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Riflessioni  

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di Aldo Di Blasi                                       

E’ iniziata la campagna elettorale. Uno dei candidati, che mi ha di recente avvicinato per impetrare il mio voto, mi ha ricordato che è possibile votare per due nominativi per i consiglieri al Comune, si può cioè esprimere una doppia preferenza purché si tratti di candidati di sesso diverso, secondo  il principio del “riequilibrio delle rappresentanze di genere” nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali, introdotto dalla legge n. 215 del 23 novembre 2012. Quindi, alle elezioni amministrative i cittadini dei comuni superiori ai 5000 abitanti possono esprimere due preferenze, purché riguardanti candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza. Mi è tornato allora alla mente una notizia, letta qualche tempo fa sul quotidiano cittadino, di un Consiglio comunale di una municipalità della nostra Città Metropolitana, che aveva dibattuto con fervore sulla proposta di un consigliere che propugnava l’estensione delle preferenze anche agli appartenenti alla cosiddetta comunità LGBT. La proposta non era stata approvata, ma il Consiglio aveva espresso soddisfazione e si era congratulato col proponente per l’idea definita innovativa, avanguardistica e progressista, rinviando tutto alla promulgazione di una legge apposita da parte dello Stato. Sul momento non ci ho prestato molta attenzione, ritenendo la cosa come un tentativo di un piccolo politico di ottenere risalto, visibilità e appariscenza, oltre che consenso da parte di una categoria di cittadini che appare essere

in crescita numerica. Ma, tornata alla memoria la notizia, allora letta frettolosamente, mi  sento ora di rifletterci su con più attenzione. Ha origine anglosassone l’acronimo LGB (LesbicaGayBisessuale e Transgender), o LGBTQ, o LGBTI, o LGBT+, a seconda se si inserisce il termine Queer (maschi omosessuali effeminati), o Interessuale ( persona che presenta, sin dalla nascita, caratteri sessuali che non rientrano nella tradizionale classificazione di maschile e femminile), o + che indica altro tipo), e sta trovando diffusione in tutto il mondo, suscitando  ire,  anatemi , scomuniche,  fatwā , contro l’Occidente empio e blasfemo (da ultimo da parte del Patriarca russo Kirill). Approfondendo, ho appreso anche che le persone la cui identità di genere corrisponde al genere e al sesso biologico alla nascita sono cisessuali, e che se qualcuno è a proprio agio con il proprio genere biologico è cisgender. Tralasciando le divagazioni, anzi lasciandole ai promotori della “Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia” e al Parlamento, alle prese con la reiterazione del disegno di legge presentato dal deputato Zan (il quale ha affermato che l’Italia è fanalino di coda tra i grandi Paesi europei, nella tutela dei diritti della comunità LGBT+), mi è sorta una perplessità. Se dovesse essere approvata una norma come quella proposta da quel consigliere comunale, quante preferenze si potrebbero dare sulla scheda elettorale? Perché a quanto pare le diversità dei soggetti interessati sono tante e ogni giorno ne spuntano di nuove e sempre più impensate e imprevedibili.

E per quanto riguarda gli ermafroditi e gli pseudoermafroditi ? Anche se rari, questi cittadini non dovrebbero avere anch’essi il diritto a una preferenza? L‘ermafrodita è una persona che presenta, fin dalla nascita, caratteri sessuali sia maschili che femminili, e per quanto riguarda l’aspetto esteriore, può avere caratteristiche molto diverse, puramente femminili, ambigue o puramente maschili, a seconda del sesso genetico che presentano (XY, XX, XX e XY insieme).

Ancora, sappiamo che un’importante tipologia di dati di carattere sensibile include quei dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale di una persona. E’ lecito pubblicizzare su una scheda elettorale le tendenze sessuali di una persona? L’ordinanza n. 22770/2018 della Cassazione civile ha stabilito che “La pubblicazione dei dati attinenti alla vita sessuale di una persona può considerarsi lecita solo se diretta a fornire un’informazione essenziale per la comprensione di fatti di rilevante interesse sociale”. E’ questo il caso? E’ di rilevante interesse sociale conoscere che una persona è attratta sessualmente sia da maschi che da femmine? Sappiamo anche che tali dati non possono essere trattati in assenza del consenso dell’interessato, a meno che non sia lo stesso Garante ad autorizzarne il trattamento; ma siamo certi che gli interessati darebbero il loro consenso, nell’ottica del Gay Pride,

il sentimento di orgoglio per le proprie scelte e il proprio orientamento sessuale, espresso apertamente.

A mio parere si sta andando verso una deriva confusionale, dove viene messa in discussione ogni certezza, anche scientificamente fondata, per far posto ad una anarchia di pensiero; il mondo dovrebbe cominciare a rendersene conto.

L’orientamento sessuale è cosa che deve essere distinta dal sesso biologico; il sesso genetico di una persona è determinato dai cromosomi sessuali; il resto, tranne i casi rari di ermafroditismo e pseudoermafrotidismo, è tutto frutto di elucubrazioni mentali. Il Presidente Mattarella ha ricordato che “il rispetto dei diritti di ogni persona, l’uguaglianza fra tutti i cittadini sancita dalla nostra Costituzione e dagli ordinamenti internazionali che abbiamo fatto nostri non sono derogabili”. 

Non si sente affatto il bisogno di forzature strane per fare rispettare i diritti di tutti. Basta applicare le leggi vigenti, ed educare i cittadini fin dall’infanzia a non considerare nessuno diverso.