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Questioni di lingua: trentottesimo appuntamento

Questioni di lingua: trentottesimo appuntamento

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di Carmelo Micalizzi

MATAGRIFONE, Roccaguelfonia, Roccagrifonia:

Nomen est a voce mota idest castellum in monte situm.

Giuseppe Vinci (1759).

Matagrifone è il nome dell’altura messinese che rimanda a storici eventi cittadini.  Fra questi l’arrivo e la permanenza a Messina di Riccardo I re d’Inghilterra. L’oronimo si evidenzia con diverse, anche corrotte trascrizioni. Castrum Matagryphone, ad esempio, citato da C. M. Arezzo (1723)1; castello di Maccagnifuni ricordato in un codice da F. Leonti (1891)2; castrum Metagrifonis copiato in un regesto da G. L. Barberi (1896)3. Il significato del nome di luogo, da identificare nel sito attuale del Sacrario Cristo Re e sulle pendici collinari, è spiegato dalla bibliografia ufficiale, nella sua prima parte, con la diffusa base mediterranea Meta / Mata, anche Mota, nell’accezione di altura, colle, monte, rilievo, sporgenza e, nella seconda parte, con il sostantivo grifone, rapace un tempo presente in Sicilia; forse anche con il nome personale Guelfone, accrescitivo dell’antico tedesco Guelfo. La lettura di Meta / Mata / Mota è sostenuta da Giovanni Alessio in Saggio di toponomastica calabrese (1930)4, in Dizionario Etimologico Italiano (con C. Battisti, 1975): “[…] punto elevato fortificato, vivo nella toponomastica mediterranea”5, e ancora in Dizionario di Toponomastica (con M. De GIiovanni, 1990): “[…] nomi che […] sono riconducibili alla base oronimica preromana mat / met6. Giovan Battista Pellegrini ne argomenta nello stesso testo: “[…] termine di origine preromana e venuto [in Sicilia] con i gallo-italici nel senso di ‘elevazione’ ”7. L’identica versione è ribadita da Girolamo Caracausi in Stratificazione della Toponomastica siciliana (1980)8 e in Dizionario Onomastico della Sicilia (1993)9. La trascrizione Guelfonia, letta da E. Forstemann (1966)10 con possibile derivazione da Guelfo è parimenti argomentata da C. Battisti e, ancora, da G. Alessio (1975)11.  Una dettagliata lettura è stata data da Giuseppe Vinci nell’Etymologicum siculum (1759). Il dotto protopapa, titolare della chiesa di rito greco-latino di Santa Maria del Graffeo detta la Cattolica, così scrive compendiando la storica stratigrafia etimologica con la lettura locale condivisa del nome: “Matagriphuni, contracte matraffuni, castrum Messanae Urbi imminens in monte situm, id Matthaeo Paris ad annum 1190 dicitur mategriWin, quod idem est, ac mategrifum latinè castrum motagriphonis; nomen est a voce mota idest castellum in monte situm […] Mota collis, seu tumulus, cui inaedificatum castellum; hincliquet loca, quae vocantur motta, ut in Sicilia sunt Motta Camastra,Motta di Fermu, Motta di S. Anastasia, fuisse castra in monte sita12.  Pertanto “nomen est a voce mota idest castellum in monte situm”: il nome deriva dalla voce mota cioè castello fondato su di un monte.

Di diverso avviso riguardo l’origine del toponimo è Domenico Puzzolo Sigillo che nel saggio pubblicato nel 1926 per la Società Messinese di Storia Patria, lega il conio del nome alla permanenza a Messina, dal 23 settembre 1190 al 10 aprile 1991, di Riccardo I re d’Inghilterra in procinto di recarsi in Terra Santa nell’impresa della terza crociata. Il sovrano inglese, noto con l’attributo “Cuor di Leone” per virtù di coraggio, audacia e generosità enfatizzati da una letteratura popolare tardo romantica, in realtà così definito per la sua indole feroce e crudele, venne in conflitto in Messina con la fazione greca detentrice in quegli anni del potere politico. Avrebbe pertanto il monarca edificato una fortezza domatrice e dominatrice dei Greci, allora indicati anche con l’epiteto di Grifoni13.  L’evento è ricordato in quattro versi della narrazione detta dal nome del suo redattore Cronaca di Ambroise, un manoscritto degli inizi del XIII secolo stampato per la prima volta a Parigi nel 189714: “Le reis Richarz adonc feseit / Faire une ovre qui lui plaiseit; / Ço ertun chastel, Mategrifon, / Don furent dolent li Grifon”. Ovvero: “Il re Riccardo fece fare un opera che gli piacque, cioè un castello di cui si dolsero i Grifoni”.

Il castello di Matagrifone, fatto edificare per frenare e dominare i riottosi cittadini della fazione greca, chiamati Grifoni, sarebbe stato pertanto battezzato con quel nome, secondo il Puzzolo Sigillo, sulle rime di Ambroise, da re Riccardo, feroce e sanguinario conquistatore della città. Il toponimo, legato alla funesta esperienza dei duecento giorni di permanenza delle milizie inglesi, esecutori in città di stragi, distruzioni, incendi, ruberie e stupri come è comprensibile per un esercito occupante, sarebbe stato da quel momento adottato dai messinesi che invece di maledire re Riccardo finalmente salpato per la Terra Santa avrebbero confermato con quel nome la loro più importante altura cittadina. Lettura, questa dello storico messinese, a mio avviso, poco credibile.    

È verosimile piuttosto che Ambroise, l’ignoto cronista a seguito del monarca inglese, trascrittore in versi del vernacolo anglo normanno, abbia semplicemente ricalcato, in compiaciuta ricerca di assonanze, il preesistente nome di luogo Matagrifone, acutamente adattandolo, come altre volte ha fatto nella sua narrazione in rime15, all’impresa del Plantageneto, nell’accezione di mata grifoni, ammazza greci, rilevandolo giusto come calco filologico del già esistente toponimo16.  

Detto questo sovvengono altre riflessioni sul castello che riguardano le circostanze narrate. Nella ricorrenza del Natale, re Riccardo fece una sontuosa festa in cui al seguito inglese si unì Filippo II re di Francia, a Messina con la propria flotta dal 16 settembre, con i suoi cortigiani. La festa a cui partecipò anche l’arcivescovo con rappresentanza del clero cittadino, si svolse in un grande salone. Il palazzo comprendeva quindi anche un grande salone. Nei moderni compendi della occupazione inglese si fa inoltre riferimento all’impiego di legname per la costruzione del fortilizio. Preme rilevare che nella Cronaca di Ambroise non si fa cenno all’impiego di legname che sarebbe poi stato pure recuperato e stipato nelle navi in partenza verso la Palestina, verso il porto di Acri. Minimizzato l’impiego di legname ci si può chiedere con quale materiale possa essere stato eretto, anche restaurato o ricostruito, Matagrifone.

Il monumentale castello fondato sull’acrocoro roccioso prospiciente la città storica, verosimile acropoli della Messina greco romana è pertanto meritevole di una adeguata introspezione: per la straordinaria valenza ontologica del sito, per l’accezione antropologica legata alla gemmata mitografia dei giganti Grifone e Mata e, pure, per la verosimile insistenza sulle pendici nordorientali di Matagrifone del teatro greco della città, rilevante argomento che in queste pagine non si è trattato ma che si vuole svolgere, adeguatamente quanto prima.             

NOTE

1 C. M. AREZZO, De situ insulae Siciliane liber in Biblioteca historica Regni Siciliae, Palermo 1723, vol. I, p.24.

2 F. LEONTI, Codice diplomatico di Alfonso il Magnanimo, Palermo 1891, p. 134.

3 G. L. BARBERI, Liber de Secretis a cura di E. Mazzarrese Fardella, Milano 1966, p. 63.

4 G. ALESSIO, Saggio di toponomastica calabrese, Firenze 1939, p. XIII.

5 C. BATTISTI – G. ALESSIO, Dizionario Etimologico Italiano, Firenze 1975, vol. IV, p. 2521.

6 G. B. PELLEGRINI, Dizionario di Toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino 1990, p. 392.

7 IBIDEM, p. 432.

8 G. CARACAUSI, Stratificazione della toponomastica siciliana in La toponomastica come fonte di conoscenza storica e linguistica, Pisa 1981, p.111.

9 IDEM, Dizionario Onomastico della Sicilia. Repertorio storico etimologico di nomi di famiglie e di luogo (D.O.S.), Palermo 1994, vol. II, p. 986.

10 E. FORSTEMANN, Altdeutsches Namenbuch, I, Personen Namen, München 1996, p. 398.

11 G. ALESSIO, Dizionario Etimologico Italiano, Firenze 1950-1957, vol.III, p. 1889

12 G. VINCI, Etymologicum siculum, Messina 1759, pp. 154-155.

13 D. PUZZOLO SIGILLO, Tre opportuni chiarimenti di toponomastica messinese in «Archivio Storico Messinese», XXII-XXIII, Messina 1926, pp. 177-234; S. Todesco, Esoterismo e identità locale. Le “machine” festive messinesi nell’esegesi di Domenico Puzzolo Sigillo in «Città &Territorio», 1, Messina 2000, pp. 32-37.

14 G. PARIS, L’Estoire de la Guerre Sainte par Ambroise in Documents inédits sur l’Histoire de France, Paris 1897; The History of the Holy War. Ambroise’s Estoire de la Guerre Sainte, a cura di Marianne Ailes e Malcom Barber, col. I Text, vol. II Transalation, Woodbridge 2003.   

15 Ambroise, è rilevante come scriva Meschines, Mechines, per indicare –e dileggiare–   Messina. Lo fa più volte tra i versi 511 e 1193, e ai versi 3486, 4793 e 9596, compiacendosi del motteggio. “Meschino” è termine di origine araba che indica “chi si trova in misero stato, infelice, sventurato, povero, indigente”.     

16 C. MICALIZZI, Matagrifone in Antichi toponimi del centro storico di Messina, in Dina Clarenza. Centro Storico di Messina a cura di G. Molonia, Messina 2004, pp. 466-467.