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“Figli del Vento” di Giuseppe Ruggeri

“Figli del Vento” di Giuseppe Ruggeri

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Recensione di Salvo Rotondo

Non sono parole per tutti

Lèggere figli del vento di Giuseppe Ruggeri non è facile. Per essere apprezzato nella propria essenza richiede una capacità di percezione del sé tale da garantirti la possibilità di pensieri associativi integrati propri delle più potenti reti neuronali.

L’universalità di un’opera sta nella capacità di raccontare al lettore emozioni e pensieri che siano in grado di stimolare l’emergenza dalla memoria del subconscio in cui erano annidati come dèjá vu paramnesici in grado di riconnettersi alle emozioni suscitate dalla lirica rendendo il tutto attuale e sempre vivo.

Questa è la sensazione che ho provato leggendo Figli del Vento, questo vento invisibile, ma percepibile che, come una mano incorporea, sfoglia le pagine del libro e le fa andare avanti da sole come per magia, incuriosendo il lettore e creando un bisogno di conoscenza del passo successivo.

I testi riportati nel libro rappresentano un interessante strumento di analisi della vita, della nostra quotidianità. Un elemento naturale di percezioni che, nel loro complesso, rappresentano una testimonianza vera della crescita dell’uomo e della sua evoluzione, in grado di piantare e fare germogliare i “semi della vita dalla pianta del dolore”. Infatti nel testo l’Autore confessa: “Non nacqui poeta, il dolore mi rese poeta”.

L’interesse personale, padre di tutte le guerre può generare dolore e distruzione, ma non riuscirà mai a “spegnere il vento” perché le pietre sono più dure del verbo, ma quando tutto finirà “le parole rimarranno incise sulle pietre a caratteri di fuoco” e il “vento di pace che ha ripreso a soffiare sull’incendio dell’anima” sarà capace di contrapporsi, in qualità di energia benevola e positiva, agli “asini che riempirono la terra dei loro ragli scomposti” e delle “le capre affamate di sale e dove riluceva il sole fu subito notte una notte di piombo che offrì riparo ai viaggiatori del nulla ai venditori di fumo”.

Ecco perché è nostro dovere ringraziare il vento di pace “fratello e madre, pioggia di miele sull’amaro”.

Candidato al Premio Strega Poesia 2023, sarà vera gloria? “The answer blowing in the wind”.