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Il coinvolgimento dell’Endotelio complicanza fatale del COVID19

Il coinvolgimento dell’Endotelio complicanza fatale del COVID19

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Marinella Ruggeri ha recensito un’interessantissima e recente pubblicazione su The Lancet che spiegherebbe perché l’elevata mortalità nei pazienti con multiple comorbilità che contraggono il COVID19 attraverso il coinvolgimento dell’Endotelio e di conseguenza del danno multiorgano che porta fino alla morte con maggiore frequenza questo tipo di soggetti. 

Endothelial cell infection and endothelitis in COVID-19

Zsuzsanna Varga, Andreas J Flammer, Peter Steiger, Martina Haberecker, Rea Andermatt, Annelies S Zinkernagel, Mandeep R Mehra, Reto A Schuepbach, *Frank Ruschitzka, Holger Moch

17 April 20,2020

The Lancet

L’articolo partendo dai dati già noti su COVID-19, pone l’attenzione nei confronti di un meccanismo patogenetico frequente di complicanze cardiovascolari nei pazienti COVID con sindrome respiratoria acuta, e che finora sembrava sconosciuto. 

 Gli autori puntano il dito sulle recentissime scoperte relative alla disfunzione endoteliale con origine di fenomeni di vera e propria “endotelite diffusa” in COVID-19

Era già noto, infatti, che il coronavirus utilizza il recettore ACE2 espresso dagli pneumociti nel rivestimento alveolare epiteliale per infettare l’ospite, causando una lesione polmonare. Il recettore ACE2 è ampiamente espresso sulle cellule endoteliali di più organi. L’articolo riporta l’analisi del coinvolgimento delle cellule endoteliali nell’infezione da SARS-CoV-2 dimostrando prove di infezione virale diretta della cellula endoteliale. I risultati istologici mostrano la presenza di elementi virali all’interno delle cellule endoteliali, “viral bodies”, e un accumulo di cellule infiammatorie con morte cellulare endoteliale (apoptosi). Questi risultati suggeriscono che l’infezione da SARS-CoV-2 induce una endotelite multi-organo con meccanismo diretto di invasione virale e, in un secondo momento, una conseguente marcata risposta infiammatoria dell’ospite. L’insorgenza di endotelite spiega la compromissione della funzione microcircolatoria sistemica in diversi letti vascolari con le sequele che stiamo osservando nei pazienti COVID-19.

L’attacco virale ai vasi sanguigni di diversi organi, cuore, reni, intestino, cervello, spiega i riscontri autoptici finora rimasti senza una chiara etiopatogenesi.

Questa scoperta induce ad un’altra riflessione. La presenza di una preesistente disfunzione endoteliale appare l’elemento più comune in questi pazienti. Ecco perché ipertensione, diabete mellito, obesità, malattie cardiovascolari, malattie renali croniche, età avanzata, e non per ultimo, anzi, con sempre maggiore frequenza, la malattia cerebrovascolare e altre forme neurodegenerative, che sottendono uno stato di disfunzione endoteliale, sono tutti fattori predisponenti per le forme più gravi di COVID-19. Ecco spiegato il motivo per il quale durante la pandemia la mortalità più alta ha investito l’età avanzata, in cui il declino para-fisiologico della funzione endoteliale spesso è associato a comorbilità che lo accentuano.

L’endotelio vascolare è un organo attivo paracrino, endocrino e autocrino indispensabile per la regolazione del tono vascolare ed il mantenimento della omeostasi. La disfunzione endoteliale determina una rottura di tale equilibrio con successivo danno microvascolare, vasocostrizione, ischemia di organo, infiammazione ed edema tissutale, stato pro-coagulativo.

Ho trovato questo articolo molto interessante, e provando ad approfondire ed elaborare, quanto messo in rilievo, ritengo che si possa affermare, l’interesse scientifico e gli sviluppi pratici che possono derivarne nella nostra pratica clinica.

L’Endotelio è un vero e proprio regista emodinamico, responsabile di funzioni variegate e complesse. Le cellule endoteliali fungono da barriera selettiva al passaggio di molecole tra sangue e organi. Questo avviene soprattuttoa livello cerebrale dove l’endotelio forma la “barriera emato-encefalica”, ivi le cellule endoteliali formano un muro, senza spazio intermembranoso. Fenomeni infiammatori, ischemici, infettivi possono allentare tali “maglie” e scatenare un danno endoteliale con intervento delle cellule del sistema immunitario, specie monociti-macrofagi che sono capaci di fagocitare l’agente patogeno. Ecco che l’endotelio riesce con le sue “proteine di adesione” a richiamare tali cellule dal sangue per riparare il danno (CHEMIOTASSI).

Quando l’endotelio perde il controllo perché attaccato direttamente dal virus, vengono meno queste sue proprietà di regolazione e riparazione, e si creano fenomeni infiammatori a cascata e formazione di trombi.

L’ articolo promuove diversi spunti di intervento, in ambito diagnostico e terapeutico, qualcuno già messo in atto con buoni risultati (eparine a basso PM), con possibilità di ulteriori sviluppi per il prossimo futuro.

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