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I ginecologi: «La salute delle donne è il futuro del pianeta»

I ginecologi: «La salute delle donne è il futuro del pianeta»

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di Chiara Bidoli

Al via il 98° Congresso Nazionale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia che riunirà a Milano, fino al 16 dicembre, l’intera ginecologia e ostetricia italiana.
Il tema conduttore di quest’anno è la salute della donna connessa a quella del pianeta e strettamente legata al futuro delle prossime generazioni, sia per il suo ruolo riproduttivo che per lo sviluppo di modelli positivi per l’intera società. «La donna è più che mai al centro del congresso e delle attenzioni di noi ginecologi che siamo gli unici medici a seguirla in tutte le fasi della vita e per questo abbiamo una grande responsabilità — dice Nicola Colacurci presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) —. È importante che i ginecologici dedichino tempo ad ascoltarla per intercettare precocemente eventuali problemi e possano poi supportata al meglio nelle scelte ». Tra i temi trattati verrà dato ampio spazio alla programmazione consapevole della gravidanza, alla contraccezione, ma anche alla prevenzione e al trattamento dei tumori femminili con le tecniche biologiche e chirurgiche più avanzate, alla menopausa, alle patologie del pavimento pelvico.
«I ginecologi hanno un ruolo anche nel supporto alla natalità, che passa anche dalla consapevolezza dei limiti e della fragilità della fertilità. È tragico quando arrivano da noi quarantenni alla ricerca del primo figlio e scoprono, ignari, i limiti della natura. Un conto è sapere come stanno le cose e decidere consapevolmente di non avere figli o di procrastinare la scelta, un conto è non avere idea di come funziona la fertilità e questo, se scoperto tardivamente, può mettere in crisi le coppie e rovinare la vita» , spiega Colacurci.

Il Congresso raccontato dai 4 presidenti

Il tema conduttore di quest’anno è la salute delle donne da cui dipende il futuro delle prossime generazioni ed è chiamato in causa anche il ruolo degli operatori sanitari che ha un impatto sul futuro del nostro pianeta. «Il tema conduttore è quello salute della donna come strumento per migliorare il futuro delle prossime generazioni, sia attraverso il suo ruolo riproduttivo sia rispetto agli effetti dell’epigenetica sulla salute del nascituro — spiega Irene Cetin direttore dell’Ostetricia della Clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano e professore ordinario di Ginecologia all’Università degli Studi di Milano —. Tutto ciò che ruota intorno alla donna in gravidanza, dall’alimentazione, all’ambiente esterno, allo stile di vita, alla presenza o meno di stress hanno un effetto sull’espressione dei geni durante il periodo concezionale, durante le primissime fasi di sviluppo dei gameti, per poi influire fortemente sullo sviluppo dell’embrione e poi, progressivamente, del bambino nei primi anni di vita. Noi tutti abbiamo un patrimonio genico che riceviamo dai nostri genitori ma i nostri geni non si esprimono sempre, il fatto che vangano “accesi” o “spenti” dipende da tanti fattori esterni, dai meccanismi epigenetici. Questa è una nuova scienza che viene studiata da molti specialisti e noi ginecologici dobbiamo ritenerci responsabili non solo della salute della donna in gravidanza, ma anche di quella dell’individuo che nascerà».

Durante il Congresso particolare attenzione verrà data ai temi della sostenibilità energetica ed ecologica dei Sistemi Sanitari. «È necessario che gli operatori sanitari assumano la consapevolezza del loro ruolo in questo importante compito di tutelare l’ambiente. I Sistemi Sanitari inquinano moltissimo, sono responsabili del 5% delle emissioni di Co2, a cui si aggiunge il ruolo fondamentale degli operatori sanitari che hanno un ruolo attivo nel tutelare l’ambiente, grazie alle pratiche in uso rispetto alla raccolta differenziata, alla riduzione dei rifiuti sanitari, all’utilizzo del materiale pluriuso al posto di quello monouso, alla riduzione dei gas anestetici più inquinanti e soprattutto alla scelta di cure appropriate. Sappiamo che il 20/30% dell’offerta sanitaria è composta da cure non appropriate e non necessarie, serve un cambio di passo», commenta Silvia Von Wunster, direttore Ostetricia e Ginecologia Ospedale di Alzano Lombardo ASST Bergamo Est, Segretario Regionale AOGOI Lombardia.

Durante i lavori verranno presentate anche le nuove terapie per curare endometriosi e fibromi uterini che sono una patologia benigna molto diffusa. «I fibromi uterini arrivano a interessare più del 20% delle donne e, a 50 anni, arrivano anche al 70%. Ci sono però nuove terapie che permetteranno di ridurre il numero di interventi chirurgici, grazie a cure mediche conservative a lungo termine. In particolare per l’endometriosi, malattia che interessa tra il 5 e il 10% della popolazione mondiale in età fertile, e in Italia 3 milioni di donne, e che si presenta con una sintomatologia dolorosa che impatta a volte in maniera devastante sulla qualità della vita, il nuovo approccio permetterà di riconoscere prima la malattia, accorciando notevolmente i tempi di diagnosi, con terapie mediche efficaci in grado di evitare gli interventi chirurgici», spiega Michele Vignali, direttore UOC Ostetricia e Ginecologia P.O. Macedonio Melloni – ASST Fatebenefratelli Sacco e direttore della Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia – UniMI.

Un ampio spazio di approfondimento sarà dedicato alla telemedicina che ha un ruolo importante nel rendere il Sistema Sanitario Nazionale più sostenibile. «La telemedicina non rappresenta una specialità medica separata, ma è uno strumento che può essere utilizzato per estendere la pratica tradizionale oltre gli spazi fisici abituali — spiega Antonio Pellegrino, direttore dipartimento Innovazione tecnologica e Chirurgia robotica, direttore UOC Ostetricia e Ginecologia Ospedale Alessandro Manzoni ASST Lecco—. Ci troviamo in una particolare condizione storica in cui la sostenibilità del SSN non è una condizione scontata sono infatti mutate le condizioni demografiche, i cambiamenti sociali, i cambiamenti epidemiologici, i costi crescenti delle innovazioni, mettono a rischio la sostenibilità del nostro sistema sanitario pubblico per questo il sistema salute è chiamato nel suo complesso a compiere scelte strategiche, innovative che sappiamo cogliere le sfide. La telemedicina e l’assistenza sanitaria a distanza è cresciuta di molto nell’ultimo anno accelerando in maniera importante non solo la consapevolezza generale nei confronti di una materia ancora poco considerata ma anche il suo sviluppo tecnologico e legislativo. Mai come nell’ultimo anno si è sentito parlare di telemedicina, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra i decisori a livello centrale, come la telemedicina possa rappresentare una delle leve fondamentali per ridisegnare la sanità territoriale e per consentire di rendere la casa dei pazienti il principale luogo di cura».

Le sfide in Italia

Tra le sfide principali per migliorare l’assistenza alle pazienti e il lavoro dei ginecologi c’è il rafforzamento del territorio. «Questo congresso parla di futuro, di salute del pianeta e ci fa riflettere anche sui nostri Servizi Sanitari e sul loro impatto sull’ambiente. La letteratura ci dimostra che i servizi territoriali sono meno inquinanti rispetto agli ospedali e, quindi, rinforzare le strutture sul territorio significa anche contribuire in modo significativo sulla sostenibilità ambientale. Una riflessione importante che va di pari passo con il decreto ministeriale 77 che mette al centro il rafforzamento dei servizi territoriali che, come ci ha insegnato la pandemia, sono fondamentali. Quando sono solidi ne beneficia tutto il sistema sanitario, a cui guardiamo con grande attenzione perché è un valore da proteggere ma dobbiamo essere più consapevoli, come sanitari, del nostro ruolo nella difesa del pianeta», dice Valeria Dubini, presidente dell’Associazione Ginecologi Territoriali (AGITE).

Tra le priorità legate al mestiere dei ginecologi c’è quella di ridurre gli interventi legali sul loro lavoro quotidiano. «Occorre alleggerire le pressioni medico-legali che come medici subiamo, ed è un’urgenza — commenta Antonio Chiantera presidente dell’Associazione degli Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) —. Il 98% dei processi pensali a carico di un ginecologo si concludono con una sua assoluzione. Questa tendenza, però, oltre a creare un’enorme e inutile carico di lavoro nei tribunali penali, non dà serenità ai professionisti e giustifica la nascita e lo svilupparsi della medicina difensiva, mentre occorrerebbe ridare serenità ai colleghi ginecologi che lavorano nei Pronto soccorso e nelle Sale parto. Per questo, come Aogoi, abbiamo deciso di istituire un ufficio legale per dare supporto ai ginecologi che dovessero subire avventi avversi».

Rispetto ai medici specializzandi in formazione «Quest’anno abbiamo fatto un progetto che si chiama “Endo Train” grazie al quale gli specializzandi italiani stanno prendendo la certificazione europea per la chirurgia laparoscopica, e sono orgoglioso di dire che siamo i primi in Europa per la partecipazione. Sempre sul tema della formazione abbiamo fatto una serie di video formativi dedicati alle emergenze in sala parto che sono molto belli e fruibili e, come Associazione dei Ginecologi Universitari, stiamo preparando le linee guida per la gravidanza ad alto rischio», dice Giovanni Scambia presidente dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI) e direttore Ginecologia Oncologica del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma.

Le attività dei nostri ginecologi nel mondo

Durante la cerimonia inaugurale ci sarà la testimonianza di Enrico Ferrazzi, ginecologo e professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia, che sta prestando servizio come medico alla missione umanitaria della Fondazione Rava a bordo della Nave Ospedale Vulcano nei pressi di Gaza e che testimonia l’impegno dei ginecologi italiani nel tutelare la salute delle donne nei Paesi più poveri e in guerra dove spesso sono le donne e i bambini le principali vittime. «È stato significativo condividere all’interno di un contesto istituzionale, le emozioni del nostro collega sulla nave ospedale a Gaza. Come Sigo siamo felicissimi di sostenere concretamente diversi progetti in Paesi estremamente poveri, dove spesso ci sono anche le guerre. Il nostro lavoro consiste nel supportare concretamente i medici locali per curare le donne, spesso vittime di violenza, e aiutarle a partorire tutelando la loro salute e quella dei figli. Con i Medici con l’Africa Cuamm, per esempio, sosteniamo le donne nell’Africa subsahariana, dando ai nostri specializzandi la possibilità fare un’esperienza formativa in un angolo del mondo dove il diritto al parto è tutt’altro che garantito», conclude Colacurci.

Al fianco dei ginecologi, in tanti progetti, ci sono i neonatologi per supportare le donne che devono partorire. «Stiamo vivendo in un periodo di guerre e continuiamo ad assistere, impotenti, a tragedie umanitarie che non dovrebbero mai colpire donne, bambini, neonati e soprattutto i più fragili — dice Luigi Orfeo, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN) —. Molti neonatologi della SIN, attraverso ONG molto note come CUAM, Emergency o Medicus Mundi di Brescia ed il Gruppo di Studio Cure Neonatali nei Paesi a Risorse Limitate, stanno lavorando sul campo nell’area della West Africa, come il Burkina Faso o la Repubblica Centro africana, in Somalia, Etiopia ed in tante altre aree a basse risorse, in ospedali che sono diventati un po’ il riferimento della Neonatologia per quei Paesi. In queste missioni sarebbe importante cooperare con i ginecologi, portando avanti missioni congiunte neonatologi/ginecologi e questo potrebbe davvero fare la differenza sull’acquisizione delle skills e di livelli assistenziali sempre più avanzati in questi paesi in grande difficoltà».

(Fonte: corriere.it)