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Mare Mito Messina: al via una rassegna culturale al Museo regionale

Mare Mito Messina: al via una rassegna culturale al Museo regionale

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Inaugurata il 23 maggio u.s. la Rassegna “Mito Mare Messina” promossa e organizzata dal Museo della Fauna del’Università di Messina. In programma una ricca serie di eventi all’aperto, comprendenti convegni scientifici, presentazione di libri, spettacoli. La presentazione dell’iniziativa si è svolta nella bella cornice del Museo Regionale di Messina diretto dall’Arch. Orazio Micali con una tavola rotonda coordinata da Milena Romeo, dove hanno relazionato Mario Primo Cavaleri, Mauro Cavallaro, Filippo Grasso, Giuseppe Ruggeri. Riportiamo qui di seguito il testo dell’intervento di Ruggeri:

IL MARE “CARTA D’IDENTITA’” DI MESSINA

Giuseppe Ruggeri

A me, messinese deluso che si rammaricava per la progressiva perdita di riferimenti identitari nella propria città, un famoso fotografo siciliano della cui amicizia da anni ormai mi onoro eccepì una volta che, se è vero che il patrimonio storico-architettonico di altre realtà urbane isolane – come Catania, Palermo, Siracusa – supera quello di Messina, Messina ha pur sempre lo Stretto. Il breve istmo che la separa dal Continente racchiude difatti nel suo scrigno prezioso elementi naturali e mitici che precorrono la storia dell’isola, aggiudicandola quale vero e autentico contenitore d’identità.

Un’identità complessa, come peraltro si deve a una città marinara la quale, nei millenni, ha accolto innumerevoli viaggiatori assorbendone usi e costumi e, perché no, anche difetti – d’altronde non può che essere, qualsiasi identità, un coacervo indistinto che tuttavia il tempo con pazienza ricuce in un ordito destinato a caratterizzare questa o quella realtà. A brandelli, se non in frammenti, quella spesso sofferta identità prima o poi riesce tuttavia a emergere, rendendola sfaccettata e quindi, appunto, complessa.

Ma cos’è il mare per Messina? Sicuramente un elemento di contraddizione se è vero che, come scrive Jorge Luis Borges, ogni mare “unisce e divide”. Ossimorica, pertanto, la condizione degli abitanti di questa città i quali, se da una parte guardano al Continente che infonde loro lo spirito del viaggio, e dunque dell’alienazione dall’isola, dall’altra, come tutti i siciliani peraltro, godono appieno della propria sublime “isolitudine” – come la definì Gesualdo Bufalino in “Isola nuda” (1988). Attrazione e repulsione verso la fuga dalla propria condizione insulare convivono pertanto in ciascun siciliano che si rispetti, improntandone gesti, pensieri, modi stessi di vivere ed essere.

Ma in cosa, lo Stretto di Messina, suo “mare” per eccellenza, si discosta dagli altri mari di Sicilia? Quali sono le sue caratteristiche peculiari che ne fanno “voce” di Messina, alfiere dell’identità urbana, essenza stessa della città? Una di queste caratteristiche è certamente il mito – l’etimo è greco, significa racconto – dal quale le acque dello Stretto sono intrise fin da epoca immemorabile. Un racconto cui hanno dato corpo le fiorite leggende della classicità – poemi omerici in testa, ma anche Esiodo con la sua “Teogonia” che narra le peripezie da cui originò la Falce, luogo dov’era ricaduta dopo che con essa Crono evirò il padre Urano, dio del cielo, responsabile del sistematico eccidio dei figli avuti dalla dea della terra Gea.

E cos’è in fondo il mito se non un tentativo di fornire risposte agli eterni interrogativi dell’uomo? Mito è dunque lo Stretto e, con esso, il mare Mediterraneo, l’antico Marenostrum da cui traggono origine e consistenza le innumerevoli civiltà che vi sono rimaste stratificate impregnando di sé una terra vocata al passaggio del mondo conosciuto per le sue azzurre sponde.

Perché il mare è importante per Messina? Perché rappresenta la vocazione naturale del suo territorio, il che equivale a dire che non esiste attività – dall’imprenditoria alla cultura – che possa prescindere dal mare. E non mi riferisco soltanto alle infinite declinazioni artigianali – pesca, industria nautica, produzione enogastronomica – ma anche e specialmente all’indotto economico derivante dal proficuo impiego di questa immensa risorsa naturale. Mare significa inoltre infrastrutture e dunque trasporti, turismo.

Ma mare vuol dire pure e soprattutto riflessione a tutto campo su quella che è stata la storia della nostra città. E’ proprio grazie a questa riflessione che Messina – e i messinesi – potranno acquistare coscienza del loro ruolo ottemperando così all’obbligo, in carico a ciascuna comunità, di svolgere una parte nella complessiva costruzione dell’assetto sociale. Al di fuori d’ogni possibile logica di campanile sia chiaro, ma pur serbando in sé quel saldo senso d’appartenenza necessario alla loro complessiva autostima che, negli anni, appare sempre più in declino.

Per farlo, occorre agire sui complessi dinamismi sottesi alla “reidentificazione” di Messina con il suo mare e, pertanto, con le correlate potenzialità produttivo-economiche e di recupero valoriale. Un processo reidentificativo che probabilmente dura da anni ma non ancora, evidentemente, in misura abbastanza efficace per sortire risultati apprezzabili. Esempio ne sia, uno tra tutti, la mancata riqualificazione del waterfront il che, differentemente da quanto in molti credono, non rappresenterebbe una mera opera di maquillage estetico, bensì un’autentica “rivoluzione” in termini di riacquisizione di coscienza identitaria.  

E’ da questa coscienza, amici cari, che deve ripartire il conto alla rovescia che prelude al lancio – anzi al “rilancio” – della nostra città verso il futuro. Un futuro che bisogna avere il coraggio d’intestarsi come messinesi attivi e mai passivi, pronti a scommettersi sul non facile terreno delle sfide di una contemporaneità sempre meno attenta ai valori rispetto al profitto. E’ con questa contemporaneità che i messinesi devono misurarsi, mirando a essere protagonisti e non antagonisti, esclusivi, certo, ma anche inclusivi, senza mai dimenticare che il mondo è bello perché è vario e, se si vuole, c’è sempre spazio per tutti.

Proprio come nel mare.