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Lettera immaginaria all’Onorevole Walter Veltroni  autore di un piccolo libro sull’Africa “Forse Dio è malato”

Lettera immaginaria all’Onorevole Walter Veltroni autore di un piccolo libro sull’Africa “Forse Dio è malato”

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di Maurizio Cinquegrani

No caro Onorevole, non è Dio che è malato, ma siamo noi che Lo abbiamo dimenticato.
Come un medico non smette mai di esserlo, pur con i propri errori sulle spalle, così un politico come Lei, non dovrebbe abbandonare il campo di Guerra su cui e per cui ha vissuto, lasciandolo oggi preda di sciacalli e iene incrociati con volpi (cani molecolari anticovid n.d.r.).
L’Africa siamo stati noi e lo saremo ancora se non torneremo in sella.
Onorevole Veltroni, le riporto ciò che Lei ha scritto in una piccola lettera del primo di marzo 2020.
“È vano ed è sbagliato, credere di poter vivere all’infinito seduti sul nostro ramo rigoglioso, mentre le condizioni dell’umanità continuano a peggiorare”.
I bimbi dalle mani tagliate.
Questo lo diceva Walter Veltroni nel 2005 nel suo libro ‘forse Dio è malato’.
È un uomo che non riusciva a dimenticare gli occhi bianchi dei bambini africani che vedono i soccorritori, i politici, arrivare e poi ripartire lasciandoli là, non poteva dimenticare i 24 milioni di malati di AIDS destinati a morire, non poteva dimenticare i regimi africani che si alimentavano del denaro della globalizzazione, armandosi e lasciando morire la propria gente, non poteva dimenticare tutto ciò che noi abbiamo lasciato che accadesse.
Ricordava i bambini visti con le mani o gambe tagliate, (frutto di tradizioni millenarie, mai perdute, di popoli di cui troviamo esempi e radici negli antichi Egizi e che continuano oggi con i loro riti sanguinari n.d.r.).
Rimpiangeva un poeta del Mozambico che gli diceva che non era importante la fine della vita, quanto invece la strada che si percorre. Ritrovava Dio nella forza dei soccorritori, dei medici, dei volontari tutti sofferenti, stanchi ma solidali alla sofferenza. Ricordava di chi aveva il coraggio di lanciare il proprio cuore oltre il muro. Rimpiangeva forse di non averlo fatto, abbastanza.
Ma Lei è un uomo che ha visto, che ha tentato di fare, che ha ricordato e l’ha scritto ed ha voluto passare questo testimone, da non lasciare cadere, in questa corsa a staffetta che è la nostra vita malata.
Buona giornata a tutti, nessuno escluso, pensate che una lettura può, a volte, salvare la vita.
Grazie comunque per questo granello di sabbia del Deserto dell’Africa, non lo butteremo.