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Un dispositivo sottocutaneo potrebbe proteggere in futuro dal virus hiv

Un dispositivo sottocutaneo potrebbe proteggere in futuro dal virus hiv

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Durante la decima conferenza dell’International Aids Society tenutasi a Città del Messico, sono stati presentati i risultati della prima sperimentazione clinica di un impianto sottocutaneo a rilascio graduale di un potente farmaco antiretrovirale (islatravir, targato Merck), potrebbe proteggere dalle infezioni da hiv per un intero anno. I test sull’essere umano sono ancora in fase molto preliminare, ma nel futuro potrebbe rappresentare una rivoluzione contro questo temibile virus.

Il dispositivo è grande quanto un fiammifero e prende ispirazione dagli impianti già utilizzati per il controllo delle nascite. Funziona infatti allo stesso modo: il bastoncino di materiale plastico biocompatibile viene caricato con un farmaco che viene rilasciato gradualmente nell’organismo, offrendo una protezione duratura.

Uno dei grossi problemi della prevenzione dell’Aids nei Paesi sviluppati è che spesso i soggetti a rischio non possiedono gli strumenti o non sono in grado di seguire la terapia farmacologica quotidiana (come la Prep). Negli stati africani, oltre a questo, si sovrappongono questioni culturali. Le donne sono le principali vittime dell’Aids (i dati di Unaids parlano di 6mila ragazze sotto i 24 anni che ogni settimana vengono contagiate): stuprate o costrette ad avere rapporti sessuali in cambio di risorse, spesso non riescono ad assumere le pillole per la terapia preventiva nemmeno in casa per paura di essere accusate dagli stessi parenti o da altri membri della comunità di essere malate, il che avrebbe pesanti ripercussioni. L’impianto sottocutaneo avrebbe i vantaggi di essere efficace a lungo e di essere discreto, praticamente invisibile. Il principio attivo caricato nel fiammifero e che conferisce protezione da hiv è islatravir, un farmaco di nuova generazione che fa parte della famiglia degli inibitori della trascrittasi inversa, cioè funziona bloccando l’enzima che clona il genoma virale permettendogli di infettare altre cellule. Secondo l’azienda Merck che lo ha sviluppato è dieci volte più potente di qualsiasi altro farmaco contro hiv oggi sul mercato, per cui ne bastano piccole dosiper garantirne l’efficacia – caratteristica che riduce il rischio di effetti collaterali. Inoltre la sua forma attiva rimane nell’organismo per un tempo relativamente lungo (dopo cinque giorni rimane ancora disponibile metà della dose iniziale), e pertanto può essere somministrato meno spesso. Un altro punto a favore di islatravir – e che lo rende particolarmente adatto per la prevenzione con modalità di somministrazione sottocutanea – è il suo assorbimento precoce da parte dei tessuti anali e genitali, cioè proprio dove la maggior parte delle infezioni da hiv ha inizio.

Il dispositivo è stato per il momento sperimentato su 12 persone per 12 settimane. L’obiettivo in questa fase è constatarne la sicurezza nell’essere umano e i primi test hanno dato esito positivo. Dovranno essere fatte ulteriori verifiche per capire se la stima fatta dai ricercatori sulla durata dell’efficacia (1 anno) dell’impianto sia corretta, poi bisognerà disegnare un trial molto ampio, che rispetti i principi etici in gioco. Il dispositivo non si potrà impiantare nei soggetti a rischio senza munirli degli strumenti e delle conoscenze per proteggersi in ogni caso dall’infezione.