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Il Mediterranean Journal of Clinical Psychology (M.J.C.P.) compie 10 anni

Il Mediterranean Journal of Clinical Psychology (M.J.C.P.) compie 10 anni

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di Salvatore Settineri*

Editor in chief di M.J.C.P

Nel 2013 M.J.C.P nasce nel contesto del Sistema Bibliotecario dell’Ateneo messinese come rivista scientifica di Psicologia Clinica e quindi fedele al declaratorio della disciplina (M.Psi 08) che è il contenuto di come una materia universitaria occupa il suo tempo nelle missioni universitarie sia quelle note (didattica e ricerca) e quella meno nota perché più recente (terza missione cioè un insieme di obbiettivi come ad esempio la divulgazione scientifica, la promozione presso le scuole dell’orientamento, ecc.). Contro ogni razionalità moderna riguardante l’aziendalizzazione ovvero la produzione che rende(anche economicamente), M.J.C.P si presenta con alcune ambizioni la prima delle quali è quella di essere un open Journal cioè gratuito per scrive e che per chi legge (non solo Autori e Studenti dell’Ateneo) ma tutti ( italiani, stranieri, Autori di paesi ricchi e poveri, uomini e donne di cultura) con l’uso della lingua inglese, oggi più accessibile sia perché maggiormente studiata sia perché la tecnologia di traduzione offre, anche gratuitamente magari ma  con qualche limitazione facilmente superabile, possibilità per un accesso al senso di un discorso complesso quale quello delle scienze relazionali.

Per le motivazioni di cui sopra, M.J.C.P è e come tale percepita, una rivista “Diamond”  ma occorre subito dire su che cosa che cosa lo ha consentito. Innanzitutto il clima di volontariato della redazione, editor e redattori compresi che hanno offerto, come del resto a tutt’oggi, risorse quali il proprio tempo, il proprio entusiasmo nella speranza di accrescere, in questo investimento virtuale,  un ritorno nelle proprie conoscenze.

Non meno importante una idealità di scienza aperta (Open Science) e cioè guardare la scienza non come una proprietà ma come facoltà dell’umanità da arricchire, implementare, confrontare, citare, criticare, devolvere (abbiamo visto nel tempo di Covid quanto le convergenze delle risorse di ricerca hanno ridotto i tempi di produzione, ad esempio, dei vaccini); ancora il favorire un’internalizzazione, forse utopica, ma che nel caso di M.J.C.P ha guardato paese meno favoriti nella ricerca e da qui il nome di “Mediterranean” inteso non come mare di conquista o di emigrazione ma come bacino di incontro.

Certo all’inizio una rivista non può che far leva sugli amici che i luoghi di aggregazione scientifica offrono (convegni, seminari, ecc.) e quindi la crescita di M.J.C.P viene punteggiata dall’ingresso nei motori di ricerca (in primis Google Scholar) senza i quali non avrebbe potuto svilupparsi soprattutto perché M.J.C.P è un giornale telematico la cui sopravvivenza è stata garantita dalla tecnologia di una piattaforma il cui apprendimento non è impossibile. Tra gli altri fattori,  il sostegno della competenza tecnologica del sistema bibliotecario d’ateneo, ove è il caso di segnalarne la passione con la quale svolge il proprio lavoro, ha fatto il resto consentendo un livello di autonomia redazionale adeguato. In questo contesto alcuni costi, coperti dall’Ateneo e l’appartenenza al sistema universitario nazionale, ha consentito la vita della rivista che, crescendo, ha potuto essere ammessa ai sistemi di indicizzazione ( ad esempio Pub Med e Web of Science) ed oggi questa rivista è misurata in termini oggettivi di impatto (impact factor).

Che cosa celebrare oggi?.

Innanzitutto una Università che  per chi sta al suo interno ed  ha voglia di farlo può costruire in dieci anni uno strumento che assolve a criteri etici e tra questi la sostenibilità dei costi , l’idea della scienza come patrimonio comune, la capacità di aggregare più studiosi e, per quest’ultimi, non spendere cifre elevate almeno quelle in riferimento ai costi di pubblicazione.

L’offerta per le piccole discipline di portarsi avanti, di  esporre le proprie creatività che altrimenti non sarebbero percepite perché economicamente irrilevanti.

La sfida per le nuove generazioni più versatili nei confronti delle tecnologie e la creazione di ponti tra le nuove e quelle più avanzate almeno in termini di esperienza.

La consapevolezza delle proprie qualità e quindi la possibilità di rischiare, a costi più bassi, negli insuccessi con costi possibili per chi ne ha voglia e talento.

Questo pezzo è stato pensato per Messina Medica 2.0 che sin dall’inizio si è offerta, quale mezzo di divulgazione scientifica, perché tra luoghi della ricerca e quelli della diffusione ci sia un flusso dell’informazione che implementi l’ottimismo ed il principio della psicologia positiva per il quale l’effetto “flower” è il principio per il quale l’attività sia soddisfacente per il semplice fatto di farla.

Tra le cose che danno piacere e soddisfazione c’è l’originalità della ricerca e la comunicazione della stessa che implementano il “flower”; ed anche per questo che la celebrazione che si terrà il 13 luglio avrà come titolo” l’originalità dell’articolo scientifico.