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Stimolazione ovarica nella PMA

Stimolazione ovarica nella PMA

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DISPONIBILE IN ITALIA UNA NUOVA FORMULAZIONE DI MENOTROPINA PER UN APPROCCIO PERSONALIZZATO

L’infertilità è una patologia sempre più diffusa a livello globale, che riguarda approssimativamente il 17,5% della popolazione adulta, ossia circa 1 persona su 6[1]. In Italia la percentuale si attesta intorno al 15%[2]. Numeri significativi che sottolineano l’importanza di rendere più accessibili le procedure di procreazione medicalmente assistita (PMA) e garantire trattamenti di alta qualità a chi ne ha bisogno.

“A livello globale e nazionale stiamo assistendo a un calo costante della natalità e a un ritardo nell’età media della prima maternità. Sempre più coppie credono di poter facilmente concepire anche dopo i 40-45 anni, ignorando i limiti biologici – ha affermato Nicola Colacurci, Past President della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) e coordinatore GISS Medicina della Riproduzione – È pertanto essenziale promuovere un’educazione sulla maternità e sulla sessualità responsabile che sensibilizzi le coppie sull’età biologica ottimale per avere figli, considerando che la capacità riproduttiva diminuisce già dai 35 anni, il che va a incidere anche sulla riuscita del percorso di PMA”.

“Le cause più comuni di infertilità includono per la donna una ridotta riserva ovarica, problematiche alle tube, infertilità endocrina ed endometriosi, mentre l’infertilità maschile si verifica quando è basso il numero di spermatozoi sani o quando si riscontrano problemi con la funzionalità spermatica che rendono difficile la fertilizzazione dell’ovocita in condizioni normali – ha aggiunto Guglielmo Ragusa, Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana (S.I.R.U.). Il suggerimento per le coppie con difficoltà a concepire è quello di non aspettare troppo per consultare un ginecologo, soprattutto se la donna ha più di 35 anni”.

Quello dell’età è sicuramente un fattore fondamentale anche per quanto riguarda la stimolazione ovarica. La stimolazione avviene in una fase iniziale ed è un passaggio molto importante del percorso di PMA il cui obiettivo è quello di aumentare la produzione di follicoli maturi durante un ciclo ovarico, per raccogliere un numero adeguato di cellule uovo che possono poi essere fecondate in laboratorio con gli spermatozoi del partner o di un donatore esterno.

La fase di stimolazione, che dura in media 15 giorni, prevede l’iniezione sottocute di ormoni detti gonadotropine che stimolano le ovaie a produrre più ovociti maturi e che la donna può autosomministrarsi in autonomia. Nei cicli ovarici, questi ormoni sono fisiologicamente secreti dall’ipofisi e regolano le funzioni riproduttive degli organi genitali maschili e femminili.

“Grazie ai progressi scientifici, oggi abbiamo diverse opzioni di trattamento che ci consentono di personalizzare l’approccio alla stimolazione ovarica, selezionando il protocollo di trattamento ottimale per ciascuna paziente. In tal modo aumenta la probabilità di gravidanza al contempo minimizzando i rischi di questi trattamenti – ha commentato Adolfo Allegra, Presidente nazionale di CECOS Italia (Centri conservazione ovociti e spermatozoi). Poter disporre di nuove formulazioni versatili nelle modalità di somministrazione viene incontro concretamente all’esigenza, molto sentita da parte delle donne, di poter disporre di terapie facili da maneggiare e da autosomministrare, aumentando così l’aderenza al trattamento. Inoltre, in tal modo è possibile calibrare con grande precisione il dosaggio del farmaco sulla base delle specifiche esigenze individuali”.

Sono diversi i fattori che possono incidere sulla risposta ovarica alla stimolazione. “Oltre all’età della donna va considerata la sua riserva ovarica, ovvero il numero di ovociti ancora immaturi presenti nelle ovaie, che diminuisce in funzione dell’avanzare degli anni ma che può essere influenzata anche da altri elementi. – ha dichiarato Paola Anserini, Presidente della Società Italiana di Fertilità, Sterilità e Medicina della Riproduzione (SIFES-MR). Inoltre, altri fattori da considerare nella valutazione della fertilità della donna includono anche l’indice di massa corporea e la risposta a cicli precedenti di stimolazione ovarica, così come la causa di infertilità e la sua durata che possono influenzare l’esito dei trattamenti”.