La testata digitale dell'OMCeO Messina
 
Nuova rubrica “De nihilo nihil” a cura di Giuseppe Iannelli

Nuova rubrica “De nihilo nihil” a cura di Giuseppe Iannelli

Views: 30

a cura di Giuseppe Iannelli

Riflessioni multi-tematiche…fatte dalla prospettiva di un presente “sicuro” di aver migliorato il suo passato ma “incerto” sulle prospettive del suo futuro.

Ognuno di noi ha avuto nella vita un Mecenate…

E’ costui quella persona che pensando di farti cosa gradita e illudendoti di avere molta stima di te, è in effetti artefice della tua sventura perché le capacità ch’egli ti riconosce e pubblicizza, nel tempo saranno causa della tua fine.

Da quel credulone congenito che riconosco di essere, anch’io sono caduto nel tranello tesomi dal buon Salvo Rotondo, il mio Mecenate, ravvedendomene troppo tardi, purtroppo!

Quando il primo facile entusiasmo cedette il posto alla ragione fui tentato di chiamarlo per rinunciare alla profferta, ma fui trattenuto da un pensiero difensivo” come la medicina di oggi: e la mia dignità? che figura ci faccio, rinunciando!?

Consapevole a quel punto del destino ormai assegnatomi e d’accordo con quel greco quando scrisse che contro il fato neanche gli dei combattono, decido di soggiacere alla sorte…ma scrivendo cosa!?

Scartabellando tra decine di idee alcune logiche altre, la maggior parte, deliranti, sventura per sventura, decido di inventarmi…”Tempologo”

Questa premessa non la leggerete più.

Ho voluto esporla perché le vostre rimostranze, ove quanto scrivo non sia di vostro gradimento, le rivolgiate al mio Mecenate!

————————————————————————–

Erano gli anni sessanta e gli Ospedali Piemonte e Regina Margherita di Messina erano un pullulare di esistenze delle più svariate tipologie eto-etniche.

Erano i Full Time Sanitary Center della malattie e dei malati della Provincia e di quel tratto di Calabria che si specchia sullo Stretto.

Se ne citassi alcuni, non farei giustizia ai tantissimi grandi medici e chirurghi che ne han fatto leggenda.

Erano tempi per buona parte “pionieristici”. La Medicina viveva dietro un velo di Maya che svolazzava fra un passato ancora intriso di empirismo e il presente denso di novità tecniche, strumentali e farmacologiche antesignane delle attuali metodologie.

Eravamo tutti contenti e sicuri di mettere le nostre vite nelle mani di quegli uomini seriosi, quasi irraggiungibili, oserei dire mitici, tanta era la distanza tra gli uomini normali e questi ieratici personaggi della Medicina e della Chirurgia.

Se i loro sforzi non erano coronati dalla guarigione degli ammalati nessuno li accusava di alcunché.

Fors’anche ci si rassegnava al fato o alla volontà divina, senza mai additarli di colpe e responsabilità alcuna.

Aprioristicamente grati al loro intelletto, si finiva col ringraziarli, in lacrime, delle attenzioni prestate al fu ammalato.

Oggi la città dispone di molti punti sanitari, pubblici e privati, di alto livello.

Tanti eppur insufficienti a soddisfare una domanda vertiginosamente aumentata causa le avanzate potenzialità diagnostiche e terapeutiche e le maggiori aspettative di salute degli utenti.

Si muore di meno e si vive di più e “meglio”…grazie ai medici!

Eppure, quando la patologia finisce con l’avere il sopravvento sulla terapia, il meschino operatore sanitario viene immediatamente condannato, senza processo, alla gogna mediatica e al pubblico ludibrio, criminalizzato senza il beneficio dell’umana pietà.

Non me ne voglia la categoria, la cito così per celia…ma anche il barista oggi sa fare una diagnosi, tra un caffè e un aperitivo, grazie alla medicina di “rete”.

E gli ammalati, forti dei consigli elargiti a piene… “tasche”…dall’avvocato della porta accanto, si sono organizzati in associazioni “anti-medico” che li garantiscono comunque, sopravvissuti o soccombenti all’azione medica.

Lo slogan è lo stesso dei venditori televisivi di aspirapolveri o creme di bellezza: “Soddisfatti o Rimborsati”.

Trattasi di organizzazioni pseudo-sindacali che sono… sotto i tempi!

In che senso!? Svelo l’arcano!

Se la velocità dei progressi e degli avanzamenti bio-tecnologici corrono oggi su tempi che non si misurano più in anni e decenni, come ai tempi del Piemonte-Margherita, bensì in settimane o mesi, la capacità cinetica delle proteste e delle denunce “legali” del sindacato Pazienti-Parenti oscilla tra pochi minuti e ventiquattro ore.

E domani?

Probabilmente il Sindacato scomparirà per manifesta inutilità.

I futuri ammalati saranno accolti in ambienti all’interno dei quali sarà impossibile avere la compagnia di un povero residuo Streptococcus pyogenes antibiotico-resistente o dell’attuale immancabile Escherichia Coli “fuori posto”, a volte protagonisti “involontari” di qualche decesso poi accreditato all’imperizia del medico.

Poverini! Non avranno più alcuna possibilità di accesso alle aree sanitarie, saranno individuati e fatti fuori da terrificanti sistemi di controllo elettro-magneto-positronico-laser.

In queste strutture iperasettiche, gli ammalati del futuro saranno fatti oggetto di attenzioni “robotiche”.

Cominciando dall’anamnesi che sarà raccolta da una di quelle non tanto raccomandabili voci con faccia pseudo-umana proiettate sul video di un computer robotico che dominerà a tutto spazio il nuovo avveniristico ambulatorio.

Li immagino…distesi sui teli argentati di un lettino semovibile posto al centro di una “stanza dei bottoni” da cui usciranno in tempi brevissimi con una asettica ma certissima diagnosi, una terapia inappellabile e non più soggetta all’accertamento pubblico di validità e, nei casi impossibili, previsioni di sopravvivenza o di exitus prive di imbarazzanti e addolcenti preamboli…vedi Star Trek!

Sicuramente i nostri eredi non avranno il tempo di disperarsi e pensare a far testamento in caso di diagnosi infausta.

La stessa macchina fornirà le coordinate perché sia la morte che le disposizioni testamentarie avvengano senza il pur minimo pathos di accompagnamento.

Proprio così non potranno più “provare” sconforto o disperazione, saranno sconosciuti, diverranno obsoleti questi sentimenti che, noi esseri umani del loro “passato”, usiamo per dare l’addio ad un amore infranto o ad una vita “perduta”.

L’ultimo respiro sarà proibito e, in alternativa, sostituito con la proposta di una ibernazione che rinvierà ai secoli futuri l’eventuale guarigione e il conseguente risveglio.

Gli ammalati del futuro non avranno più cicatrici chirurgiche o esiti vari indennizzabili, non potranno più “godere” di un pizzico di “eccitante” stress da malattia, le “inutili” emozioni verranno sostituite, con l’ausilio di interventi di interconnessione neuronica pluridistrettuale, da “utili” funzionalità logico-bio-esistenziali alternative e compensatorie.

Non avranno più il piacere di “godersi” quelle colichette con meteorismo incluso che noi ci ostiniamo a ricercare in una bella scorpacciata con amici e parenti…saranno istruiti e indirizzati alla miglior alimentazione oltreché alle più idonee “commensalità”.

Tutto il potenziale patologico sarà proibito, anzi “prevenzionato”…non avranno più la carie da cannolo domenicale né l’iperacidità con nausea da melanzane ripiene, saranno retaggio del “nostro” presente la dissenteria da pane bagnato con le mani nella teglia-piscina di cozze al pomodoro e le enterocoliti pluri-microbiche con tre giorni di astensione dal lavoro da bagni, comunque rivitalizzanti, effettuati nelle inquinate acque dello Stretto, et cetera, et cetera…

Ricordate i “venditori” gruppo O-Rh negativi che sbarcavano il lunario…offrendo il loro sangue agli aventi bisogno, seduti da mane a sera all’ingresso dei Nosocomi cittadini.

Oggi le cose sono fortunatamente cambiate…l’offerta è gratuita e volontaria e domani forse non sarà neanche più necessaria.

Con artifizi di ingegneria genetica e molecolare saranno prodotti, su scala industriale e interplanetaria, succedanei cellulari polivalenti che sostituiranno la vecchia emazia o il pauci-funzionale leucocita di archeologica memoria.

Addio Piemonte, addio Margherita, addio nostalgico passato!

Ma il futuro sarà poi così poco…umano!

I nostri eredi saranno felici anch’essi “a modo loro” e parleranno di noi con l’immancabile pietoso sorrisetto che è riservato ai “piccoli grandi” uomini del passato…e…

…e ci ringrazieranno di essere esistiti!