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Il 4 ottobre si festeggia la Giornata del Nonno

Il 4 ottobre si festeggia la Giornata del Nonno

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Il 4 ottobre, prima domenica del mese, come da 12 anni, avremmo dovuto festeggiare la Giornata del Nonno. La legge 159 del 2005 la prevede il 2 ottobre, nella giornata dedicata agli angeli custodi, ma a Messina per Delibera di Giunta 883 del 2010, viene, per comodità, festeggiata la prima domenica.
Motivi contingenti connessi alla pandemia da coronavirus, ne hanno impedito la programmazione. La normativa vigente non consente gli assembramenti e non c’è stato il modo di prendere e mantenere il contatto con le scuole. Avremmo potuto riunire i nonni e i nipoti in un luogo all’aperto. Ma sarebbe stato complicato. Non è facile avere gli spazi per garantire le distanze, non c’è la sicurezza che non piova.
Resta sempre valido il principio.
Sul web leggo: Essere mamma è un onore, essere nonna…non ha prezzo! Un anonimo scrive: una nonna, un nonno sono un po’ genitori, un po’ insegnanti, e un po’ i migliori amici e Rudy Giuliani aggiunge: Ciò di cui i bambini hanno più bisogno sono gli elementi essenziali che i nonni offrono in abbondanza. Essi danno amore incondizionato, gentilezza, pazienza, umorismo, comfort, lezioni di vita. E, cosa più importante, i biscotti.
Maria Gabriella Scuderi, sulla Gazzetta del Sud del 2. 10. 2019 ha scritto: mai come adesso il ruolo dei nonni si rivela prezioso, tanto a livello di sostegno economico, quanto nella funzione di catalizzatori dei legami familiari, sempre più deboli e meno duraturi. In questi tempi in cui cambia il concetto di famiglia, si modificano i rapporti tra genitori e figli, tra nonni e nipoti, l’importanza del ruolo nonni-nipoti non è solo in ragione di quanto fanno i nonni per i nipoti, ma di quanto e come fanno i nipoti per i nonni. Resta immutata la generosità, la disponibilità dei nonni verso i nipoti, specie se bambini o adolescenti. Si modifica il rapporto dei nipoti verso i nonni. A mano a mano che i nipoti raggiungono la loro autonomia, si lasciano sempre più prendere dai loro interessi e lentamente si allontanano dal contatto, prima intimo, con i nonni. Per un poco resta la dipendenza ripagata con la carezza, con il bacio, la gratitudine mostrata con lo sguardo,…poi comincia il distacco. Ogni tanto una telefonata. L’incontro diventa condizionato, prima dallo studio, poi dal lavoro. Agli occhi dei giovani adulti, il nonno e la nonna perdono la loro autorità, poi, lentamente, anche l’autorevolezza. Rimane il tenero ricordo, la volontà di un abbraccio, magari gestito a distanza…e, via via che il nipote assume nuovi ruoli nella vita, non solo diventa difficile la presenza, si allontana anche il ricordo.
I nonni, a poco a poco, più o meno in silenzio, perdono i loro ruolo, riducono le loro forze fisiche, i loro stessi interessi ed entrano in una fase in cui, soli, fuori o ai margini della famiglia, vivono in un loro guscio più o meno confortevole. Ogni tanto ricevono un saluto, raramente una visita, una carezza…
Sono sempre più deboli, sempre più anziani, sempre più isolati. Subiscono la violenza psicologica che li fa sentire lontani dai loro affetti, indifesi, insicuri, specie quando, come va di moda oggi, per “necessità”, hanno bisogno di accompagnarsi a un badante, un caregiver in casa propria o in una casa di accoglienza.
La Giornata, nel suo spirito, mira a fare stare insieme il nonno e il nipote. A farli gioire in un ambiente gioioso…parlando e giocando,…con la poesia, lo spettacolo. Non solo per vivere il momento, ma anche per segnarlo. Per imprimerlo nella mente in forma indelebile e per lasciarlo come memoria a distanza, negli anni a venire e con tenerezza. La Giornata vuole portare tutti a riflettere sull’importanza del legame tra le generazioni. Sul concetto di amore per le persone fatto di grandi e piccole cose…di gesti, di carezze, di “cura”.
Questo vale per tutti, grandi e piccoli, a maggior ragione per i nonni e per i nipoti.
I nonni – quasi tutti – lo sentono e lo praticano; i nipoti lo percepiscono e lo ricambiano. Sono sempre più pochi però, i nipoti che diventati grandi, lo fanno con la stessa intensità e dedizione. Nel momento in cui le parti si invertono, i nipoti sono diventati grandi, pieni di forza e di vita e i nonni sono diventati vecchi, con i capelli bianchi, fragili nel fisico e nello spirito, non danno amore e sostegno alla pari di quanto hanno ricevuto.
Il logo della FEDERSPEV di Messina è fatto da due mani che si stringono: una matura fino ad essere da vecchio/a, una giovane da bambino/a destinata a mutare in immagine e forza con il passare degli anni.
Esiste una circolarità nella vita: parte con il bisogno alla nascita che lentamente si trasforma in capacità di dare e poi nell’anziano, torna bisogno come prima. Bisogno di un supporto fisico e psicologico che Maria Gabriella Scuderi nel suo articolo chiama “cura della riconoscenza”, sacra, imprescindibile nella famiglia patriarcale, oggi sempre più vuota di significato nella impostazione moderna. Romano Battaglia scrive: Gli anziani sono bambini che crescono all’indietro e Erasmo da Rotterdam sottolinea: Quanto più un uomo invecchia, tanto più si riavvicina alla fanciullezza, finché lascia questo mondo in tutto come un bambino al di là del tedio della vita e al di là del senso della morte.
Il prendersi carico del nonno/a-bambino/a, prima dovere del figlio, sentito ed esercitato anche dal nipote, non è più una regola! I genitori per motivi di lavoro o per esigenze professionali non accudiscono più con la stessa dedizione di prima i loro padri e le loro madri. Non danno l’esempio e non educano i loro figli a farlo.
Nelle famiglie attuali, pure restando l’affetto, il compito dell’accudimento è svolto da persone non appartenenti alla cerchia parentale. Viene garantito il decoro, l’assistenza. Manca o diventa meno frequente, la figura fisica del congiunto, del nipote…e tutto questo rende triste la vita.
Dice un proverbio cinese: Una famiglia che ha presso di sé un anziano, ha presso di sé il più bello degli ornamenti e il più prezioso dei tesori.