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Neurobiologia dell’amore

Neurobiologia dell’amore

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di Marinella Ruggeri

In un tempo arido di affettività, ho pensato che potesse essere utile richiamare concetti che ci riportino alla bellezza della  nostra umanità  partendo dal concetto per eccellenza, che è l’ AMORE  tra gli esseri umani.

Se si pensa che l’AMORE sia una questione solo di cuore, si commette un errore.

L’organo principale influenzato dall’amore è in realtà il cervello.

Dove si “trova” l’amore nel cervello, e cosa succede nella nostra mente e di conseguenza nel nostro corpo, quando ci innamoriamo?

Finalmente, da alcuni anni, la scienza si è interessata a questo fenomeno, e così i ricercatori hanno iniziato a sondare le basi neurali dello STATO più potente conosciuto dagli esseri umani, ovvero dell’AMORE.

Può sembrare strano, ma l’amore nelle sue varie tipologie (romantico, erotico, materno), in passato, è stato raramente oggetto di indagine scientifica; in parte, ciò può essere dovuto al fatto che l’amore è sempre stato dominio di poeti e artisti o magari di psicologi, ma non è stato certamente preso in grande considerazione nell’ambito della scienza sperimentale, cioè della ricerca neurobiologica.

La chimica dell’amore coinvolge più neurotrasmettitori.

Si assiste ad un aumento dei livelli di dopamina a cui si associa  la diminuzione di serotonina., anche piuttosto marcata nelle prime fasi dell’innamoramento, proprio come si verifica nei pazienti affetti da disturbi ossessivi.

L’amore, infatti è una specie di ossessione, nelle sue fasi iniziali, il pensiero viene rivolto incessantemente verso quel singolo individuo, colui o colei di cui ci stiamo innamorando; così come le azioni e i comportamenti sono diretti allo scopo di avvicinarsi al partner.

Questo ci può quindi dare una ragione “biologica” del perché le persone innamorate tendono a fissarsi sull’oggetto del loro affetto, restringendo il campo degli interessi.

Inoltre, proprio a causa di una riduzione dei livelli di serotonina, sostanza implicata nel processo di regolazione del tono di umore, se da un lato proviamo quell’intensa euforia , dall’altro siamo facilmente candidati a cadere in preda all’ansia e alla tristezza se notiamo segnali di rifiuto da parte del partner desiderato.

Le aree cerebrali che si attivano in risposta ai sentimenti di euforia, entusiasmo, passione sono le regioni del cervello che contengono alte concentrazioni del neuromodulatore che per eccellenza è associato a ricompensa, desiderio, dipendenza e stati euforici, vale a dire la dopamina

La dopamina viene rilasciata dall’ipotalamo, una struttura situata in profondità nel cervello e che funge da collegamento tra il sistema nervoso ed endocrino.

Il rilascio di dopamina produce la sensazione di “sentirsi bene” sotto diversi aspetti poiché la dopamina sembra essere collegata non solo alla formazione delle relazioni ma anche al sesso, considerato un esercizio gratificante e di “benessere”.

Un’altra proprietà della dopamina è che inizialmente viene rilasciata solo al momento dell’eccitazione, ma poi il cervello si abitua a rilasciarla già prima dell’eccitazione, in previsione di un abbraccio, un bacio o anche della semplice presenza della persona amata.

Il nostro sistema nervoso rilascia anche la noradrenalina, la sostanza responsabile degli effetti fisici della passione (sensazione di calore, sudorazione, aumento della frequenza cardiaca, tremore, insonnia) che completano il senso di emozione ed eccitamento.

Altre due sostanze neurochimiche che appaiono a concentrazioni più elevate quando una persona è innamorata sono l’ossitocina e la vasopressina.

Entrambi questi messaggeri chimici facilitano il legame affettivo e sono associati al sistema di ricompensa del cervello, potenziando i meccanismi della memoria che fissano i ricordi emotivi positivi e tralasciano gli aspetti dolorosi.

Entrambi sono prodotti dall’ipotalamo e poi immagazzinati nella ghiandola pituitaria, per essere scaricati nel sangue ogni qualvolta si crea una “connessione amorosa” con qualcuno e ci si sente “ricompensati” dalla presenza di quella persona; fino anche a percepirsi in un “tutt’uno” con lei, in una sorta di legame chimico ed emozionale.

La conseguenza di ciò è che il cervello, attraverso la sua plasticità (cioè la sua capacità di riorganizzarsi, chimicamente, strutturalmente e funzionalmente) fa crescere la persona che si ama nel nostro “sé”, così da diventare una parte di noi stessi. Il risultato di questo processo è proprio la sensazione di essere legato a quella persona e di avere il compito di proteggerla.

Nella passione amorosa, aumenta anche la produzione di endorfine che favoriscono il benessere e il rilassamento in un clima di stabilità e fiducia.

Infine un dato molto interessante è che nelle fasi iniziali dell’innamoramento cresce il fattore di crescita nervosa.

E’ stata trovata anche una correlazione significativa tra concentrazione del fattore di crescita nervosa e intensità del sentimento.

Per individuare le aree cerebrali in cui si formano le emozioni, si utilizza la Risonanza Magnetica Funzionale ; alcune di queste aree sono nella corteccia cerebrale  e altre si trovano nelle stazioni sottocorticali. Tutte costituiscono parti di quello che è noto come il cervello emotivo.

In primo luogo consideriamo l’ipotalamo, che abbiamo sopra nominato a proposito della produzione della dopamina. Gli studi condotti su questa struttura hanno evidenziato che l’attivazione dell’ipotalamo si verifica sia provando sentimenti di amore “romantico” che con l’eccitazione sessuale, non si attiva, invece, nell’ amore “materno”.

La sua attivazione può quindi costituire la componente erotica dell’amore, evidentemente assente quando il sentimento in gioco è privo di questa connotazione.

Altre due strutture cerebrali, l’insula e il corpo striato, sono responsabili della progressione dal desiderio sessuale all’amore. L’insula è una porzione della corteccia cerebrale, mentre il corpo striato si trova in una zona sottostante alla corteccia.

Elemento di grande interesse è stato la scoperta che queste regioni hanno connessioni di tipo inibitorio con altre zone del cervello,cioè la corteccia frontale, e l’amigdala, struttura situata all’apice del lobo temporale.

Pertanto assistiamo al fenomeno per cui un aumento di attività in alcune aree coinvolte nell’amore determina una diminuzione di attività, di altre zone corticalicon delle conseguenze; si spiega così, il fatto che la passione totalizzante dell’amore sia spesso accompagnata da una sospensione del giudizio o da un rilassamento dei criteri di giudizio con cui valutiamo il prossimo. Tale capacità critica è proprio una funzione della corteccia frontale. La sua inattivazione rende ragione del perché, quando siamo profondamente innamorati, sospendiamo il giudizio critico che applichiamo in altri contesti per valutare le persone, le situazioni o i nostri comportamenti.

Spesso gli altri si sorprendono per talune scelte attuate da chi si trova nelle prime fasi di infatuazione amorosa, trovandole irrazionali e incomprensibili. In effetti, in questo particolare stato emotivo, i giudizi razionali sono sospesi o non più applicati con lo stesso rigore. In questa fase della storia d’amore, il partner appare perfetto, senza difetti, l’unica persona a cui si vuole dare attenzione e amore.

E neppure esistono censure morali, perché pure la capacità di giudizio in materia morale è attenuata, dal momento che anche la moralità è associata all’attività della corteccia frontale.

L’euforia e la sospensione del giudizio possono generare stati che altre persone potrebbero interpretare come follia, ed è proprio  questa la follia  che viene celebrata da poeti e artisti; certamente le spiegazioni neurologiche di una disattivazione delle parti cerebrali coinvolte nella creazione dei giudizi aiuta meglio a capire la palese irrazionalità dell’amore.

Scriveva Nietzsche in Così parlò Zarathustra: «C’è sempre un po’ di follia nell’amore. Ma c’è sempre un po’ di ragione nella follia»

Questa ragione è da cercare proprio negli schemi di attivazione e di disattivazione neurobiologica prevista nell’amore.

C’è comunque da sottolineare che se le persone innamorate sospendono il giudizio sulle persone oggetto del loro sentimento, non necessariamente sospendono il giudizio in altri campi.

La sospensione del giudizio, quando si tratta dell’amore, è selettiva e agisce su un insieme molto specifico di connessioni cerebrali.

L’altra area del cervello che subisce un processo di disattivazione nel corso dell’innamoramento è l’amigdala. Una struttura che coordina le risposte alla paura, aiutando gli esseri umani a mantenersi più possibile lontani da situazioni potenzialmente pericolose.

La sua disattivazione comporta una riduzione delle risposte alla paura, con la conseguenza di mettersi più facilmente in situazioni rischiose pur di stare con la persona amata.

A questo punto è opportuno chiedersi quanto duri la fase della passione.

Secondo gli studi più recenti, questa “tempesta” di trasmettitori chimici dura dai 12/18 mesi fino a circa 3 anni.

Poi, inevitabilmente,tutto ritorna normale.

Ma almeno per tre anni, il cervello con la sua tempesta biochimica ha prodotto benessere e follia che , indubbiamente, sono due ingredienti utili alla  nostra vita di essere umani unici anche per questo!