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Rimborsi agli specializzandi ‘82: sì della Corte di Cassazione ma solo dal 1983

Rimborsi agli specializzandi ‘82: sì della Corte di Cassazione ma solo dal 1983

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Una nuova sentenza sulla questione riguardanti i rimborsi agli specializzandi dell’anno 1982: la III sezione civile della Corte di Cassazione, con la sentenza 5509 del 26 febbraio scorso, in merito alla vicenda di un medico che ha conseguito la specializzazione post universitaria in chirurgia, seguendo il relativo corso tra il 1982 e l’ottenimento del diploma il 28 ottobre 1987, chiedendo il pagamento di una somma equivalente alla giusta remunerazione non percepita, ha sancito che la remunerazione adeguata deve essere corrisposta per il periodo di formazione a partire dal 1° gennaio 1983 fino alla conclusione, “dal momento che prima di tale data gli Stati membri avevano la facoltà di dare o non dare attuazione alla direttiva”. 

Di fatto questa ordinanza cambia il precedente principio guida. Giova ricordare che la Corte di Giustizia Europea con la sentenza del 24 gennaio 2018 (cause riunite C- 616/16 e C-617/16) aveva chiarito che il diritto al risarcimento spettava per le frequenze ai corsi di specializzazioni successive al 1 gennaio 1983 e solo da tale data in poi, anche se l’iscrizione al corso era avvenuta precedentemente.

In sintesi invece adesso gli specializzandi andranno divisi in tre gruppi differenti: 1) coloro che hanno cominciato il periodo di specializzazione prima del 29 gennaio 1982 non hanno diritto ad alcuna remunerazione; 2) quelli che lo hanno iniziato nel corso dell’anno 1982 meritano il rimborso ma solo a partire dal 1°gennaio 1983; 3) chi ha dato inizio alla specializzazione dopo il 1° gennaio 1983 ha invece diritto alla remunerazione per l’intera durata del corso.

Insomma dopo tanti anni e soprattutto varie sentenze, in parte discordanti, viene richiesta una buona dose di pazienza ai colleghi medici in attesa di risposte certe e definitive sulla ricezione di eventuali rimborsi dello Stato. Sperando sia la volta buona e che si sia scritta la parola fine a questa vicenda, dato che già qualcuno grida alla scandalo perché questa ennesima sentenza andrebbe contro il principio di uguaglianza. Intanto nel 2018 sono stati riconosciuti 48 milioni di euro ai medici che hanno intrapreso  battaglie legali.