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Le cause dei comportamenti oppositivi nei soggetti con disturbo dello spettro autistico

Le cause dei comportamenti oppositivi nei soggetti con disturbo dello spettro autistico

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di Emidio Tribulato

Un frequente motivo di scontro tra gli adulti e i soggetti che presentano questa patologia riguarda il comportamento oppositivo di questi particolari bambini o adulti.

A ben guardare, questa tendenza a opporsi e quindi a rifiutare le richieste degli altri, non è caratteristica soltanto dei bambini che presentano disturbi autistici. Tale comportamento è comune a molti piccoli che presentano problematiche psicologiche anche molto meno gravi, così com’è presente anche in bambini che hanno un cattivo rapporto con i loro genitori o familiari. Pertanto è un atteggiamento presente anche nei minori che vengono repressi, eccessivamente rimproverati o coartati nei loro bisogni e desideri ed è evidente nei bambini che presentano un Disturbo Oppositivo Provocatorio. In questi casi i minori, oltre ad opporsi alle richieste degli adulti, si ribellano, poiché le avvertono come fossero delle imposizioni: pertanto rispondono e reagiscono con parolacce, minacce, insulti o comportamenti aggressivi. Lo stesso avviene anche nei bambini che presentano facile irritabilità o instabilità psicomotoria. Questi è come se non riuscissero proprio a percepire i bisogni e le richieste degli altri, per cui, nonostante siano richiamati insistentemente dai genitori o dagli insegnanti, continuano a fare quello che più aggrada loro in quel momento.

Per noi adulti è difficile riuscire a distinguere e capire quello che è il prodotto della volontà di questi bambini, da ciò che invece è causato dal grave disturbo, a nostro parere è di tipo psicologico, che condiziona e costringe la loro volontà. In definitiva spesso il primo e più importante problema di molti genitori, insegnanti e terapisti è il non riuscire a capire: ‹‹Perché il bambino non parla? Perché si oppone testardamente a ogni richiesta? Perché va in crisi, grida e si agita per delle sciocchezze? Perché non vuole essere, non dico abbracciato, ma neanche toccato?››. E così via.

Dice Morello: ‹‹Posso connettere volontà e azione solo quando mi sento sicuro. Il possibile veleggia in concreto mare se trovo la serena rotta al sicuro da tempeste emotive, ma la paura è sempre presente››.[1]

Genitori, familiari, insegnanti e terapisti spesso parlano di questi bambini come se fossero perfettamente liberi di fare o non fare quanto richiesto o desiderato. In realtà quasi tutto quello che essi fanno o non fanno, ma anche quello che rifiutano o accettano, non dipende da loro, ma è fortemente influenzato dalla loro patologia e da come questa si manifesta in quel momento e in quella particolare situazione emotiva. Come dice Notbohm, madre di un bambino con autismo: “Non volere” o “non potere” non sono intercambiabili. Il “non volere” implica premeditazione, intenzionalità e pertanto fa pensare a un comportamento deliberato. Il “non potere” esclude la possibilità di scelta e prende atto dell’incapacità del bambino nel compiere o nel non compiere una determinata azione.[2]

Ancora peggio, alcuni genitori e operatori vedono in questi comportamenti delle ripicche e dei capricci da parte del bambino, ripicche e capricci non solo da non assecondare ma da punire.

È bene quindi prendere coscienza dei motivi che rendono difficile a questi bambini accogliere le richieste, da qualunque parte esse provengano, in modo tale da rendere adeguato e funzionale il nostro comportamento.

  1. In molti casi è presente una scarsa stima e fiducia negli esseri umani, ritenuti, a torto o a ragione, causa del loro grave malessere. La loro sfiducia negli esseri umani è talmente intensa e globale da coinvolgere anche i genitori. A volte gli esseri umani, compresi i genitori, rappresentavano un limite e non una risorsa.
  2. In altri casi non si tratta di sfiducia ma d’impossibilità. I vissuti interiori dei bambini psicologicamente disturbati in maniera grave, come sono quelli nei quali sono presenti dei disturbi autistici, sono talmente confusi, instabili e tesi, che spesso impediscono di capire esattamente la richiesta che è loro fatta ma anche il motivo e la necessità di accogliere questa richiesta. Può succedere quindi che trascinati e immersi nel loro mondo, angosciati dalle paure e dall’eccitazione e tensione che pervade la loro mente, non abbiano avuto la possibilità di ascoltare e valutare correttamente le nostre istanze oppure che abbiano filtrato di queste soltanto alcune parti, senza riuscire a capirne tutto il contesto.
  3. In altri momenti questi bambini non compiono quanto richiesto poiché ciò che chiediamo potrebbe aumentare i loro problemi e la loro sofferenza.Le paure, l’ansia e la sofferenza sono sempre in agguato. A volte basta poco perché da uno stato di momentaneo e parziale benessere, che essi si creano estraniandosi dalla realtà, siano nuovamente invasi dall’ansia e dalla tristezza. Può darsi allora che le nostre richieste non facciano altro che aumentare la loro ansia e la loro sofferenza, causando un’accentuazione del disagio fisico e psicologico, che sono già a dei livelli molto alti.[3]
  4. La loro opposizione può nascere dal fatto che la nostra richiesta è giunta in un momento particolarmente difficile per loro.[4] Ad esempio, in un momento in cui sono particolarmente turbati o angosciati da qualcosa, oppure hanno fame, sete o sono troppo stanchi e stressati, per riuscire a ubbidire.

Quando, nonostante il loro rifiuto, insistiamo, li minacciamo o peggio ancora li puniamo, con la speranza che si decidano a ubbidirci “senza fare troppe storie”, senza volerlo stiamo peggiorando il loro mondo interiore e, insieme con questo, stiamo peggiorando il difficile rapporto che essi hanno con noi e in generale con gli esseri umani e la realtà interna ed esterna a loro. In parole povere il non tener conto del loro mondo interiore peggiora il nostro rapporto con loro, ma anche la loro condizione psichica, poiché questi nostri comportamenti costringono questi pazienti a chiudersi ancor più nel loro mondo. Sarebbe più saggio aspettare pazientemente che essi si decidano ad agire in base alla nostra richiesta, senza mai spingerli in modo brusco e insofferente a compiere o a non compiere una determinata azione.


[1] Morello P. C. (2016), Macchia, autobiografia di un autistico, Milano, Salani editore, p. 218.

[2] Notbohm E. (2015), 10 cose che ogni bambino con autismo vorrebbe che tu sapessi, Trento, Erikson, p. 62,

[3] Notbohm E. (2015), 10 cose che ogni bambino con autismo vorrebbe che tu sapessi, Trento, Erikson, p. 62-63.

[4] Notbohm E. (2015), 10 cose che ogni bambino con autismo vorrebbe che tu sapessi, Trento, Erikson, p. 62-63.