Views: 34
È stato pubblicato il Rapporto AlmaLaurea 2024 su Profilo e Condizione Occupazionale dei Dottori di ricerca dell’Università di Messina. L’indagine è stata condotta su un campione di 81 dottori di ricerca del 2022, contattati a dodici mesi dal conseguimento del titolo presso l’Ateneo peloritano.
Il tasso di occupazione registrato è pari all’88,3% (segnando un incremento che si attesta a + 9,1% rispetto allo scorso anno), di cui oltre il 70% nel settore pubblico e oltre il 20% in quello privato. Il 34,7% degli occupati prosegue l’attività intrapresa prima del conseguimento del dottorato (+ 3%) mentre il 59,2% si è inserito nel mercato del lavoro al termine del dottorato di ricerca.
Tra gli occupati a un anno dal conseguimento del titolo, i dottori di ricerca dichiarano che:
– il 15,1% prosegue con un assegno di ricerca o borsa post-doc (- 9,1%);
– il 41,5% è assunto con un contratto a tempo indeterminato (+ 15,3% rispetto allo scorso Rapporto AlmaLaurea);
– il 20,8% è assunto con un contratto a tempo determinato (- 5,4% sulla percentuale dello scorso Report);
– il 9,4% svolge un’attività in proprio (In crescita rispetto al report precedente (+2,3%);
– l’1,9% è impegnato con altre forme di lavoro (dato sostanzialmente invariato rispetto al 2023).
Lo smart working coinvolge il 22,6% degli occupati (in lieve calo rispetto all’anno precedente). Il 3,8% degli occupati svolge un lavoro part-time (- 3,3%).
La retribuzione mensile netta dei dottori di ricerca è, in media, attorno a 1.800 euro (pressoché immutata al raffronto con la scorsa indagine). L’84,6% degli occupati svolge una professione intellettuale, scientifica e di elevata specializzazione (dato stabile).
Il 63,8% ritiene che il titolo di dottore di ricerca sia molto efficace/ efficace per il lavoro svolto.
Il 59,2% degli occupati dichiara di utilizzare in misura elevata le competenze acquisite durante il percorso di studio, il 36,7% le utilizza in misura ridotta, il 4,1% dichiara di non utilizzarle per nulla.
I dati mostrano che oltre il 75% dei dottori di ricerca rimane nel Mezzogiorno (incremento del +3,6%) e solo il 3,8% prosegue il suo percorso all’estero.