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Leucemia linfatica cronica e mieloma multiplo: significativi progressi terapeutici

Leucemia linfatica cronica e mieloma multiplo: significativi progressi terapeutici

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Si è svolto al Palacultura nei giorni scorsi un convegno incentrato su “Biologia, clinica e terapia della Leucemia Linfatica Cronica e del Mieloma Multiplo” organizzato dall’UOC di Ematologia dell’Ospedale Papardo, diretta dal dott. Donato Mannina, responsabile scientifico dell’evento, coadiuvato dai dott. Piero Terrizzi, responsabile del Day Hospital, Laura Nocilli e Santo Neri, rispettivi referenti per le suddette patologie.

Le condizioni morbose in oggetto occupano un posto di rilievo in campo oncoematologico. In Italia vengono diagnosticati circa 3000 nuovi casi/anno di leucemia linfatica cronica e 5000 nuovi casi di mieloma multiplo. La loro incidenza non è sensibilmente aumentata in assoluto negli ultimi anni, ma poiché entrambe colpiscono prevalentemente – ma non esclusivamente – la popolazione anziana che, com’è noto, è in costante incremento, la percentuale di incidenza tende a crescere. Se a questo si aggiunge la maggiore diffusione delle indagini di screening e l’affinamento delle procedure diagnostiche che si traducono in un abbassamento dell’età alla diagnosi nonché il prolungamento della sopravvivenza che è oggi possibile con le attuali terapie, si comprende come la prevalenza sia notevolemente aumentata negli ultimi decenni.

Il largo interesse che, a differenza del passato, tali affezioni riscuotono presso la comunità scientifica nasce dal fatto che esse sono un esempio paradigmatico di virtuosa applicazione della ricerca translazionale. Dai primi tentativi terapeutici basati su poche sostanze chemioterapiche che consentivano di ottenere poco più che una palliazione, si è giunti oggi a disporre di molteplici molecole capaci di contrastare la malattia su più fronti ed in maniera sempre più mirata.

Fino alle soglie degli anni ’90, nel trattamento della LLC l’unica possibilità terapeutica era rapprasentata dagli agenti alchilanti. Un notevole passo in avanti si è compiuto con l’avvento degli analoghi purinici e dell’anticorpo monoclonale anti-CD20, che legandosi ad un antigene sulla superficie cellulare specifico della linea linfoide B provoca una citolisi selettiva. Ma la vera rivoluzione si è verificata nell’ultimo decennio, con la scoperta degli inibitori delle tirosinchinasi, che esplicano una notevole efficacia anche nelle forme caratterizzate da particolari alterazioni genetico-molecolari che determinano una prognosi decisamente sfavorevole. Ancora più recente è l’introduzione di un’altra categoria di farmaci che inibiscono molecole responsabili dell’aumentata sopravvivenza delle cellule leucemiche e ripristinano il meccanismo di apoptosi che induce la progressiva distruzione della massa tumorale.

Un altrettanto rilevante sviluppo si è verificato nel trattamento del mieloma multiplo, per il quale nel secolo scorso si registrava una mediana di sopravvivenza di soli 3 anni e che al momento dell’inevitabile progressione dopo la prima linea di terapia diventava sostanzialmente incurabile con l’insorgenza di numerose gravi complicanze, pesantemente invalidanti. Oggi la sopravvivenza si è più che raddoppiata, grazie all’uso di diverse categorie di farmaci (immunomodulatori, inibitori del proteasoma, anticorpi monoclonali) che interferiscono con i meccanismi di crescita e di proliferazione intrinseci ed estrinseci (legati cioè al microambiente in cui la popolazione neoplastica si sviluppa).

Dopo il saluto del Presidente dell’Ordine dei Medici ed Odontoiatri dott. Giacomo Caudo e l’introduzione ai lavori da parte del dott. Mannina, si sono tenute le relazioni di Massimo Massaia (Cuneo), Stefano Molica (Catanzaro) e Luca Laurenti (Roma) per la Linfatica Cronica, di Alessandro Corso (Pavia) e Maria Teresa Petrucci (Roma) per il Mieloma Multiplo, che hanno messo a fuoco gli aspetti biologici e patogenetici e le rispettive strategie terapeutiche. Si sono succeduti gli interventi di numerosi altri esperti del settore dei principali centri ematologici di Sicilia e Calabria che si sono soffermati su problematiche specifiche legate alle complicanze e alla gestione della tossicità. Dagli interventi altresì di specialisti di altri ambiti internistici è chiaramente emersa la necessità di una gestione multidisciplinare integrata di questi pazienti che quasi sempre presentano, nel corso della malattia, problematiche plurisistemiche.

L’evento, che si è concluso con la presentazione di alcuni casi clinici paradigmatici, si è caratterizzato per un elevato livello scientifico ed ha suscitato vivo interesse ed ampio confronto tra i presenti.

E’ evidente che il successo nella gestione di queste patologie dipende anche dalla opportunità che gli specialisti dei singoli centri hanno di interagire e di condividere conoscenze, competenze e linee guida. In Italia, in particolare, sono attive reti di collaborazione multicentrica – di cui l’Ematologia del Papardo fa parte integrante – che garantiscono una capillare ed efficiente diffusione su tutto il territorio nazionale dei protocolli diagnostico-terapeutici più moderni ed efficaci.

Nel salutare e ringraziare i partecipanti il dott. Mannina ha sottolineato infine come la necessità di conciliare le grandi potenzialità terapeutiche offerte dalle crescenti acquisizioni scientifiche con l’uso razionale delle risorse, rappresenti una sfida presente e futura per tutte le figure professionali ed istituzionali da cui dipende, a qualunque livello, la tutela della salute pubblica.