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L’esposizione è curata da Cecé Casile e Umberto Alecci.

Pubblichiamo la recensione di Maria Rosa Castano:
Strofinare con le dita i gessetti colorati sulla carta per lasciare un segno delle cose vissute.
Comincia così il percorso artistico di Antonio Serranò (Totò) che, studente proveniente da Bova Marina (RC) presso la Facoltà di Medicina a Messina, alla fine degli anni Settanta, firma le sue prime opere con il nome di Zarino, come in un gioco da bambini, senza avere acquisito alcuna tecnica pittorica particolare.
Il mondo rappresentato è deformato da una realtà cupa e minacciosa, che si sforza di liberarsi dalle catene della perfezione. Il clima in cui si muove è di grande fermento culturale e politico, consapevole del fatto che anche l’arte, specchio della realtà in cui si vive, necessita delle sue rivoluzioni e possa essere un mezzo per esprimere liberamente i flashback del momento.

Successivamente si accosta alla pittura ad olio su tela, scoprendo le infinite possibilità dei colori, che si espandono in maniera imprevedibile nell’azzurro forte che circonda le sue isole e nei suoi paesaggi filtrati dalla luce della luna. In momenti di particolare ispirazione si dedica alla fatica di plasmare la pietra per darle un volto.
La realtà viene guardata da un’altra prospettiva, si ricompatta nei suoni delle ninne nanne dimenticate, si scompone nella rappresentazione del dolore con volti feriti e mari tempestosi, si scopre nell’esplosione della tenerezza e della speranza con paesaggi e suoni della natura, si rivela nelle immagini del mondo classico. I colori nascono dall’impulso immediato, come onde che si inseguono velocemente per creare l’immagine intravista, pronta a ridisegnare l’universo secondo il suo punto di vista, assolutamente originale, che non risponde a nessun canone. Dipingere diventa una necessità, un bisogno irrefrenabile di fare e di sperimentare le infinite possibilità dell’arte.
Sono tanti i personaggi che raccontano questo scompiglio interiore e questa voglia di sicurezza e di libertà: come fantasmi impauriscono, interrogano, addolorano, qualche volta trasmettono tenerezza e sempre suggeriscono di fermarsi a pensare. E ancora si muove il mare nella corrente, lasciando fluire il colore come danza fatta di suoni e immagini cangianti.
Ha continuato la sua ricerca per tutta la durata della sua vita, dipingendo le sue sensazioni, ascoltando le sue emozioni, interpretando a suo modo la realtà che lo ha circondato e rifiutando il consenso critico sui suoi quadri, spazio riservato alle persone nelle quali si è riconosciuto nella solitudine dell’utopia di un mondo più giusto.
Un artista complesso, restio ad apparire, che ha interpretato se stesso nella modernità del suo tempo , che ci ha lasciato i segni di un’espressività forte, immediata, irripetibile, provocatoria e che continua a parlarci di sogni e rivoluzioni.