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Post-Covid resurgo (sullo strano caso di morte apparente a Messina)

Post-Covid resurgo (sullo strano caso di morte apparente a Messina)

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di Salvatore Rotondo e Giuseppe Ruggeri

Siamo davvero all’ultimo secolo. Dovendo così, nostro malgrado, accordare piena ragione a quelle frange religiose integraliste – tra cui i Testimoni di Geova – che predicano pentimento e penitenza essendo prossima la fine di tutto. Sempre più pressanti sulle nostre teste si addensano le tenebre dell’Armageddon che segnerà il punto decisivo in favore di una delle due immense forze che da miliardi di anni si contendono il potere sul mondo. Male e bene in campo, a noi terrestri non resta che lanciare in aria i dadi della pascaliana scommessa confidando che, chiunque vi abbia la meglio, sia pur sempre disposto ad accoglierci nel carro dei vincitori. Fino a ora, d’altronde, non è forse stato sempre così?

Siamo nel secolo delle pestilenze – e non penso solo al famigerato virus coronato che ha messo in ginocchio l’umanità squarciandone la fragile sostanza esposta alla furia dell’invisibile, ma al ben più pernicioso microbo della paura che ha mietuto e continua a mietere vittime in ogni dove. Niente e nessuno sfugge alla tormenta della paura che ci travolge nel suo abbraccio di morte. La paura è morso al cuore e condanna della mente, clausola inevitabile del precario contratto uomo- natura, sospensione penosa sull’orlo di un baratro dove tutti, inevitabilmente, siamo prima o poi destinati a precipitare.

In questo clima che in autunno, sotto i colpi della famigerata “seconda ondata” della pandemia, dovrebbe per sempre confermare l’illusione delle “magnifiche sorti e progressive” alle quali a torto credevamo d’esser destinati, altri strani e inquietanti prodigi continuano a verificarsi. Dando per certa, qualora ne rimanesse ancora dubbio, la decisiva matrice finimondista di questo primo scorcio di secolo. Il quale, poco ma sicuro, non si compirà ma prima di inabissarsi per sempre nel nulla non mancherà di stupirci con effetti speciali e guizzi pirotecnici che ce ne faranno davvero ricordare – come diceva qualcuno – di questo pianeta.

Tra questi prodigi – come profetizzato dai Sacri Libri – c’è pure la resurrezione dei morti. Una di queste resurrezioni è avvenuta, pensate un po’, in quella remota periferia del mondo che è Messina. Per l’esattezza in una casa affacciata sullo Stretto, dove un anziano che viveva da solo ha accusato un improvviso malore e si è accasciato. Giunti i soccorsi, non si è potuto che constatarne il decesso e di conseguenza contattati gli organi competenti per l’espletamento delle successive incombenze del caso. Il “cadavere” è rimasto quindi in attesa (si fa per dire) dell’ulteriore visita di un medico, quello necroscopo, deputato per legge all’accertamento dello stato di morte.

Ed è qui che succede l’incredibile. Visitando il corpo esanime, il professionista intervenuto si accorge subito che qualcosa non quadra. Movimentando gli arti superiori questi ultimi, seppure in modo impercettibile, sembrano rispondere alle stimolazioni esterne. E c’è anche un rantolo lievissimo – percepito con l’orecchio di chi, insospettito, aguzza i sensi per cogliere indizi sia pur minimi utili a dimostrare il proprio teorema. Di qui a valutare il polso carotideo passa un istante o anche meno e … sì, il cuore batte. Batte ancora. Il miracolo di Lazzaro si è riproposto!

Richiamata l’ambulanza del 118, gli si prestano finalmente i soccorsi dovuti e poi di corsa al Policlinico, dove l’anziano viene sottoposto a un delicato intervento chirurgico che lo mette fuori pericolo. Adesso, a quanto si sa, l’uomo è sveglio e declina regolarmente il proprio nome e cognome. Diciamo, per brevità, che il nostro arzillo settantenne ha fatto una puntata per vedere com’era dall’altra parte e poi è tornato in mezzo a noi. Magari con un pizzico di rammarico perché quell’”oltre” non gli sarà poi sembrato così terribile. Sicuramente meno terribile del panico che non ha smesso di serpeggiare tra la gente dopo l’annuncio che il corona-virus avrebbe sterminato l’umanità. E che, se non c’era riuscito prima dell’estate (epoca in cui qualcuno aveva osato certificare la sua morte) si sarebbe senza dubbio rifatto con i primi freddi.

Chissà se il nostro vecchietto era completamente incosciente o se ha avvertito la stretta di mano del medico necroscopo e il conseguenziale – novello Adamo! – schiocco della scintilla che lo riportava miracolosamente a quello che noi chiamiamo vita.

E chissà, soprattutto, cos’avrà pensato sbirciando dall’alto della sua momentanea condizione il formicaio impazzito che brulicava di sotto. Per un attimo, giusto il tempo della sua permanenza tra le nuvole, si sarà grattato la fronte sospirando: “Che covid di matti!”