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E’ risaputo che le modalità comunicative posso incidere efficacemente sulla capacità di percezione dei discorsi che facciamo

E’ risaputo che le modalità comunicative posso incidere efficacemente sulla capacità di percezione dei discorsi che facciamo

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Infatti uno studio condotto dalla Northwestern University, insieme alle università di Pittsburgh e del Wisconsin-Madison, ha confermato scientificamente il famoso detto “non è quello che dici, ma come lo dici”. I ricercatori hanno scoperto che una specifica area del cervello, il giro di Heschl, non si limita a riconoscere i suoni, ma interpreta anche il tono della voce, ossia l’intonazione, per cogliere significati nascosti come l’enfasi, le intenzioni e l’attenzione durante una conversazione.
Questa scoperta è stata possibile grazie a un esperimento condotto su 11 adolescenti affetti da epilessia grave. Durante un intervento chirurgico, sono stati impiantati elettrodi nel loro cervello per monitorare l’attività neurale mentre ascoltavano un audiolibro di Alice nel Paese delle Meraviglie. I ricercatori hanno così osservato in tempo reale come il cervello reagiva ai cambiamenti di tono nella voce narrante.
Il risultato sorprendente è che il giro di Heschl riconosce il tono della voce già nelle fasi iniziali dell’ascolto, separandolo dai singoli suoni delle parole. Questo significa che il cervello riesce a “capire” l’enfasi di un discorso ancora prima di comprendere le singole parole. Il tono di voce viene dunque processato come un’informazione a sé, importante tanto quanto il contenuto del messaggio.
Questa scoperta ha implicazioni importanti, soprattutto per chi ha difficoltà a comprendere o produrre correttamente il linguaggio, come nei casi di autismo, ictus o altri disturbi della comunicazione. Ma anche nel campo della tecnologia si aprono nuove possibilità: i risultati potrebbero migliorare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, in particolare nei sistemi di riconoscimento vocale, rendendoli più naturali e capaci di cogliere l’espressività umana. In futuro, anche le macchine potrebbero comprendere non solo cosa diciamo, ma come lo diciamo.


https://www.nature.com/articles/s41467-025-56779-w