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Questioni di lingua: dodicesimo appuntamento

Questioni di lingua: dodicesimo appuntamento

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di Carmelo Micalizzi

 

TOPONOMASTICA “STORICA” DI MESSINA
GAROFALO

GAROFALO – Via, da via Chiesa dei Marinai a via Pietro Bellorado.

L’antico toponimo, voce dialettale messinese raccolta come Garofolo, Garòfulu, Galòfalo, Galòfaru, che è anche sinonimo del noto fiore (Dhiantus Cariofillus), rimanda al vortice di Cariddi nello Stretto di Messina, in Fretum siculi.
È glossa marinara d’area mediterranea e insulare che definisce un mulinello che si forma in mare negli spazi di incontro tra correnti opposte, o in zone in corrispondenza delle quali una corrente impatta brusche differenze batimetriche. Si coglie il rimando al “gorgo”, di stratificata pregnanza anche letteraria (scientifica, classica, popolare), enfatizzata nelle acque prospicienti la Lanterna della penisola di San Ranieri, ma è pure noto, ad esempio, nella peculiare indicazione di garòfulu di ventu, nodo di vento. Vortice di acqua, turbine di vento, fiore del garofano palesano analogia semantica. Sono infatti, “[…] voci imitative del turbinare, dell’ammulinare, parte delle quali si risentì dal fiore”. Emidio De Felice dà sostegno ontologico a tale lettura, “[…] in particolare, in calabrese e siciliano, garòfalu e galòfaru, indica oltre il fiore e la pianta, anche i vortici e i mulinelli frequenti nello Stretto di Messina”. Fretum – per inciso – è detto cosi dal fervore delle acque.
Il nome di luogo, definito da Pietro Bruno “[…] di incerta origine preesistente al terremoto del 1908” è chiarito dalla esaustiva nota di Giuseppe Vinci: “Galofaru est aroma caryophyllum, est etiam flos notissimus ab odore, quem caryophillo aromati similem efflat, ita dictum: quin hac nomine vocatur preclara turris in margine portus Messanensis in qua 24 lampades accenduntur, quibus nautes admonentur , ne incidant in Charibdim. Gr. Calopharos, idest bonum lumen, vox verò ipsa, galòfaru, traslata fuit ad denotandum Charybdis vorticem”; “Galofaru è la fragranza del cariofillo, così detto: con tale nome si indica pure la celebre torre, nei pressi del porto di Messina, in cui ardono 24 lampade con le quali si allertano i naviganti affinché non incorrano in Cariddi. Gr. Calofaros, ovvero buon lume, e veramente la stessa voce, galòfaru, è stata proposta a indicare il vortice di Cariddi. L’accezione è ribadita da Michele Pasqualino: “Materia fluida che si muove in giro intorno al suo centro a guisa d’imbuto, e dicesi propriamente d’acqua; ha tanta violenza, che trae seco all’ingiù a proporzione del suo volume, ciò che entra nel suo cerchio, vortice, vortex. Cosi detto dalla somiglianza che ha il fiore del garofano […]”.
La lettura Calòfaro, da Garòfalo, è una dotta corruzione con metatesi della consonante liquida laterale l e la consonante liquida vibrante r, e scambio delle gutturali c – g. Il termine rimanda alla citata “Lanterna” progettata da Giovanni Angelo da Montorsoli, calòs pharos, bonum lumen si diceva, buon faro per i naviganti come spiega, ad esempio, il gesuita Placido samperi: “Chalofarum, hoc est, pulcrum lumen”.

immmagine Scilla Cariddi.jpg

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