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Gli effetti indesiderati della chiusura in casa

Gli effetti indesiderati della chiusura in casa

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di Pasquale Russo – neuropsichiatra

Tre anziani si sono tolti la vita nelle ultime ore. Uno a Cirò Marina, di 89 anni, si è ucciso perché non tollerava più di dover stare chiuso in casa, senza poter andare a curare la sua campagna.

A Savona un altro che da settimane non riusciva a vedere il nipotino, si è suicidato distrutto dalla solitudine e dalla perdita di ogni contatto con le persone amate.

Un ospite della casa di riposo di Monselice, 87anni, si è defenestrato, stanco di vedere morire i suoi amici e compagni e di vivere nel terrore di morire solo e abbandonato.

La parola d’ordine è proteggere gli anziani, il problema è “come”?

Prolungare l’obbligo di restare a casa ancora per mesi, in base all’età, dagli eventi descritti non appare la soluzione migliore.

Gli anziani, in genere, specie quelli più avanti negli anni e con scarso patrimonio culturale, non hanno dimestichezza con telefonini di ultima generazione, computer, libri e quindi l’isolamento prolungato è ancora più pesante da accettare e da sopportare.

La cura potrebbe essere peggiore del male. Obbligare un anziano a stare chiuso in casa, lontano dalla famiglia, dalla partita a briscola con gli amici, dal suo orticello, dai suoi nipotini, potrebbe essere più crudele che fargli rischiare di contrarre il maledetto virus.

Occorre una notevole capacità di adattamento anche da parte dei meno anziani.

E’ meno dura se si sanno usare i mezzi tecnologici, whatsApp, e mail, leggere libri, scrivere.

Non ho la soluzione ma il principio Ippocratico del “primum non nocere” dovrebbe valere anche in questo caso. L’anziano sa di non avere davanti a sé una prospettiva di vita lunga, sa di non poter recuperare il tempo perduto. L’immobilità, la noia, la malinconia lo bruciano dentro più di quanto facciano con i giovani.

L’inerzia mentale più facilmente spinge verso la demenza, la perdita di interessi anche elementari ed il conseguente immobilismo più facilmente portano alla perdita dell’autosufficienza. Parlare di terza età attiva e chiudere i non più giovani nella campana di vetro dell’isolamento per proteggerli, è un ossimoro.

Per i meno anziani ancora in attività, anche parziale, sarà più difficile riprendere il lavoro, sia pur ridotto.

Occorre che di questo le miriadi di comitati tecnico scientifici ne tengano conto.

Si ponga l’obbligo di mascherine e di caschi, se necessario, si studino percorsi alternativi nei negozi, si prevedano più stringenti misure di sicurezza negli uffici, nei laboratori, negli ospedali. Vorrei chiudere ricordando che non è importante aggiungere anni alla vita ma vita agli anni, facendoli solo vegetare uccidiamo prima gli anziani.