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Inquinamento ambientale e salute

Inquinamento ambientale e salute

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di Antonino Arcoraci

Inquinamento ambientale e salute è il titolo del Convegno provinciale della Sez. FEDERSPeV Messina che, in associazione all’AMMI cittadina, si è svolto nell’Auditorium dell’OMCEO Messina, il 16 aprile 2024.

       Alla presenza delle tantissime persone, e dopo i saluti di rito, il Prof Antonino Arcoraci ha introdotto il tema partendo dal dato ormai scontato, che l’ambiente interferisce sulla salute dell’uomo, del mondo animale in genere e del mondo vegetale e l’uomo interferisce sulla salute dell’ambiente, fa parte integrante dell’ambiente, risente della salute dell’ambiente.

       Cita Antonio Dezio che vedela salute fisica e mentale come diretta espressione delle relazioni sociali ottimali all’interno dell’ambiente globale in cui l’uomo vive…dalla singola abitazione umana, fino a tutta l’atmosfera, lega il concetto di salute all’uomo e al suo habitat fatto di lavoro, di famiglia, di territorio, di biosfera e lo chiama equilibrio ecologico.

       Cita L’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) che nel ’96, è stato il primo ente italiano a interessarsi di prevenzione e promozione della salute collettiva e della individuazione dei fattori di rischio per l’uomo e per l’ambientee ricorda l’OMS (Organizzazione mondiale per la sanità) quale primo sostenitore del diritto alla salute che riconosce l’uomo responsabile delle deficienze infrastrutturali croniche, dell’inquinamento industriale, delle modifiche idrogeologiche e della vulnerabilità sismica dell’area geografica. L’OMS insieme alla Fao, Unep e Woah,da tempo hanno lanciano una call to action per potenziare l’approccio One Health, hannoinvitando tutte le popolazioni a sapersi gestire – in ogni momento della giornata – perché la qualità della vita non è disgiunta dall’ambiente, dipende dall’ambiente, dall’equilibrio uomo-ambiente. Coinvolge la comunità sanitaria mondiale e sostiene l’Agenda di Ginevra in cui vengono definiti i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030.

       La Dott.ssa Rosalba Ristagno, presidente del comitato Pari opportunità dell’Ordine dei medici, già componente della Commissione ambiente dell’Ordine e referente all’Isde Associazione medici per l’ambiente, moderatrice del convegno, ha ricordato che gli obiettivi per ridurre l’inquinamento ambientale sono tanti. Si parla di Green economy, un sistema economico pensato per facilitare la rigenerazione negli ambiti territoriali nazionali e mondiali; di mettere l’uomo/persona nella condizione di sapere, soprattutto di capire quale è l’entità del danno dell’ambiente inquinato.

       Dei tre relatori, il prof. Santi Delia già ordinario di Igiene generale e applicata all’Unime, nella sua relazione Vivere a lungo e in salute in un mondo inquinato, parte dal concetto di“One Health, espresso per la prima volta negli anni ’60 da James Lovelock che, con la sua “Ipotesi Gaia” ha descritto il pianeta Terra come un “essere vivente”. L’intera Ecosfera sta in salute solo quando tutte le sue componenti (atmosfera, idrosfera, litosfera e biosfera) sono in perfetto equilibrio tra loro; evolvono secondo il concetto di Lamarck (l’evoluzione è sotto l’influenza dell’ambiente), e di Darwin (che riconduce l’evoluzione alla competizione tra le specie).

       Ormai da troppi decenni, a causa delle attività dell’uomo, il nostro pianeta è contaminato da una moltitudine di sostanze inquinanti. Spiccano i combustibili fossili, i metalli pesanti delle industrie e, in particolar modo, tutte le molecole chimiche di sintesi prodotte nei laboratori del mondo in questi ultimi 50 anni e non coevolute con la specie umana (pesticidi e fertilizzanti in agricoltura, mangimi ed ormoni in zootecnia, antibiotici e farmaci in medicina). Agendo su tutte le forme di vita (da 5 a 10 miliardi di forme differenti), e attraverso la catena alimentare, questi inquinanti creano stress genetici protratti nel tempo, che sono responsabili delle alterazioni epigenetiche (ipometilazione ed ipermetilazione del DNA, acetilazione e fosforilazione degli istoni, ecc.) che causano tumori, malattie neurodegenerative ed endocrino-metaboliche.

       Per vivere bene e a lungo in questo nostro pianeta è necessario, da un lato agire a livello mondiale per ridurre questi contaminanti pericolosi (soprattutto anidride carbonica, metano e protossido d’azoto), dall’altro arginare l’azione nociva dei Radicali liberi tanto dannosi per le nostre cellule.

       La fisiologica azione invecchiante esercitata dalla degradazione dei fibroblasti e del collagene, oppure da geni invecchianti come Age 1 e P66, può essere frenata da una corretta alimentazione che fornisce composti come gli isotiocianati (cavolfiore, broccoli, cavoli), la genisteina (nella soia), la quercetina (aglio e cipolla), le catechine (nel thè verde), il resveratrolo(nel vino rosso) ed ancora l’oleuropeina aglicone(fenolo contenuto nell’olio extravergine d’oliva), che oltre ad esercitare un’azione antinvecchiamento, protegge dall’Alzheimer.

       Corretta alimentazione, non vuol dire solo consumare frutta, verdura e pesce (come consigliato dalla Dieta Mediterranea), vuole dire molto di più. Cioè, consumare alimenti prodotti nella propria area geografica; consumare i prodotti nell’arco di 8-10 ore e poi digiunare; affiancare e potenziare la corretta alimentazione con corretti stili di vita. L’attività motoria in palestra, in casa o in strada, l’attività cerebrale con gli stimoli e la curiosità basati sulla lettura, sulla musica, sugli hobby, coltivare gli interessi, essere ottimisti e esercitare ogni forma di amore, sono gli ingredienti necessari per una vita sana e lunga.”

       Il prof. Vincenzo Piccione Pres. SIGEA sez. Sicilia, Pres. Comitato Promotori della Carta dei Comuni della Macchia Mediterranea e Coordinatore CTS AssoCEA ME, coadiuvato dal Dott. Lorenzo Lo Cicero, nella sua relazione Crisi ambientale e salute umana in Sicilia, seguendo un percorso fatto di domande e di risposte, ha iniziato con la domanda: “L’Ambiente influisce sulla nostra salute?” Ha dato la sua risposta: “riprendendo il principio di Archimede – ad azione corrisponde reazione uguale e contraria – sottolinea che ciò che noi trasferiamo nel nostro ambiente può essere ritrasferito a noi e in alcuni casi con conseguenze avverse più o meno gravi”. Parlando di Capitale Naturale della Sicilia, ha ricordato che questo “è di alto valore ecologico (Carta Natura,ISPRA) e vanta un parco nazionale, 4 regionali, 75 riserve naturali terrestri, 8 Aree Marine Protette e 245 siti della Rete Natura 2000”. Entrando nelle sfide della Sicilia, ha riferito che “l’isola ha territori che in ragione dei mutamenti climatici, sono a forte rischio desertificazione, comportano disagi importanti e incidono con la perdita di servizi ecosistemici, direttamente e indirettamente sulla salute. L’iniziativa scientifica sulla Land Degradation Neutrality dell’IRSSAT avverte e spinge per portare dei correttivi mirati non solo a ridurre il rischio desertificazione, ma anche a migliorare la qualità dell’ambientale per il miglioramento della qualità della vita, la garanzia per la salute e per il benessere socio-economico. La Carta dei Comuni Custodi della Macchia Mediterranea cui aderiscono 200 comuni di questi 8 su 9 sono capoluoghi di provincia con circa 2,5 milioni di cittadini siciliani e più di 7000 studenti di 30 scuole di ogni genere e grado, si impegna per il Progetto Educativo FCR2.0. Ai comuni siciliani aderiscono Imperia, Pomezia, Spoleto, la Federparchi, il Parco Nazionale Isola di Pantelleria, il Parco Nazionale di Portofino, il Parco Regionale dei Monti Nebrodi, la Riserva del Borsacchio. I risultati sono “Prestigiosi” e documentati dai riconoscimenti di Eccellenza: Premi Nazionali: Basile degli anni 2021, 2022, 2023 e Vivere a Spreco Zero.”

       L’invito del prof. Vincenzo Piccione a chiusura della sua relazione, è stato: “ricordarsi che senza acqua e suolo fertile non c’è vita, la biodiversità oltre a conoscerla bisogna coltivarla e la Rete Natura 2000 in Sicilia per la ricchezza di siti merita l’impegno di tutti”.

       Il Dott. Mauro Cavallaro biologo, ecologista dell’Ambiente marino, docente di Zoologia nel Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Messina e conservatore della sezione “Faune marine” del Museo della fauna del dipartimento di Scienze veterinarie, parlando di “inquinamento dei mari dovuto alla plastica”, riferisce che il problema, riconosciuto a livello mondiale, è considerato “enorme preoccupazione ambientale”. Rappresenta un “pericolo per tutta la vita marina, compresi gli uccelli, i pesci, le tartarughe e i mammiferi marini, ai quali la plastica, causa lesioni o morte per annegamento, intrappolamento o inedia in seguito all’ingestione”. Oggi la plastica costituisce la maggior parte dei rifiuti marini che stanno soffocando i nostri oceani, i nostri laghi, i nostri fiumi”. La sua degradazione è lentissima, va dai 20 anni per i sacchetti di plastica non degradabili ai 450 delle bottiglie, ai 600 dei fili da pesca. Secondo l’Università di Newcastle in Australia, ognuno di noi ingerisce nell’arco di una settimana, circa 5 gr. di plastica, pari al peso di una qualunque carta di credito conservata nel portafoglio. I vegani non sono esenti. Dal lavoro recentissimo dell’Università di Catania risulta che le nanoplastiche sono presenti in molte verdure e in molti frutti. Nel 2017, l’ONU, segnalò che ci sono 51 mila miliardi di corpuscoli di microplastica nei mari e nell’aria, 500 volte più numerosi di tutte le stelle della nostra galassia. E….la responsabilità è di ognuno di noi.

       Nelle conclusioni, il Dott. Salvatore Rotondo segretario e consigliere dell’Ordine e direttore responsabile di “Messina Medica 2.0, ha definito il Convegno: “un esempio di corretta e ampia divulgazione scientifica che ha rappresentato un importante esercizio di condivisione di fatti, dati e nozioni. Non ha espresso opinioni né ideologie, ma ha prodotto con linguaggio comunicativo la realtà della situazione in tema di ambiente. L’estrazione quotidiana di sempre maggiori risorse dal territorio, viene seguita dalla restituzione all’ambiente di quantità enormi di rifiuti e inquinanti che inquinano la terra, riducono le riserve di acqua e appestano l’aria. L’Homo Sapiens si è comportato e si comporta come serial killer ambientale che con la potenza della sua tecnologia sta procurando strage. Non esiste in tema di ambiente una “sovranità territoriale”, perché l’inquinamento va oltre i confini geografici e politici interessando terrritori distanti migliaia di chilometri. Soluzione di questo tipo di problemi rimane circoscritta ad un cambiamento virtuoso da parte degli abitanti della terra che abbia come interesse comune la “partecipazione al cambiamento”. A tutti i livelli, nella quotidianità, con il riciclaggio, l’orto biologico, le grandi imprese di conversione per rallentare il percorso negativo e consentire agli esseri viventi, un adattamento “gentile”.

       Anche la stampa locale, riportando l’evento, se lo è auspicato perché – come è per la Sicilia – la desertificazione avanza, la biodiversità si perde o si modifica.

       Ognuno di noi dovrebbe sentirsi responsabile dell’inquinamento dell’ecosistema: E’ dell’uomo, l’avere creato un Mediterraneo mare di plastica, avere reso gli oceani fragili con Great Pacific garbage patch isola di plastica che vista dal satellite risulta 3 volte più grande della Francia, di avere facilitato la deforestazione che aumenta la temperatura del pianeta e lo scioglimento dei ghiacciai.

       Prevale l’egoistico interesse personale o di Stato, non si applicano le norme che aiutano la salute fisica e mentale, non si fa prevenzione medica, non si incentivano gli investimenti in agricoltura nei paesi poveri. Dovrebbe prevalere il senso etico della vita, insegnarlo nella famiglia, nella scuola. Fare della salute, una materia di insegnamento “trasversale” fin dall’infanzia! Cominciando con le piccole cose, nella quotidianità, a tutte le età. Adottando uno stile di vita che promuove la salute e rispetta gli indirizzi che l’OMS continuamente detta in campo sanitario.

       Purtroppo, anche nei vari G20 il tema – sempre in agenda – è continuamente rinviato. Prevalgono gli interessi nazionali specie di natura economica e non si raggiunge una intesa.

       Così il tempo passa, l’inquinamento ambientale continua, anzi aumenta.

       Il nostro paese, in campo economico e sanitario, dovrebbe rispettare i principi sanciti dalla nostra costituzione che all’art. 32 prevede: La tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività supportato dagli articoli 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, 3: eguaglianza e giustizia; 9: la tutela della ricerca scientifica e del paesaggio come bene, e 41: l’economia non deve arrecare danno alla salute, alla sicurezza. Specie nelle grandi città dove c’è la maggiore densità urbana…dove è necessario riqualificare e rigenerare. Non rispetta l’art. 9 che promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica ai fini della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle generazioni future. La Corte di Giustizia UE ha condannato l’Italia ben quattro volte per infrazione: il 10 novembre 2020 per violazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell’aria, nel 2022 per aver superato i limiti previsti per la media annua di biossido d’azoto (NO2), ancora nel 2020 per il superamento dei limiti di PM2.5 in diverse città del nord e a marzo 2024 per la mancata esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia dell’UE del 2020 sulla qualità dell’aria.

       Urban Health e One Health corrono sullo stesso binario, perché, come ha dichiarato il sottosegretario di Stato alla Salute, Marcello Gemmato: il benessere dei cittadini è incentrato su un approccio olistico che vede salute umana, animale e ambientale strettamente correlate fra loro.

       L’Italia ha preparato un PNP (Piano Nazionale Prevenzione) 2020-2025 che adotta quanto è emerso nella Dichiarazione di Ostrava e lo coniuga come obiettivo dell’Agenda 2030. Prevede 3 linee strategiche: – Promuovere interventi di advocacy nelle politiche di altri settori (ambiente, trasporti, edilizia, urbanistica, agricoltura, energia, istruzione);- Stimolare e rafforzare strumenti per facilitare l’integrazione e la sinergia tra i servizi di prevenzione del SSN e le agenzie del Sistema nazionale di protezione ambientale SNPA;- Adottare interventi per la prevenzione e riduzione delle esposizioni ambientali (indoor e outdoor) e antropiche dannose per la salute.

       Attraverso le sue «linee strategiche» conta di: – promuovere lo sviluppo di conoscenze e l’integrazione delle competenze tra gli operatori della salute e dell’ambiente sulla sorveglianza epidemiologica, la valutazione di impatto sanitario da esposizione a fattori ambientali antropici e naturali, anche cumulativo rispetto a più fattori e sorgenti inquinanti, la comunicazione e la gestione integrata dei rischi;

– concretizzare e documentare attività in materia di sicurezza chimica di cui al REACH/CLP (controllo, formazione, informazione e altre attività), favorendo sinergia/integrazione con attività di specifici settori (es. biocidi, fitosanitari, fertilizzanti, cosmetici, edilizia, ecc.), rafforzando nell’ambito delle attività concernenti gli ambienti di vita e di lavoro le competenze in materia di valutazione e gestione del rischio chimico; – migliorare la qualità dell’aria outdoor e indoor, promuovendo interventi intersettoriali per rendere le città e gli insediamenti umani più sani, inclusivi e favorevoli alla salute, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili; – facilitare

interventi informativi nel settore delle radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, naturali e antropiche e l’adozione di Piani di Sicurezza delle acque (PSA); – prevenire gli effetti ambientali e sanitari avversi causati dalla gestione dei rifiuti, particolarmente in situazioni dove sono riconosciute elevate pressioni ambientali, come ad esempio i siti contaminati, tenendo conto delle condizioni socio-economiche nell’ottica del contrasto alle disuguaglianze.

       Non è così in tutti i paesi del mondo. Papa Francesco ha più volte lanciato l’allarme invitando con urgenza a cambiare, ad “anteporre il benessere della collettività al benessere personale”, a “guardare il mondo con lenti diverse, passando dal paradigma tecnocratico, alla visione olistica”. “Non possiamo pretendere di essere sani in un pianeta malato.”

       Ernest Emingway ha scritto: il mondo è un bel posto e, per esso, vale la pena lottare.