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Questioni di lingua: quarantesimo appuntamento

Questioni di lingua: quarantesimo appuntamento

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di Carmelo Micalizzi

Caterinella figlia legittima di Antonello da Messina

Il 1457 è un anno significativo nella biografia di Antonello da Messina. A prestare fede a Giorgio Vasari che, sugli appunti fornitigli dall’umanista napoletano Pietro Summonte, ne indica la nascita intorno al 1430, il pittore avrebbe 27 anni1. Haterminato il suo apprendistato a Napoli presso il pittore Niccolò Colantonio, ha messo casa nella città nativa, nella contrada dei Sicofanti2 non lungi dalle pendici di Roccaguelfonia, avviandovi una bottega di pittura.  Al 1457 rimandano i due più antichi documenti a lui riconducibili: la commissione di un gonfalone processionale per la confraternita dei Gerbini di Reggio Calabria3 e l’assunzione di un apprendista, Paolo di Ciacio da Mileto4. La rilevanza di questi due eventi fa comprendere come il pittore fosse già attivo a Messina almeno da un paio d’anni.

Volgendo lo sguardo ai familiari del giovane Antonello si colgono i nomi dei nonni paterni Michele5 e Annuzza6, della zia paterna Tancea7, del padre Giovanni8, della madre Garita9, del fratello Giordano10, della sorella Orlanda11, e di un’altra sorella di cui non si conosce il nome che sposò Giovanni De Saliba12.   

 Il pittore ha contratto da pochi anni matrimonio con Giovanna Cuminella13 e, dagli atti notarili si conoscono i nomi di tre figli: Caterinella14,Fimia15 e Jacobello16. Ad Antonello è stata pure attribuita una figliastra, Orsolina17 che, ad una più attenta lettura si è però rivelata una nipote18.

Tra i figli è singolare la posizione di Caterinella considerata figlia nata da un primo matrimonio di Giovanna. Una congettura questa priva di supporto documentale divenuta nel tempo una tradizione letteraria. Così come la vedovanza della giovane già madre di Caterinella, accettata sin dai primi studi del dotto monsignore palermitano Gioacchino Di Marzo e dello storico messinese Gaetano La Corte Cailler. Una vedovanza leggendaria nata da un errore di lettura che si chiarirà tra breve. In tale contesto si può affermare che Caterinella sia figlia di Antonello. Non ci è dato sapere se nata prima del matrimonio e poi riconosciuta dal padre e, in tale accezione “figlia naturale” oppure nata dopo il matrimonio e quindi figlia legittima. La circostanza non ha un’incidenza retorica in quanto si è del parere che il matrimonio tra Antonello e Giovanna, spesso ritenuto marginale negli studi antonelliani, può al contrario contribuire a fare luce sui tempi dell’esordio del pittore, sui luoghi da lui frequentati, sulle relazioni con artisti, alcuni dei quali confluirono nella cerchia della sua ampia famiglia: quelli scolasticamente definiti “pittori antonelliani”, gli epigoni di Antonello di seconda e terza generazione che, trascendendo la geografia siculo calabra contribuirono a caratterizzare, tra fine ‘400 e primo ‘500, l’arte pittorica da Venezia a La Valletta.

La presunzione che Caterinella non fosse figlia di Antonello ma nata da una precedente unione di Giovanna, nasce dalla lettura sbagliata dell’atto che documenta la dote versata, tra il 1473 e il 1476, dal padre Antonello per il matrimonio della figlia con Giovanni Bernardo Casalayna, fatta da Gioacchino Di Marzo e non corretta dal La Corte Cailler. Tale documento redatto da notaio Leonardo Camarda, fortunosamente sopravvissuto sia al sisma del 1908 che ai bombardamenti del 1943, è consultabile presso l’Archivio di Stato di Messina19. L’atto fu dato alle stampe ben due volte nel corso del 1903: negli annali dell’Archivio Storico Messinese20e in un volume pubblicato a proprie spese dal Di Marzo21. Per quanto ci riguarda, ne è significativo quel brano che chiarisce il pensiero dello studioso, per il quale “Giovanna […] convalida la dotazione già fatta dal marito in pro della sua figlia che le doveva essere nata da prime nozze”.

Il documento fu oggetto di studio in quello stesso anno anche da parte di La Corte Cailler che lo pubblicò nell’Archivio Storico Messinese22 per poi ristamparlo in volume, non correggendo però, in nessuna delle due edizioni, l’errata scrittura della perifrasi ex eius dicte letta expedita  (“emancipata, libera”, poiché è giusto questo il vocabolo su cui si concretizzò l’equivoco) fatta dal Di Marzo23:   

Verso il 1455 […] è da supporre che il nostro pittore si sia unito in matrimonio con una vedova, Giovanna […]. Questa vedova aveva già avuto dal primo marito una figlia a nome Caterina. La data del matrimonio è rimasta ignorata; possibilmente può credersi che abbia creato famiglia a 25 anni cioè nel 1455, e tale data non è improbabile anche perché la figlia della moglie (che nel 1473 era emancipata [expedita n.d.r.] ed andava in sposa) avrebbe contato allora non meno di 20 anni.  

Lo storico messinese ha anche modo di ironizzare sul colto monsignore a cui, per la “fretta” con cui aveva visionato l’atto del notaio Leonardo Camarda, erano pure sfuggite le postille al testo sulla dote di Caterinella24

[17 febbraio 1904] – All’Archivio vidi Di Marzo il quale […] mi disse che stava osservando le postille all’atto di matrimonio della figliastra di Antonello, allora sfuggitegli, per … la fretta.

Nel frattempo l’intrigante nota sulla “vedova” Giovanna e sulla “figliastra” trova spazio in un saggio pubblicato da Giuseppe Arenaprimo del luglio 1904 nella prestigiosa rivista fiorentina «Arte e Storia»25 diffondendosi tra gli storici dell’arte in Italia e oltre:

Tornato verso il 1455 [Antonello] sposò una vedova, Giovanna, la quale dal primo matrimonio aveva già una figlia di nome Caterina. 

A due anni di distanza, nel 1905, Gioacchino Di Marzo stampa il documento finalmente corretto. A migliore comprensione si riporta il passo dell’atto come venne trascritto la prima volta, nel 1903, dal Di Marzo sottolineando il termine errato, expeditam: “[Il matrimonio] inter discretum Juvinem bernardum Casalyna, civem Messane, Sponsum ex una parte, Et catherinellam virginem filiam expeditam Johanne eius uxoris”: Ovvero: “[Il matrimonio] tra il discreto giovane Bernardo Casalayna, cittadino di Messina, sposo da una parte e Caterinella figlia vergine emancipata e della detta Giovanna sua moglie”. Mentre lo stesso brano con il passo corretto è il seguente: “[Il matrimonio] inter discretum Juvinem bernardum Casalyna civem Messane, Sponsum ex una parte, Et catherinellam virginem filiam eius et dicte Johanne eius uxoris”. Ovvero: “[Il matrimonio] tra il discreto giovane Bernardo Casalayna, cittadino di Messina, sposo da una parte e Caterinella figlia vergine di lui [Antonello] e della detta Giovanna sua moglie” 26. É significativa una nota con le giustificazioni sul lapsus del Di Marzo che si dichiara pure grato di correggere:    

Dagli atti di notar Leonardo Camarda, dal volume degli anni 1471-4 – questo documento fu frutto delle mie prime ricerche di documenti antonelliani: ma non mi fu dato che trascriverne in fretta ed indi pubblicarne il solo principio; e ciò per manco di tempo, avendo io dovuto partire da Messina. Il La Corte Cailler in seguito ne rilevò le due apoche posteriori […]. Pur egli, il La Corte Cailler, essendo messinese e bazzicando in archivio da mane a sera, non mai si avvide di un errore di lezione, in cui era incorso in trascrivere affrettatamente il principio del documento medesimo, e che ora mi è grato correggere, rilevando che non si tratta in esso della dotazione di una figliastra, ma bensì di una figlia dell’insigne pittore. Pertanto do in luce intero il documento anzidetto con le due apoche marginali e con un seguente atto, per cui Giovanna, moglie di Antonello, dichiarasi solidale nella detta dotazione.      

In una successiva postilla il dotto monsignore si sofferma a spiegare quali furono i motivi della sua erronea lettura: quella “fretta” e quel “il manco di tempo” che lo indussero a leggere e a trascrivere expedita anziché eius et dicte:

A causa della difficile grafia del testo, non che della troppa mia fretta, invece che eius et dicte, lessi qui primamente expeditam, sospettando che con questa parola potesse intendersi emancipata. Correggo adesso in modo assoluto quella mia prima erronea lezione, benché accetta dal La Corte- Cailler. Così va in fumo la pretesa figliastra di Antonello, e ne prende il luogo Caterinella sua figlia.       

Riguardo l’assenza di Caterinella tra i beneficiari del testamento del padre si fanno alcune riflessioni27. La questione è stata ben riassunta in un recente studio della storica dell’arte Charlene Vella che rimanda ad alcune ipotesi: poteva la giovane non essere figlia di Antonello, oppure che fosse già appagata della ricca dote ricevuta o, ancora, che fosse già morta alla data del testamento28:   

L’assenza di Caterinella dal testamento di Antonello ha indotto alcuni storici del passato a concludere che Caterinella non fosse figlia naturale di Antonello e che fosse nata da Giovanna prima del matrimonio con Antonello. L’assenza di Caterinella può comunque, possibilmente, essere dovuta alla ricca dote datale in precedenza da Antonello. Altra spiegazione può essere che fosse già morta al tempo in cui Antonello fece il suo testamento.

È significativo come in virtù delle Consuetudini di Messina, Niccolò Tedeschi, uno dei massini giuristi siciliani del XV secolo29, ricordi che tutti i beni della coppia in regime di matrimonio dovevano essere fusi in un solo corpus, secondo more latinorum. Tale patrimonio familiare, composto da pecunia, iocalia e beni immobili, era tripartito spettando una parte al marito, una parte alla moglie e una terza ai figli. Riguardo Caterinella Di Antonio il bene che le spettava secondo il coevo diritto di famiglia era pertanto un terzo di un terzo, dovendo dividere la terza quota dei beni con la sorella Fimia e con il fratello Jacobello. Tale riflessione è interessante poiché, studiando, l’atto del notaio Camarda dell’aprile 1473 e le accluse postille, ci permette di approssimarci all’entità del patrimonio di Antonello in quel tempo.        

La ricca dote concessa da Antonello30 motiva certamente e aiuta a comprendere l’assenza del suo nome tra i beneficiari del testamento del padre. Caterinella accettando la rinunciava di fatto all’eredità31.

Si prende infine atto come le conseguenze dell’errore di Gioacchino Di Marzo, avallate dal La Corte che mai si avvide di un errore di lezione, non cessarono comunque con la correzione del 1905 ma ebbero ripercussioni nella letteratura antonelliana32 i cui echi si riverberano ancora oggi. La convinzione che Caterinella fosse nata da un primo matrimonio di Giovanna Cuminella e fosse figliastra di Antonello segnò infatti (come continua a segnare) gli studi sul giovane pittore facendo capolino soprattutto nella rete telematica33, influenzando il pensiero di chi apprezza la storia dell’arte ma storico dell’arte non è. Ma sono anche queste le note che rendono ancora seducente, fra ombre e ipotesi che ne tratteggiano l’enigmatica figura, il sommo pittore messinese.    

Carmelo Micalizzi

NOTE

1 GIORGIO VASARI, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti, Firenze 1550, pp. 374-380

2 C. MICALIZZI, La contrada dei Sicofanti. Tracce di un toponimo del ‘400, in G. MOLONIA (a cura di) Antonello a Messina, Messina 2006, pp. 79-88

3 Messina, 5 marzo 1457. Notaio Matteo Pagliarino, Archivio di Stato di Messina [da qui A.S.M.], documento perduto.

4 Messina, 21 Aprile 1457. Notaio Santoro Azzarello, A.S.M., documento perduto.

5 Messina, 2 luglio 1406. Notaio Giacomo Guerrera, A.S.M., documento perduto

6 Messina, 2 dicembre 1438. Notaio Santoro Azzarello, A.S.M., documento perduto

7 Messina, 2 dicembre 1438, cit., Tancea è diminuitivo di Costancea, Costanza 

8 Messina, 2 dicembre 1438, cit.

9 Messina, 5 marzo 1457. Notaio Antonio Mangianti, A.S.M., documento perduto. Garita è diminutivo di Margarita, Margherita. 

10 Messina, 14 febbraio 1479. Notaio Antonio Mangianti, A.S.M, documento perduto

11 Messina, 29 gennaio 1461. Notaio Matteo Paglierino, A.S.M, documento perduto

12 G. LA CORTE CAILLER, Orefici ed argentieri in Sicilia nel secolo XV (da documenti inediti) in G. MOLONIA, Un manoscritto inedito di La Corte Cailler, in Le arti decorative del Quattrocento in Sicilia, Roma 1981, pp. 127.154, p. 144. Il manoscritto è conservato presso l’A.S.M. con la segnatura N. 6902 del Registro Generale, N. 1 del Registro Manoscritti.  

13 Messina, 20 giugno 1477. Notaio Giovanni di Giovanni, A.S.M., documento perduto. Giovanni Resaliba (de Saliba) è qui dichiarato cognato di Antonello

14 Messina, 14 febbraio 1479, cit. Giovanna Cuminella compare per la prima volta in questo documento ma solo con il nome. In altre circostanze Giovanna è chiamata Janna o Johanna

15 Messina, 22 aprile 1473. Notaio Leonardo Camarda, A.S.M., F.N. 8, cc 417-417    

16 Messina, 14 febbraio 1479, cit. Fimia è diminutivo di Eufemia   

17 Messina, 14 febbraio 1479, cit.    

18 G. MOLONIA, Antonello a Messina, Messina 2006, p. 104

19 Messina, 22 aprile 1473, cit.

20 G. DI MARZO, Di Antonello d’Antonio da Messina. primi documenti messinesi, Archivio Storico Messinese, a. III (1903), pp. 167-186, p. 174

21 IDEM, Di Antonello da Messina e dei suoi congiunti: studi e documenti, Palermo 1903 

22 G. LA CORTE CAILLER, Antonello da Messina. Studi e ricerche con documenti inediti, «Archivio Storico Messinese», IV, 1903, pp. 332-441

23 IDEM, Antonello da Messina, Messina 1903

24 G. LA CORTE CAILLER, Il mio Diario, manoscritto autografo conservato presso l’Archivio Storico di Messina, vol. VI, pp. 68-69; G. MOLONIA, Gaetano La Corte Cailler – Gioacchino Di Marzo: una polemica su Antonello in «Archivio Storico Messinese», vol. XXX (1979), pp. 191-226, p. 207; G. LA CORTE CAILLER, Il mio Diario. 1903-1906, a cura di G. Molonia, Messina 2002, p. 451

25 G. ARENAPRIMO, Antonello da Messina, in «Arte e Storia», XXIII (VII della Terza Serie), 1904, nn. 13-14, Firenze 1904, pp. 92-93; IDEM, Antonello da Messina in Opere, Volume Terzo. Articoli, recensioni, documenti (1889-1908), «Messanenses Scriptores», 1/III, a cura di G. Molonia, Messina 2019, pp.1333-1334 

26 G. DI MARZO, Nuovi studi ed appunti su Antonello da Messina, con 25 documenti, Messina 1905, pp. 109-113

27 Messina, 14 febbraio 1479, cit.

28 C. VELLA, In the footsteps of Antonello da Messina. The Antonelliani between Sicily and Venice, Valletta 2022, p. 22. La traduzione nel testo in italiano è dello scrivente: “Caterinella was absent from Antonello’s will and was was only mentioned in an earlier document dated 22 April 1473 which relates to the dowry that Antonello arranged for her marriage to Giovan Bernardo Casalayna. The absence of Caterinella from Antonello’s will led past historians to conclude that Caterinella was not Antonello’s natural daughter and that she had been born to Giovanna before her marriage to Antonello. Caterinella’s absence might, howerver, have potentially due to the substantial dowry Antonello had given her. Another alternative explanation could be that she was already dead at the time Antonello drew up his will”.

29 Riguardo Nicolò Tedeschi, giurista siciliano del XV secolo cfr.: V. LA MANTIA, Consuetudini delle città di Sicilia edite ed inedite, Palermo 1862; R. STARRABBA, Consuetudini e Privilegi della città di Messina sulla fede di un codice del XV secolo conservato a Palermo, Palermo 1901; C. GIARDINA, Capitoli e privilegi di Messina. Memorie e documenti di Storia siciliana, Palermo 1931  

30 La dote in soldo fu di 154 once doro. Cfr. l’atto del 22 aprile 1473. In particolare si veda la seconda postilla all’atto datata 14 settembre 1476. Nelle consuetudini del matrimonio, a Messina come in altre città siciliane, soprattutto sul versante orientale dell’isola, si soleva rateizzare la dote. Tale costumanza aveva anche la finalità di rinsaldare i rapporti tra i coniugi e tra le reciproche famiglie

31 D. LOMBARDI, La Storia del Matrimonio. Dal Medioevo a oggi, Bologna 2008; cfr. l’estratto in sguardisulmedioevo.it consultato il 07.12.2023

32 S. TRAMONTANA, Antonello e la sua città, Palermo 1981, p. 86, n. 5133 Antonello da Messina in Wikipedia.org consultato 10.12.2023: “A questa data [1457] sappiamo che l’artista era già sposato con Giovanna Cuminella (vedova con figlia, Caterinella) e probabilmente già padre di Jacobello”.