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Il punto di non ritorno dell’economia ambientale

Il punto di non ritorno dell’economia ambientale

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Un interessante punto di vista sulla situazione ambientale è stato pubblicato su umanitanova.org il 10 ottobre 2021 (https://umanitanova.org/verso-i-punti-di-non-ritorno/).

In esso si puntualizza come gli aumenti osservati nelle concentrazioni di gas serra dal 1750 circa sono inequivocabilmente causati da attività umane. Che il loro incremento in atmosfera hanno raggiunto, nel 2019, medie annuali di 410 ppm per l’anidride carbonica (CO2), 1.866 ppb per il metano (CH4), e 332 ppb per il protossido di azoto (N2O), quando, come termine di paragone, la presenza di CO2 nel 1750 ammontava a 278 ppm. La temperatura superficiale globale è stata più alta di 1,09°C nel periodo 2011-2020 rispetto al periodo 1850-1900. L’incremento delle precipitazioni sulla terraferma hanno contribuito al cambiamento della salinità dell’oceano superficiale. Le attività antropiche hanno contribuito alla diminuzione della copertura nevosa primaverile dell’emisfero settentrionale ed alla fusione superficiale della calotta glaciale della Groenlandia negli ultimi due decenni, oltre che al ritiro dei ghiacciai a livello globale dagli anni ’90. Lo strato superficiale dell’oceano (0-700 m) si è riscaldato a partire dagli anni ’70 e le emissioni di CO2 causate dall’uomo sono la causa dell’attuale acidificazione globale dell’oceano superficiale. Il riscaldamento del sistema climatico ha causato l’aumento del livello medio del mare, su scala globale.

L’Italia ha ospitato la Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP) presso il Centro Congressi di Milano, MiCO, dal 30 settembre al 2 ottobre 2021.

Per allargare la platea degli intervenuti e per dare voce a chi di solito, in questo tipo di eventi non viene ascoltato, il Ministero della Transizione Ecologica italiano ha deciso di ospitare una serie di eventi a latere, chiamati All4Climate che si sono svolti nell’ambito dell’evento Youth4Climate che, per la prima volta, ha radunato 400 giovani delegati provenienti da molti paesi del mondo per partecipare al dibattito sul clima. Operazione di facciata senza obbligo consultivo, che ha fatto irritare Greta Thunberg che, nel suo intervento, ha definito il tutto come un “bla, bla, bla” senza effetti concreti.

Il fenomeno del riscaldamento globale rientra nella complessa variazione climatica che si declina in forma più complessa poiché in alcuni casi essa genera un effetto domino con risultati controversi. Infatti, se da un lato si assiste all’aumento delle inondazioni, dall’altro si estendono le aree aride e gli incendi trasformano le foreste, naturali serbatoi di CO2, in ulteriori fonti di gas serra.

Questo problema non è planetario, ma è secondario all’impatto delle società umane che sono in grado di determinare effetti cumulativi di cambiamenti su scala locale che producono significativi riflessi su scala mondiale.

Il pianeta Terra per qualche miliardo di anni continuerà comunque a esistere: bisogna considerare che i nuovi equilibri ambientali provocano direttamente o indirettamente conseguenze a livello sociale ed economico fino alla possibile scomparsa dell’uomo dalla faccia della terra per il venire meno di condizioni omeostatiche tali da consentire la vita come oggi la conosciamo.

La preoccupazione è che si stia assistendo all’ennesimo tentativo del sistema prevalente di sfuggire alle responsabilità ed alle proprie contraddizioni della imperante tipologia economica. Si teme infatti che nel tentativo di riciclare i capitali investiti nell’economia dei combustibili fossili si utilizzi una cortina di “fumo verde” genericamente definita economia green. In pratica si teme da più parti che la transizione ecologica venga considerata come un reindirizzamento dei capitali che prima interessavano un settore in crisi come quello dei carburanti fossili, verso quello verde in crescita. Attraverso lo spostamento da un settore maturo dell’economia a uno in crescita che solo indirettamente determinerà una ricaduta sull’ambiente ecologicamente inteso. Per non essere traumatico questo passaggio ha bisogno di tempo, soprattutto perché i potentati legati all’energia fossile esercitano un’ovvia resistenza tentando di prolungare la transizione oltre i suoi limiti fisiologici.

Quello che risulta preoccupante è che la principale ragione di esistenza per l’impreditoria che fino ad oggi ha governato l’attuale tipo di economia è quella di garantirsi un profitto, anche se, per ottenere questo, si è pronti a sfruttare si l’uomo che l’ambiente senza nessuna remora etica. La sopravvivenza di questa tipologia di sistema economico continuerà a scaricare gli oneri sulle classi subalterne e sull’ambiente “socializzando le perdite” al fine di capitalizzare i profitti individuali.

Di questo ne abbiamo parlato più volte nella nostra testata (https://www.messinamedica.it/2021/10/ma-siamo-proprio-sicuri-che-la-transizione-ecologica-verso-una-societa-ad-emissioni-zero-sia-un-cambiamento-cosi-facile-da-realizzare/ e https://www.messinamedica.it/2021/10/ma-e-proprio-vero-che-i-fondi-esg-sono-realmente-amanti-dellambiente/). Come ad esempio avviene nel vecchissimo continente, che viene ormai da secoli rapinato di esseri umani e di risorse.

L’obiettivo di questo tipo di informazione non è quello di disegnare scenari catastrofisti per diffondere la paura col fine di spingere l’umanità là dove è più facile tenerla soggiogata, ma piuttosto quello di far comprendere e percepire le inevitabili conseguenze che l’agire attuale avrà sul comune futuro. Auspicando una società fondata sulla giustizia sociale globale scevra da ogni forma di sfruttamento capace di invertire rapidamente la rotta al fine di sanare l’ormai eccessivo “debito ecologico” di tutti sempre più incrementato dal profitto a tutti i costi di pochi.