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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Protesi”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Protesi”

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di Filippo Cavallaro

 

 Ho letto un libro consigliatomi da mio figlio il libraio. In questi giorni in libreria allestiamo la mostra fotografica “Smontabili” dedicata a chi malgrado abbia perso una parte del proprio corpo si è rimesso in gioco, continua a vivere pienamente le proprie giornate nei vari ruoli operaio, professionista, atleta, mamma, nonno …

Lui vista la mia attenzione agli amputati ha pensato che mi sarei appassionato alla lettura. Jamal, iI protagonista, è un giovane amputato della gamba sinistra, ed è grazie a lui ed alla sua menomazione che si risolverà questo giallo scritto da Michel Bussi dal titolo “Mai dimenticare” edito da e/o la casa editrice di Sandro Ferri che da anni ci propone i testi della misteriosa Elena Ferrante.

Nel romanzo il giovane è un atleta che si sta preparando per una maratona alpina. In pieno allenamento per realizzare uno dei suoi 5 sogni nel cassetto.

La protesi di gara è una sofisticata protesi al carbonio, così come sofisticate protesi sono quelle che indossa nelle altre attività.

Penso ai nostri atleti amputati più famosi. Bebe Vio ed Alex Zanardi, atleti pluripremiati alle olimpiadi e personaggi simbolo per campagne sociali ma anche per campagne pubblicitarie.

Penso alla vivacità impertinente di Bebe ed alla puntigliosa precisione di Alex, lei che sottopone all’inimmaginabile le sue protesi e lui che pretende sempre la corretta prestazione. Due caratteri differenti. Due modi di esprimere la libertà oltre i vincoli delle menomazioni.

La libertà ricercata dall’introverso Jamal che si allena per la maratona, non la classica che somma 42 km 145 metri, ma il Tor des Géants, ” il giro dei giganti” in patois valdostano, l’ultra maratona di 330 km e 24mila metri di dislivello che tocca il Gran Paradiso, il Monte Rosa, il Cervino e il Monte Bianco, i più importanti 4.000 delle Alpi.

Penso a Sandro che ha perso la gamba in un incidente stradale, penso al dramma quando ha avuto consapevolezza di perdere un pezzo di se.

Penso ai miei dubbi nel dovergli dire del duro lavoro per recuperare, ma anche per convincerlo che purtroppo il centro specializzato per seguirlo non è vicino casa sua.

Fortuna che mi è venuto in aiuto un nuovo ricoverato che per una revisione del moncone nelle notti insonni spiega le vicissiduni vissute e l’importanza di andare in un centro specializzato.

Lì Sandro potrà cominciare ad abituare il moncone a tenere un arto protesico e poi, chissà, se ci si impegna, potrebbero arrivare anche protesi specifiche per l’attività sportiva o protesi elettroniche che il paziente può riuscire a sentire … da incarnare addirittura.