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È la dose che fa il veleno?

È la dose che fa il veleno?

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di ROBERTA VILLA

Quando si tratta di medicina e salute non è sempre bene affidarsi alla saggezza degli antichi, che basavano le loro conclusioni sulla filosofia o su osservazioni sommarie e non disponevano di dati estesi e dettagliati e di un metodo scientifico per analizzarli. Per esempio lo svizzero Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim – che amava farsi chiamare Paracelso – era medico, ma anche astrologo e alchimista, due discipline che oggi definiremmo “antiscientifiche” [1].

Eppure, il suo più celebre aforisma è in molti casi valido anche oggi, soprattutto nella traduzione semplificata a noi più familiare, la citatissima espressione: “è la dose che fa il veleno”. La intendiamo in maniera tranquillizzante, come a dire che solo gli eccessi possono causarci danni. Paracelso, invece, a dire il vero, nel suo latino cinquecentesco, scriveva il contrario: “Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto”. Quale delle due espressioni è più corretta?

Dottore, davvero è tutto così pericoloso?

L’espressione moderna “è la dose che fa il veleno”, pur dicendo sostanzialmente la stessa cosa, sottolinea, al positivo, che è in qualche modo “solo” l’eccesso a fare del male. Secondo Paracelso, invece, qualunque sostanza è di per sé velenosa, cioè, secondo il Vocabolario Treccani, “contiene o elabora o inietta sostanze tossiche”, che quindi possono provocare malattie, malessere o morte [2].

Questa visione oggi appare fin troppo pessimistica e potrebbe alimentare le immotivate paure – soprattutto nei confronti di tutto ciò che è di origine industriale – di molte persone, che talvolta arrivano a vere e proprie forme patologiche di chemofobia o di eccessiva selezione degli alimenti da portare a tavola [3].

Dottore, questa espressione vale soprattutto in campo alimentare?

Troppo spesso nei Paesi ad alto reddito, l’una o l’altra categoria di nutrienti, dai grassi ai carboidrati, è stata bandita o guardata con sospetto. La scienza ci dice invece che nessun nutriente di per sé è veleno, ma che la salute deriva da un equilibrato apporto di zuccheri, lipidi, proteine, senza dimenticare fibre, vitamine e oligoelementi.

Nessun alimento quindi di per sé “fa male”, ma introdurne cronicamente una quantità eccessiva può danneggiare il sistema cardiovascolare e metabolico e, tramite un aumento del peso corporeo, favorire una serie di altre conseguenze negative per la salute. Non ci sono alimenti che fanno o non fanno ingrassare, ma solo cibi a maggiore o minore densità calorica da assumere in diversa quantità e frequenza [4].

Ovviamente, nel caso delle allergie, il discorso è diverso: in questo caso, con l’aiuto del proprio medico o di un nutrizionista, bisogna evitare di assumere la sostanza a cui si è allergici, anche a piccolissime dosi.

Vale proprio per tutto?

Gli unici “alimenti” – se vogliamo considerarli tali – sempre tossici sono le bevande alcoliche, di cui però, come insegna Paracelso, possiamo ridurre i danni limitandone il più possibile l’assunzione.

Come abbiamo spiegato nella scheda “Il vino fa buon sangue?”, la ricerca ci dice infatti che non esiste una quantità giornaliera o settimanale di alcol che si possa ritenere sicura. Bere occasionalmente un bicchiere di vino, tuttavia, non è come tracannare una tazza di cicuta. L’aumento del rischio di malattia, soprattutto di cancro, non si può mai definire pari a zero, ma si riduce comunque in relazione al consumo.

Diverso è il caso di altri cibi considerati “sicuramente cancerogeni”, come salumi, insaccati e tutte le carni lavorate di cui abbiamo parlato nella scheda “Due fette di prosciutto al giorno aumentano il rischio di cancro?”. In questo caso, l’aumento del rischio di tumore si osserva solo sopra una certa soglia di consumo.

Dottore, anche i farmaci sono dei veleni?

In greco, non a caso, la parola “pharmakon” significa anche “veleno”. Per nessun medicinale, infatti, proprio per il fatto di essere attivo, si possono escludere effetti indesiderati. La loro azione sull’organismo è benefica se prescritti in quantità sufficienti e necessarie a contrastare un processo patologico, ma può al contrario essere pericolosa se presi senza ragione, in dosi eccessive o per periodi troppo lunghi.

Alcuni farmaci sono più maneggevoli: i medici chiamano così quei prodotti in cui la dose minima efficace è molto minore di quella a cui si possono provocare danni all’organismo. Ne sono un esempio farmaci come il paracetamolo o l’acido acetilsalicilico, perciò venduti in farmacia o parafarmacia anche senza ricetta medica.

Tuttavia, nemmeno queste molecole così familiari sono del tutto innocue: il paracetamolo a dosi elevate può provocare infatti una grave insufficienza epatica, mentre l’acido acetilsalicilico può avere diversi effetti collaterali, tra cui emorragie. Altri richiedono più cautele. Quelli usati per la chemioterapia, per fare un esempio, richiedono un controllo del paziente prima di ogni somministrazione, per evitare che la loro azione tossica prevalga su quella contro il tumore.

Ma l’espressione di Paracelso ci ricorda che anche una tisana acquistata in erboristeria o gli integratori di vitamine, se presi in eccesso e fuori dal controllo medico, possono provocare danni all’organismo. Senza dimenticare che in alcuni casi non è la dose, ma l’interazione tra varie sostanze di per sé innocue, a provocare danni.

Ci sono altre cose a cui fare attenzione?

Anche nell’ambiente possiamo incontrare sostanze pericolose, che possono o no rappresentare un rischio in relazione alla dose (oltre che ad altri fattori). Ci sono sostanze chimiche, come la formaldeide, che in piccole quantità sono innocue e presenti naturalmente nell’organismo, ma a dosi maggiori possono aumentare il rischio di tumori o altre malattie.

La tossina botulinica, poi, è la più potente tra quelle note. Ne basta un grammo per uccidere non una, ma migliaia di persone. Eppure, anche in questo caso, dosi infinitesimali, iniettate sottocute nel viso, ne rilassano i tratti con effetto antirughe, in una procedura autorizzata e sostanzialmente sicura.

Qualunque cosa, naturale o artificiale che sia, ha in sé la capacità di farci del male, persino quelle di cui abbiamo assolutamente bisogno per vivere: non solo il cibo, di cui abbiamo già parlato, ma anche l’acqua o i raggi del sole.

Dottore, addirittura acqua e sole possono far male?

Sappiamo per esempio che l’acqua, composto indispensabile alla vita sulla Terra, assunta in quantità eccessiva, sia in maniera cronica sia acuta, può provocare un’intossicazione anche letale, dovuta in ultima analisi alla eccessiva diluizione del sangue e dei liquidi extracellulari. Ciò si può verificare eccezionalmente per aver bevuto una quantità esagerata di acqua, come può capitare nel corso di alcuni rari disturbi psichiatrici in cui il paziente ha una sete che non riesce a placare (polidipsia psicogena), ma anche come conseguenza di malattie o di trattamenti somministrati senza sufficiente attenzione a questa eventualità.

I raggi del sole, infine, non sono “una sostanza”, ma anche per questo fattore indispensabile alla vita occorre misura. Come abbiamo già spiegato nella scheda “Abbronzarsi fa sempre bene?”, stare all’aria aperta consente la produzione di vitamina D, indispensabile per la salute, ma un’esposizione eccessiva, oltre a provocare scottature, può determinare lo sviluppo di tumori della pelle.

Il principio di Paracelso, insomma, si applica di fatto a qualunque cosa, forse perfino ai sentimenti e alle relazioni. Le cosiddette relazioni tossiche, spesso indicate con l’espressione “amore tossico”, di cui si parla molto di questi tempi, rispondono in fondo agli stessi principi.

(Fonte: dottoremaeveroche.it)