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L’arte della seduzione dei giovani medici

L’arte della seduzione dei giovani medici

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Il 15 aprile 2019 avevamo pubblicato un articolo sulla “Diaspora dei Talenti”. Il 20 luglio 2019 anche ADNKRONOS pubblicava sul suo sito (https://www.google.com/amp/s/www.adnkronos.com/salute/sanita/2019/07/20/stipendi-doppi-carriera-cosi-germania-seduce-giovani-medici_hfO2CAOpoykSbSFPcxdutL_amp.html), un articolo dal titolo “Stipendi doppi e carriera, così la Germania ‘seduce’ giovani medici”. Nell’articolo viene specificatamente chiarito come i giovani medici italiani stanchi delle difficoltà e degli ostacoli della formazione post laurea, vanno all’estero dove vengono accolti da porte aperte, stipendi più alti e quelle gratificazioni professionali che in Italia latitano. Un rapporto dell’Istat ha calcolato che tra il 2013 e il 2017 oltre 244 mila italiani con più di 24 anni sono emigrati all’estero. Il 64% di loro, cioè 156 mila, erano laureati e diplomati.

Si stima che ogni anno 1000 medici (tra i 28 e i 39 anni) vanno a lavorare all’estero, a questi vanno aggiunti 1.500 laureati in Medicina che optano per fare la specializzazione in un altro Paese. Dal 2005 al 2015 sono oltre 10 mila i dottori che dall’Italia sono ‘scappati’ soprattutto in Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra e Spagna.

L’articolo è corredato da diverse interviste che fanno rendere conto di come la formazione tedesca preveda routinariamente ampi periodi di Hands on, cioè pratica diretta in sala operatoria sul malato sotto la guida di medici più esperti.

La causa di questo malcontento italiano è da ricercare nel famoso imbuto formativo, ovvero il numero di posti per le scuole di specializzazione che è inferiore al numero di laureati, circa 9000 unità/anno. Ma da questo punto di vista la ministra Grillo ha cercato di metterci una pezza col Decreto Calabria che prevede che gli specializzandi possano essere assunti negli ultimi due anni di corso, per poter supplire alle gravissime carenze di organico del SSN. Anche le modifiche della riforma pensionistica con lo sblocco del Turn Over potrebbero agevolare le assunzioni e quindi la possibilità di lavorare in Italia per chi oggi è costretto a prendersi la valigia. Inoltre l’aumento del numero delle borse di studio da 6934 a 8935 dovrebbe contribuire ad invertire la tendenza.

Le condizioni di lavoro però contribuiscono a non rendere appetibile l’Italia come luogo dove fare carriera facendo preferire altri paesi come la Germania. Infatti vengono riportate una serie di interviste che mettono in evidenza come la figura del medico venga ancora rispettata sia professionalmente che economicamente. In Germania lo stipendio di uno specializzando è quasi il doppio di quello italiano e con gli straordinari arrivi a due volte e mezzo. La pratica impegna altrettanto quanto la teoria e gli stipendi sono considerevolmente più interessanti rispetto a quelli italiani.

Il giovane medico che entra nel mondo professionale tedesco è considerato da subito medico a tutti gli effetti e quindi responsabilizzato, pur all’interno di una organizzazione gerarchica, che in Germania, a differenza che in Italia, esiste ancora e che distingue tra ‘Assistenzarzt’ (medico assistente) ‘Oberarzt’ (medico capo reparto) e ‘Chefarzt’ (primario).

Per facilitare l’arruolamento di personale, esistono inoltre corsi governativi gratuiti di tedesco della durata di 400-600 unità didattiche per medici e infermieri di altri Paesi che conoscono l’idioma ma devono perfezionarlo.