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I medici anestesisti rianimatori: “Serve un cambio di passo, dopo la pandemia abbandonati dalla politica”

I medici anestesisti rianimatori: “Serve un cambio di passo, dopo la pandemia abbandonati dalla politica”

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Si è aperta oggi a Roma la quarta edizione del Meeting AAROI-EMAC ‘SAQURE’ dedicato alla medicina di Area Critica.

“Sicurezza, qualità e affidabilità sono sempre i punti di riferimento degli argomenti che vengono trattati e quest’anno assumono un significato particolare in quanto, di fronte ad una sempre più accentuata carenza di risorse, risulta quanto mai difficile costruire percorsi tecnico-organizzativi. Il Servizio sanitario nazionale deve far fronte a numerose problematiche, prime fra tutte la carenza di personale che incombe sulle strutture pubbliche, criticità maggiormente evidente per i medici dell’emergenza-urgenza. I turni massacranti e le remunerazioni non aggiornate da anni hanno reso nel tempo il lavoro dipendente poco attrattivo. Molte aziende sanitarie pubbliche hanno fatto ricorso ai liberi professionisti e alle cooperative, con evidenti effetti collaterali, non solo in termini di spesa, ma soprattutto per quel che riguarda l’organizzazione del lavoro, del benessere dell’operatore e della centralità del malato. Per questo è necessario un cambio di passo”. A chiederlo a gran voce sono i medici anestesisti rianimatori, che oggi a Roma hanno aperto la quarta edizione del loro Meeting ‘SAQURE’ (SAfety, QUality, REliability), dal titolo ‘La medicina di Area Critica. Fulcro di un SSN ancora in bilico tra necessità di rilancio e scarsità di risorse’. L’evento è programma fino a domani presso il Centro Congressi Roma Eventi – Fontana di Trevi (in piazza della Pilotta, 4). La Dire ha intervistato il presidente nazionale di AAROI-EMAC, Alessandro Vergallo, il coordinatore del Comitato scientifico di AAROI-EMAC, Franco Marinangeli, e il responsabile scientifico di SAQURE, Emanuele Iacobone.

Vergallo: La politica trascura anestestisti rianimatori. C’è sforzo per incentivare i colleghi ps, ma ancora insufficiente

  • Presidente, quali sono le principali criticità con cui la medicina di area critica si scontra?
    “Le criticità hanno tutte un fattore comune che è la comunanza di trattamento, anche economico-stipendiale, che non fa alcuna differenza tra le varie unità operative. Stiamo parlando evidentemente dell’ambito ospedaliero, quindi sia dei medici dei diversi reparti sia di quelli che l’AAROI-EMAC rappresenta, cioè gli anestesisti rianimatori e i medici di pronto soccorso e di emergenza: tutti, sostanzialmente, sono remunerati nella stessa maniera. C’è un ultimo sforzo in queste ultime ore da parte della politica di incentivare anche economicamente i colleghi del pronto soccorso, giustamente, ma temiamo che questo non sia sufficiente e soprattutto trascuri gli anestesisti rianimatori”.
  • Siete delusi, finora, dalla gestione politica della sanità. Cosa chiedete alle istituzioni?
    “Dopo oltre due anni di impegno importante, durante i quali siamo stati sommersi dalla qualifica di ‘eroi’, che abbiamo rifiutato fin dall’inizio, siamo delusi dai provvedimenti che non sono altro che palliativi rispetto ad una situazione che negli ospedali è tragica e che, oltretutto, sta facendo sì che vengano sprecate risorse pubbliche importantissime con ricorsi a medici ‘gettonisti’ nei settori più importanti, che sono proprio quelli dell’area critica”.
  • Per ricordare il lavoro svolto dai medici durante la pandemia AAROI-EMAC ha organizzato anche una mostra fotografica (‘Intensive Care Shots. Pandemia 2020-2022′), che con 35 scatti testimonia la fatica e l’impegno degli anestesisti rianimatori durante l’emergenza sanitaria. Gli italiani e le istituzioni dimenticano troppo in fretta?
    “Assolutamente sì, dimenticano troppo in fretta, salvo poi correre ai ripari d’emergenza laddove la politica è sensibile alle lamentele dei cittadini. L’aspetto più evidente è l’esempio dei pronto soccorso, perché è chiaro che le barelle accatastate nei corridoi creano quella sensibilità che sarebbe dovuta nascere decenni fa, quando è mancata una buona programmazione delle risorse umane necessarie per far funzionare i servizi indispensabili”.

Marinangeli: Il nostro comitato tecnico scientifico fondamentale per la sicurezza dei nostri pazienti

  • Dottor Marinangeli, intanto parliamo di una novità: è nato il Comitato scientifico di AAROI-EMAC per lo studio della responsabilità professionale. Ma che ruolo può avere, nello specifico, nell’ambito dell’Area Critica?
    “Un ruolo fondamentale, perché con la legge Gelli è cambiata la prospettiva rispetto alle problematiche medico-legali, ma soprattutto a quelle relative al percorso in sicurezza dei pazienti. AAROI-EMAC ha un’attenzione particolare per i percorsi sicuri, per cui è nato un Comitato tecnico scientifico che ha proprio la funzione di studiare i dati della malpractice, ma anche le linee guida di buona pratica e tutto quello che riguarda la sicurezza dei pazienti nell’Area Critica, quindi anestesia, rianimazione, pronto soccorso e 118. Tale Comitato studia i dati, dunque, ha rapporti con la compagnia assicuratrice e in qualche modo riesce a negoziare sulle questioni medico-legali. Non solo: si occupa anche della formazione, perché basandosi sui dati della malpractice suggerisce spunti al Centro di formazione AAROI-EMAC SimuLearn®️ di Bologna per costruire dei percorsi di formazione per gli anestesisti rianimatori e i medici di area critica. Tutte le attività del Comitato sicuramente daranno una svolta e un significato molto più profondo a quella che deve essere la legge Gelli nel nostro Paese”.
  • Il Comitato tecnico è nato dopo l’emergenza sanitaria. Allora le chiedo: come ha influito la pandemia nella visione del mondo dei Medici Anestesisti Rianimatori e di Area Critica nel contesto sanitario?
    “La pandemia ha influito tantissimo, basti pensare alla percezione del mondo esterno rispetto al medico anestesista rianimatore o di area critica: prima della pandemia pochi sapevano della loro funzione o di quella dei medici di pronto soccorso. Durante il Covid c’è stato un importante stress-test, durante il quale ci siamo resi conto dei problemi che c’erano dietro all’Area Critica. Oggi c’è una visione completamente diversa, si pensi banalmente al decreto Calabria e al ruolo degli specializzandi nella sanità: senza di loro non saremmo stati in grado di superare la pandemia. Però adesso ci troviamo di fronte a grandi sfide, tra cui la fuga di personale dai pronto soccorso, la gestione di questi specialisti in formazione, quindi i rapporti tra le Asl e le università. Nello stesso tempo, però, questa è la nota positiva, ci si è resi conto dell’indispensabilità del medico di Area Critica nel sistema sanitario nazionale. Abbiamo poi una nuova consapevolezza di cosa sono le maxi-emergenze. Tutto questo deve portarci a delle riflessioni, per investire su punti strategici del sistema sanitario”.

Iacobone: La pandemia ha spazzato via 20 anni di progressi in area critica

  • Il meeting SAQURE è incentrato sulla qualità e la sicurezza delle cure, ma non sempre tutto il lavoro svolto dagli operatori sanitari viene percepito dai pazienti e dai loro familiari. E’ così?
    “E’ un tema a noi caro, in tutte le edizioni di SAQURE ci siamo sempre occupati in maniera approfondita di sicurezza e qualità delle cure. Al centro del processo di cura c’è sicuramente il paziente e il familiare, per cui il nostro obiettivo è quello di coinvolgere il familiare e di renderlo partecipe di tutte le cure intensive che mettiamo in atto nei nostri reparti, dal pronto soccorso alla terapia intensiva, fino alla sala operatoria e agli ambulatori di terapia del dolore”.
  • Di questi aspetti se ne discute ormai da oltre 20 anni, come mai non si è trovata ancora una soluzione? E cosa sta facendo in merito l’Aaroi-Emac? “Da venti anni parliamo in effetti di terapia intensiva aperta, di coinvolgere i familiari e di migliorare i rapporti con i pazienti, con i familiari e anche all’interno dell’equipe di cura. In realtà prima della pandemia avevamo fatto dei passi in avanti, avevamo raddoppiato il numero di ore in cui i familiari potevano accedere in terapia intensiva e inoltre avevamo raddoppiato il numero delle terapie intensive aperte h24 per i familiari. La pandemia però ha spazzato via tutto, dobbiamo quindi ricominciare e sensibilizzare nuovamente gli operatori sanitari, perché gli stessi trovano dei benefici quando i rapporti con i pazienti e con i familiari sono migliori. In questo modo riusciamo anche a ridurre i sintomi da stress: è vero che le cause e le soluzioni sono più articolate, ma quando riusciamo ad ottenere dei buoni rapporti, allora anche il benessere degli stessi operatori sanitari ne trae giovamento”.
  • Anche la comunicazione, dunque, riveste un ruolo fondamentale…
    “La comunicazione è molto importante, AAROI-EMAC infatti sta facendo dei corsi per la comunicazione e per salvaguardare il benessere degli operatori sanitari. Abbiamo il Centro di simulazione SimuLearn®️ a Bologna, dove nei corsi, oltre a implementare e migliorare le capacità cliniche, come è ovvio, vogliamo anche migliorare le capacità e tecniche non cliniche, quindi migliorare il rapporto tra gli operatori sanitari e l’alleanza terapeutica che si può instaurare con i pazienti e con i familiari”.