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Regali ai bambini: l’attualità di un’usanza preistorica

Regali ai bambini: l’attualità di un’usanza preistorica

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A CURA DELLA REDAZIONE

 

Bambola in terracotta, V sec. A.C.

L’usanza dei regali ai bambini ha origini molto antiche, ma è sempre attuale. Quando viene Natale gli adulti si ritrovano puntualmente ogni anno davanti all’annoso problema di cosa regalare ai propri bambini. Mentre la scelta dei regali per gli adulti può essere accusata di mancanza di originalità, la difficoltà della scelta dei regali per i bambini moderni è legata all’eccessiva offerta.

Molti esperti consigliano le costruzioni come gioco che va sempre bene nelle diverse età. Per i più grandi però il regalo tecnologico è sempre quello più atteso: un videogioco, un tablet, uno smartphone. Regalare un libro, purtroppo, troppo spesso può tradire le aspettative e ingenerare una delusione in un componente di una generazione sempre più connessa ma al contempo sempre più isolata.

Ma il problema dei regali ai bambini è molto più antico di quanto possiamo aspettarci. Certo all’inizio i giochi erano rappresentati da strumenti semplici che servissero a occupare i piccoli in una qualche azione per non disturbare il lavoro degli adulti e in alcuni casi addirittura ad aiutarli (emulazione positiva). Infatti impronte di piede di bambini, risalenti a 700 mila anni fa (perciò preistoriche in quanto precedenti a qualsiasi documento scritto) sono state rinvenute in Etiopia attorno ad uno stagno nel sito di Melka Kunture (Upper Awash Valley).

Crepereia Tryphaena, II sec. D.C.

Impronte di Bambini di Homo heidelbergensis sono state rinvenute accanto a numerose orme di animali (ungulati, altri uccelli e mammiferi tra cui ippopotamo) e a quelle di uomini che verosimilmente dopo la caccia erano impegnati nella macellazione delle prede. I reperti sono stati recuperati poiché ricoperti da ceneri vulcaniche depositate su di esse. Alcune impronte appartengono a bambini di uno o due anni di età che, per la carenza di babysitter accompagnavano i genitori nelle loro attività prima come osservatori e, successivamente, come aiutanti in un modello organizzato della società dove i piccoli cacciatori-raccoglitori si trovavano organizzati con un ruolo attivo nelle attività di caccia, pastorizia o ausilio alle madri per la cura dei più piccoli.

Molto tempo dopo è stata confermata la presenza di bambini accanto agli adulti autori di dipinti e incisioni rupestri, nella grotta di Tuc d’Audoubert in Francia, risalente a 15 mila anni orsono, a testimonianza di una attività iniziatica alla presenza di bambini al seguito.

Giochi dei bambini romani

La tipologia dei doni fatti ai bambini dell’antica Grecia (2500 anni orsono circa) risentiva pesantemente delle consuete attività educative a seconda del sesso. Mentre i maschi venivano allevati anche con i giocattoli verso l’uso delle armi le femminucce, giocando, seguivano le madri nelle faccende domestiche e nella gestione della casa. La posizione sociale dei bambini in quell’epoca influenzava in maniera importante la loro attività ludica. I figli dei poveri, indipendentemente dal sesso, dovevano soprattutto imparare a lavorare e ad aiutare la famiglia nelle attività quotidiane. Questo veniva loro imposto fin da piccolissimi. I giocattoli preferiti erano quindi gli utensili propri della vita quotidiana. I più abbienti riuscivano invece a costruirsi degli aquiloni, delle altalene, giocavano col salto della corda o con il tiro alla fune o al lancio delle noci o degli “astragali”, ossicini ricavati dalle zampe di animali domestici che si usavano come una sorta di dadi. Il gioco della palla, descritto perfino nell’Odissea era senz’altro uno dei più praticati indipendentemente dal sesso o dal ceto sociale. Alcuni giocattoli, particolarmente preziosi rinvenuti in tombe di bimbi morti prematuramente, sono testimoni di una provenienza agiata del piccolo per cui erano stati costruiti.

Il gioco degli Astragali, 340 A.C. circa

I giochi dei piccoli dei romani non differivano sostanzialmente da quelli dei loro predecessori greci. Alle bambine si regalava una bambola (pupa), tenuta fino al giorno delle nozze e poi consegnata agli dei Lari della sua casa o alla divinità preferita.

Una testimonianza di quanto potesse essere raffinata l’arte della costruzione di giocattoli da donare ai bimbi delle famiglie più agiate ci è stata tramandata attraverso il contenuto del sepolcro di Crepereia Tryphaena del II secolo DC. Il nostro Natale corrispondeva al solstizio d’inverno, in questa occasione venivano donati ai bambini romani dolci e giocattoli.

Il gioco della palla, Magna Grecia III sec. A.C.

In Sicilia sono moltissime le testimonianze di oggetti (Ragusa, Siracusa, Piazza Armerina e Lipari) ed in particolare piccole bambole utilizzate dai bambini per i loro giochi nell’antichità. Il museo di Lipari diretto dall’Architetto Rosario Vilardo, in particolare, custodisce gelosamente una bambola di terracotta del V secolo AC dotata di arti snodati rinvenuta in una tomba in contrada Diana. Testimonianza di come il regalo per i piccini in particolari momenti dell’anno rappresentasse fin dai tempi antichi una tradizione culturale, modificatasi col tempo ma sempre presente nelle nostre tradizioni.