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Allarme Fiaso: svuotamento degli ospedali per la Quota 100

Allarme Fiaso: svuotamento degli ospedali per la Quota 100

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Migliaia i medici, gli infermieri e gli altri operatori che hanno lasciato il lavoro prima del previsto approfittando di ‘Quota 100’, rischiando di svuotare gli ospedali. A lanciare l’allarme è la Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) che ha esposto il problema anche durante il tavolo di confronto sul Patto per la Salute. Il presidente Carlo Ripa di Meana ha sottolineato che “la Quota 100 rischia di far aumentare del 24% i pensionamenti anticipati del personale sanitario, accentuando le criticità già esistenti e mettendo in discussione l’offerta assistenziale, al punto da porre le aziende sanitarie nella condizione di dover individuare soluzioni per scongiurare l’interruzione di pubblico servizio”. Dai dati dell’indagine della Federazione è emerso un significativo aumento dei prepensionamenti in particolare tra gli amministrativi (+33%), gli operatori socio-sanitari (+26%) e gli infermieri (+20%), con una adesione rilevante a “Quota 100” anche dei medici (+16%).

I pensionamenti dovuti a Quota 100 a maggio 2019 sono stati secondo la survey 5.325, di cui 682 medici, 1.009 infermieri, 352 operatori socio sanitari, 1.070 amministrativi, 2.212 altri, soprattutto tecnici. A questi si aggiungono i pensionamenti dovuti a Opzione donna. Fiaso ha proposto la necessità di aggiornamento del percorso di specializzazione, consentendo anche alle aziende sanitarie di stipulare direttamente ulteriori contratti rispetto a quelli banditi annualmente dalle Università e la stipula di incarichi libero-professionali per il periodo strettamente necessario, ricorrendo a medici in quiescenza o abilitati alla professione anche se non ancora specializzati.

“Lo studio Fiaso – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini degli infermieri (FNOPI) – conferma una realtà già da tempo ben conosciuta da chi lavora e da chi gestisce i servizi, l’assoluta importanza del lavoro dei professionisti perché il sistema funzioni e l’altrettanto assoluta necessità di interventi che rompano la routine ormai consolidata di allineamento verso il basso senza riconoscimenti di competenze, specializzazioni e meritocrazia”.