità rischia infatti di passare dall’essere una crisi saltuaria a una problematica cronica. A livello mondiale oggigiorno la siccità colpisce già 1,5 miliardi di persone, con stime delle Nazioni Unite che prevedono che nel 2030 il 47% della popolazione vivrà in condizioni di stress idrico.

Noi italiani, che viviamo in un territorio definito dai climatologi come un hotspot dei cambiamenti climatici, rientriamo a pieno titolo all’interno di quella percentuale (basti vedere alcune misure straordinarie ipotizzate in questi giorni: dalla sospensione notturna dell’acqua potabile alla turnazione dell’irrigazione nei campi). Ci troviamo di fronte a dati che evidenziano un periodo “di magra”, ma che al contempo si scontrano con un fabbisogno d’acqua sempre più alto.
Crisi idrica soluzioni che possiamo adottare
Le soluzioni alla crisi idrica esistono. Vediamo qualche esempio. Dal punto di vista delle istituzioni bisogna indirizzare le risorse del PNRR verso investimenti sensati basati su una seria programmazione d’insieme. Come ad esempio un potenziamento del riutilizzo dell’acqua piovana – ad oggi si attesta all’11% – e la ristrutturazione della rete idrica nazionale che registra perdite pari al 42% dell’acqua immessa.
Pensiamo poi al comparto agricolo che è quello che più dipende e più consuma acqua (circa il 70% del totale). È necessario sostituire l’irrigazione a pioggia con tecniche più mirate ed efficienti. Dotarsi di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. E poi ancora adottare pratiche circolari come il riutilizzo di acque reflue depurate.
Un’ulteriore soluzione ce la può fornire la biodiversità con la coltivazione di varietà vegetali locali e stagionali. Quest’ultime, essendosi co-evolute con il territorio, necessitano infatti di meno input esterni tra cui l’acqua, e allo stesso tempo mantengono il suolo vivo e permeabile. Rimanendo in ambito alimentare, anche le azioni individuali possono fare un uso migliore della risorsa idrica.
Dietro al 34% di cibo sprecato annualmente si cela una perdita d’acqua sufficiente a riempire 100 milioni di piscine olimpioniche.
E dunque importante comprare solo ciò che siamo davvero in grado di mangiare; preferendo inoltre i cibi vegetali, dal momento che l’acqua necessaria alla produzione è di circa 10 volte inferiore rispetto agli alimenti di origine animale.
Dal livello individuale a quello istituzionale le soluzioni per prendersi cura della risorsa più preziosa di cui disponiamo per la nostra sopravvivenza ci sono. È giunto il tempo di metterle in pratica.

Carlo Petrini (17/06/2022)

c.petrini@slowfood.it