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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Libri contro sigarette”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Libri contro sigarette”

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di Filippo Cavallaro

Blackpool, località balneare di fronte all’isola di Mann, era la destinazione preferita delle famiglie inglesi. I giri in groppa agli asini, gli spettacoli di cabaret e i lecca lecca colorati sono sempre invitanti per tutte le età, per questo era così affascinante. Pleasure Beach, il luna park di Blackpool, è stato fondato nel 1896 da William George Bean con l’obbiettivo di creare un parco simile a Coney Island negli Stati Uniti. La attrazione “Hiram Maxim Captive Flying Machine” nel 1904, tuttora attiva, che imita il volo aereo, seguita l’anno successivo da “The River Caves of the World”, il tunnel dell’amore nel quale su un battello si attraversano scene del mondo antico. Il Roller Coaster (1935), treno blu e treno rosso che non si incrociano mai ma si scambiano ad ogni giro di binario per l’effetto del “moebius loop”.
Questo luna park è citato, l’otto febbraio 1946 sul Tribune di Londra, in un articolo di George Orwell dal titolo “Libri contro sigarette”.
Era una delle riflessioni del giornalista Orwell, dettata da una chiacchierata con un suo amico, direttore di un quotidiano, che durante una esercitazione antincendio aveva incontrato alcuni operai di una fabbrica. In quella occasione il discorso cadde sul suo giornale, che molti di loro leggevano e apprezzavano. Quando però chiese che cosa pensassero della pagina letteraria, la risposta che ricevette fu: “Non penserà che leggiamo quella roba, vero? Metà dei libri di cui parlate costano 12 scellini e mezzo! Gente come noi non può spendere questa cifra per un libro”. Costoro, come molte persone, avrebbero tranquillamente speso diverse sterline per portare la famiglia a Blackpool a passare una giornata divertendosi.
Orwell non era stato nei parchi giochi ma, incuriosito dall’argomento, si impegnò in una analisi dei costi delle attività passatempo, sostanzialmente della comparazione tra il leggere ed il fumare, due attività di cui era competente. Nei suoi calcoli mettendo a confronto le spese da affrontare per divertirsi, paragonando quanto costa e quanto vale un libro e quanto vale una sigaretta.
Dai suoi calcoli arrivò alla cifra annuale di 11 sterline ed uno scellino per l’acquisto dei libri, mediamente 12 libri per una sterlina, più di 10 libri al mese. Con la stessa cifra avrebbe comprato una decina di pacchetti da 20 sigarette meno di 4 sigarette a settimana.
Se avrete la curiosità di leggere il testo originale scusatemi per i calcoli approssimativi, dovuti anche al fatto che allora in Gran Bretagna non si si usava il sistema decimale. Lo stesso Orwell arriva alla conclusione che il costo dei libri non supera la spesa per il fumo. Bisognerebbe inoltre considerare che ci sono libri che si leggono e rileggono, che contribuiscono alla propria formazione, che ogni volta fanno scoprire nuovi aspetti, altre sfaccettature di quella trama.
Dimostra che leggere è uno dei passatempi più economici.
Nel volumetto “Memorie di un libraio” edito da Garzanti, dove ho trovato questo testo, sono raccolti vari articoli scritti da Orwell. Oltre a quello già citato, un altro mi ha fatto riflettere, quello dal titolo “La prevenzione della letteratura”, pubblicato sulla rivista Polemic nel gennaio 1946. Mi ha incuriosito proprio per l’aspetto della prevenzione che insieme alla riabilitazione, in Sanità sono le attività complesse da declinare attorno alla persona, coinvolgendo a pari titolo molti esperti, anche non sanitari.
Qui lo scrittore sostiene che la presenza in un paese di scrittori, di intellettuali, e di riflesso di letteratura in prosa è indicatore di democrazia e di libertà. Nei paesi totalitari, solo gli scrittori di regime trovano spazio con opere che non inviteranno mai a ragionamenti originali, ad opinioni proprie. Nelle dittature, a volte, viene sopportata la produzione poetica.
Orwell fa l’esempio di ciò che accadde nel medioevo quando si produsse sempre meno e solo per contratti notarili, storiografia e fede, in una lingua che era rimasta immobile a centinaia di anni prima. C’era una ortodossia, e solo quella aveva voce. C’erano i menestrelli ed i cantastorie che poetavano.
Un altro esempio è quello della doppia ortodossia, condizione molto più comune, e qui l’esempio è quanto da lui è stato vissuto durante la guerra civile spagnola. Lui partì insieme a tanti intellettuali inglesi che appoggiarono i Repubblicani contro i Nazionalisti che, con un colpo di stato, avevano abbattuto la Seconda Repubblica Spagnola. Dice. “… fu un’esperienza profondamente coinvolgente, ma della quale non si era in grado di scrivere con sincerità. Era concesso affermare solo due cose, ed erano entrambe palesi menzogne: ne risultò che la guerra produsse distese di carta stampata ma quasi nulla di buono da leggere.”
Non c’era la verità, si sostenevano solo i proclami delle due parti, non si raccontavano i fatti, le storie, i luoghi o le persone.
La scrittura deve essere libera, esprimere il pensiero originale, i disagi, le intuizioni, le fantasie. Gli scrittori non debbono disprezzare i poeti.
La poesia essendo un concentrato, uno sforzo enorme del poeta per esprimere in poche parole le stesse cose della letteratura, è sempre semplice, e permette ai poeti di restare liberi, ed alle poesie di circolare. Quando ci sarà l’opportunità di espressione libera, i poeti, e non solo, potranno diventare scrittori.