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Studio sulle radiografie nell’ex Zona rossa “smaschera” il virus a Codogno

Studio sulle radiografie nell’ex Zona rossa “smaschera” il virus a Codogno

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dott. Michele Bandirali

Le radiografie dei cittadini di Codogno e degli altri nove comuni dell’ex Zona rossa sono state oggetto di una pubblicazione scientifica sulla massima rivista del settore, Radiology. Lo studio reca la firma del dottor Michele Bandirali, medico radiologo di Crema che da marzo 2019 collabora con il Medical Radiologico Codogno, e di luminari quali il dottor Ernesto Pregliasco dell’ospedale Galeazzi di Milano.

Tutto è partito dal lavoro sul campo di Bandirali presso il centro radiologico codognese che, ripresa l’attività dopo i quindici giorni di lockdown e con il pronto soccorso chiuso, si è trovato a eseguire fino a 30 radiografie al giorno. E fare i conti con un «dato sorprendente»: il 60 per cento dei pazienti, asintomatici o paucisintomatici, presentavano un quadro polmonare grave. La prova che avevano contratto il virus ed erano guariti o stavano guarendo senza accorgersene.

Il medico ne ha informato subito Regione Lombardia e di pari passo i colleghi dell’ospedale Galeazzi dove ha lavorato una decina d’anni. Insieme hanno condotto lo studio su 170 abitanti dell’ex zona rossa, pubblicato in un batter d’occhio su Radiology. «Le lastre sono state eseguite su gente tendenzialmente giovane, età media cinquant’anni, e i danni polmonari erano consistenti. Un quadro che ci si aspetterebbe su persone che sono state molto male» osserva Bandirali. Ma a rivolgersi al centro erano persone con al massimo una tosse se non addirittura asintomatici che per scrupolo, temendo di aver avuto contatti con positivi al Covid, volevano la rassicurazione di essere negativi. Scoprendo esattamente il contrario.

«Oggi a giugno possiamo dire che molta gente ha contratto il virus senza accorgersene» sottolinea Bandirali. Un’evidenza assunta dalla stessa Società italiana di Radiologia, che ha portato a preferire l’esame radiografico alla Tac. E non a caso la ricerca ha fatto il giro del mondo, finendo anche su un Tg tedesco, come spiega Michele Borsotti, titolare di Medical Radiologico: «Noi piccoli, a Codogno abbiamo scoperto questa cosa che nessuno aveva mai scoperto, dando una grossa mano ai medici». E un messaggio di speranza. «Contrarre il virus non significa morire e non significa necessariamente finire in terapia intensiva. Nella popolazione non a rischio sarà davvero una battaglia gestibile e che si può vincere. Grazie all’esperienza di Codogno possiamo dire con forza che molto probabilmente moltissimi di noi il virus l’hanno già fatto o lo stanno combattendo e probabilmente lo faranno – riflette il dottor Bandirali -. Mi sento di poter dire che ne siamo fuori, il che non vuol dire che il virus non ci sia più, ma che sta diventando sempre più debole e inoffensivo».

(Fonte: Il Cittadino)