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Intervista inedita di Peppe Ruggeri a A. Sabin del 1991

Intervista inedita di Peppe Ruggeri a A. Sabin del 1991

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L’infanzia è un succedersi di ricordi cui ci aggrappiamo con l’avanzare dell’età. Cose sentite dire, a volte storie di vita vissuta, piccole scoperte personali che si consolideranno o si disperderanno col tempo e con gli anni contribuendo comunque alla realizzazione della saggezza dell’individuo.

Quando ero alle scuole medie avevo un compagno che zoppicava vistosamente e che per questo non poteva correre come facevamo noi coetanei e di questo se ne doleva molto. Nessuno lo diceva apertamente, ma tutti mormoravano che era così perché quando era bambino i genitori avevano “dimenticato di vaccinarlo per la poliomielite”. Una vita segnata irreversibilmente per una dimenticanza o indolenza di un mancato zuccherino che ha tarpato le potenziali possibilità di una vita e lo ha condannato allo scherno più becero di chi lo chiamava “il ballerino”.

Non bisogna dimenticare che dietro alle carte e ai racconti ci sono storie di persone vere, che al di la della narrazione, vivono la propria vita facile o difficile nel mondo reale. Di questo parla Albert Sabin nell’originale intervista mai pubblicata integralmente, di Giuseppe Ruggeri, realizzata nel 1991, in cui sono contenute alcune chiavi di lettura che contribuiscono, con una sconcertante attualità, a percepire cosa significa essere scienziati senza macchia e senza paura. Cosa significa capire il senso del danaro e del potere, sapere dare il giusto valore alle cose e soprattutto costruirsi delle scale valoriali che pongono in cima alle preferenze molti preziosi valori immateriali.

Nel contributo che qui di seguito pubblichiamo, vengono fornite alcune spiegazioni su come troppo spesso le strategie di chi ci governa puntino a realizzare interessi diversi da quelli della popolazione. Per ignoranza, indolenza o peggio per interessi personali più o meno manifesti.

Un altro Albert (Einstein, e lui di conti se ne intendeva) ha detto: non tutto quello che può essere contato conta e non tutto quello che conta può essere contato. Una essenziale sintesi delle parole di Sabin da cui traspare una sconcertante attualità.

Salvo Rotondo


IL TESTAMENTO DI ALBERT SABIN


Il 12 ottobre 1991. viene attribuita Ad Albert Bruce Sabin, scopritore del vaccino antipoliomielitico, la cittadinanza onoraria di Messina. In quella circostanza, lo scienziato varca lo stretto e tiene un’affollata conferenza stampa nelle sale di un noto albergo cittadino. Dopo una breve attesa, Sabin fa il suo ingresso in un ambiente ovattato dove il brusio cessa immediatamente non appena la sua sagoma appare sulla cornice della porta.
Ottantacinque anni ben portati malgrado i postumi di una vecchia paralisi che lo costringe a camminare sostenendosi con un bastone, Sabin conserva una invidiabile lucidità che gli fa ricordare nomi, eventi e circostanze consentendo noi giornalisti di ricostruire, passo dopo passo, l’evoluzione di una scoperta che ha cambiato la storia del mondo.
E’ nel 1953 che Sabin mette a punto il primo vaccino “vivo attenuato” contro il virus della poliomielite, quasi contemporaneamente alla messa in commercio del vaccino di Salk, un vaccino “inattivato” che però, a lunga scadenza, si rivela meno efficace riuscendo a debellare fino al 90 per cento dei casi invece della totalità, come avviene invece per il vaccino di Sabin.
Nonostante ciò, il vaccino Sabin viene adottato negli Stati Uniti soltanto molti anni dopo il Salk, esattamente nel 1962. La terribile malattia viene rapidamente eradicata in molte parti del mondo. Nel 1969 Sabin viene nominato presidente del prestigioso Istituto Weizmann di Rehovot, a Tel Aviv, da cui quattro anni dopo si dimette per rientrare negli Stati Uniti. Qui, fino alla morte, svolgerà i suoi studi al
National Institutes of Health di Bethesda spingendosi negli affascinanti meandri dell’immunologia con il proposito di individuare soluzioni per combattere il cancro.

Il professore non parla l’italiano, così l’interprete mi invita a formulare brevi frasi che egli potrà tradurre gradualmente al mio illustre interlocutore. Professor Sabin, alle soglie del 2000, anno entro cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha previsto nel suo programma “Salute per tutti” la scomparsa
definitiva delle principali malattie infettive grazie alle vaccinazioni, gli obiettivi programmati non si possono certo considerare raggiunti. Nel mondo si continua a morire di morbillo ed è molto recente, dalle nostre parti, la notizia di un decesso per difterite. Come si può spiegare tutto questo alla luce delle iniziative fin oggi promosse, se vi sono delle responsabilità a chi attribuirle e cosa finalmente si può fare per modificare la situazione attuale?

“Gli obiettivi di cui lei parla non saranno mai raggiunti né entro il 2000 e neanche dopo, se prima non si modificano le strategie di vaccinazione attualmente in uso. Il motivo per cui l’O.M.S., a mio parere, non raggiungerà il suo traguardo è perché queste strategie, in modo particolare in Africa e in Asia, sono simili a quelle utilizzate negli altri Paesi che sono altamente più sviluppati, e non si tratta di metodi adatti alle popolazioni più povere del mondo. Porto un esempio. Vi sono oggi 250.000 nuovi casi di poliomielite in Africa e in Asia e tuttavia, utilizzando le strategie di 29 anni fa a Cuba, nel 1980 in Brasile, nel 1981 in Nicaragua, nel 1983 nella Repubblica Dominicana, nel 1985 in Paraguay, in Messico dal 1986 in poi,
queste strategie hanno dimostrato che la poliomielite può essere eliminata anche nelle zone più povere e infatti così è stato. L’O.M.S. non ha fatto nulla del genere in Africa e in Asia. L’elemento principale per il successo della lotta contro la poliomielite nell’America Latina consiste in vaccinazioni da praticarsi
annualmente, per due volte all’anno in tutti i bambini con meno di 5 anni di età indipendentemente dal numero di dosi vaccinali che hanno ricevuto in precedenza. Ciò a causa delle scarse condizioni sanitarie che sono causa della moltiplicazione e della diffusione nella popolazione di una grande quantità di
virus enterici “interferenti”. Anche per l’alto livello di moltiplicazione e diffusione della poliomielite avviene peraltro che attualmente vi siano forme “paralizzanti” e forme “non paralizzanti”. Fin qui l’O.M.S. non ha fatto niente del genere in Africa e Asia. Negli ultimi 10 anni il morbillo ha ucciso, secondo dati
O.M.S., 20 milioni di bambini per la malattia le sue complicazioni nelle popolazioni più povere del mondo. Ogni anno altri 2 milioni di bambini muoiono e tutto quello che l’organizzazione fa è cercare di aumentare il numero di bambini con meno di un anno che ricevono vaccinazione. La nuova strategia da
me proposta per rompere questa catena, sperimentata prima volta nel 1985 nella Repubblica Dominicana, negli anni 1986 e 1987 a Cuba e in tutto lo Stato di S. Paolo nel Brasile con 20 milioni di abitanti, ha avuto un successo immediato. Abbiamo assistito infatti alla rapida diminuzione dei casi di morbillo e alla scomparsa totale della mortalità. La vaccinazione sui neonati nati dopo la campagna vaccinale è stata ben eseguita soltanto a Cuba dove il morbillo è scomparso fin dal 1988. Ancora oggi, invece, un numero di casi di morbillo nello Stato di S. Paolo vi è, anche se molto esiguo. Nella Repubblica Dominicana, dove è poi passati alla vaccinazione annua dei bambini al di sotto di un anno di età, il
morbillo è ripreso. Molto abbiamo imparato ancora sulla poliomielite, di cui si registrano numerosi casi solo apparenti, casi di paralisi flaccida che non sono provocati dal poliovirus. Anche per quanto riguarda il morbillo è stato dimostrato che molti casi che persistono dopo la vaccinazione in realtà non sono casi di morbillo. Il meccanismo utilizzato per queste nuove strategie dell’O.M.S. ha richiesto uso di aghi e siringhe diversi per ciascun bambino. Ad esempio, per vaccinare 8 milioni e mezzo di bambini a S. Paolo il solo costo per siringhe e aghi monouso è di oltre 2 milioni di dollari. Si tratta di una cifra eccessiva per i Paesi poveri dove milioni di bambini continuano a morire. Circa otto anni addietro, ho dimostrato che si potevano, tramite inalazione aerosol, immunizzare i bambini contro il morbillo. Si impiega una pompa a mano ed una maschera facciale. Gli anni sono passati ma nessuna industria si è occupata di questo. Appena due mesi fa, il Ministero della Sanità brasiliano ha deciso di utilizzare questa strategia in
tutto il Paese per vaccinare in breve tempo più di 50 milioni di bambini. Questo programma include la vaccinazione di tutti i bambini, compresi quelli che hanno già contratto la malattia e che hanno ricevuto la vaccinazione. Ho proposto alle autorità brasiliane di produrre questo materiale per realizzare milioni di maschere facciali monouso del costo di un cent e mezzo ciascuna. Pompe a basso prezzo, che possono poi essere riutilizzate, potrebbe produrre un’azienda inglese. Ma di nuovo l’Organizzazione per la Sanità Panamericana ha interferito. Altre cose l’O.M.S. Deve fare: nei Paesi poveri ogni anno quasi 15 milioni di bambini muoiono prima di aver raggiunto il primo anno di età, alcuni milioni muoiono per diarrea o infezioni batteriche respiratorie. Da più di 15 anni esiste un sistema di reidratazione per i casi di diarrea. Per la prevenzione delle batteriosi respiratorie si impiegano degli antibiotici, ma si continua a morire. Ciò avviene per la disorganizzazione che esiste nel fornire questo sistema di reidratazione, e anche
per l’insufficiente organizzazione messa in atto per il trasporto di questi bambini.
Vorrei concludere dicendo che sia l’O.M.S. che l’UNICEF non stanno insomma impiegando strategie appropriate e quindi non potranno raggiungere i traguardi prefissati, cui invece perverranno se adotteranno strategie come in America Latina. In Brasile nel 1980, quando si decise di eradicare l’infezione poliomielitica, l’Organizzazione della Sanità Panamericana voleva dissuadermi dal farlo, ma poi
hanno organizzato 300.000 volontari che lavoravano in 90.000 posti di vaccinazione sparsi per il Paese e credo che un’organizzazione del genere sia necessaria per sostenere queste campagne. ”

Un nuovo decreto (G.U. N° 127 dell’01/06/1991) sancisce in Italia l’obbligatorietà della vaccinazione contro l’epatite B per alcune categorie di cittadini (bambini al di sotto di 1 anno, adolescenti di 12 anni, gestanti tossicodipendenti). A fronte di questa recente disposizione di legge, non si può certo dire che il nostro Paese brilli per precisione epidemiologica. Un esempio per tutti: nel 1988 sono stati denunciati in Italia 50.000 casi di morbillo, quando i dati in seguito forniti dall’istituto Superiore di Sanità parlavano di 500.000. La notifica delle malattie infettive non può limitarsi, come in questo caso, ad appena il 10 per cento dei casi reali, altrimenti qualsiasi iniziativa in tema di prevenzione – come le campagne vaccinali – non ha molto senso. Non crede?

“Ho avuto modo di leggere il decreto di cui lei parla a Napoli la settimana scorsa ed ho anche notato l’orgoglio con cui il ministro De Lorenzo ne ha accompagnato l’emanazione. A mio parere, si tratta di una pessima legge che non arresterà la diffusione dell’epatite B, costerà all’Italia milioni di dollari all’anno che secondo me andrebbero invece spesi in modo migliore e per motivi più urgenti importanti. Questa legge prevede la somministrazione di 3 dosi di vaccino entro il primo anno di vita. Se consideriamo che ciascuna dose costa 7 dollari, si parla di una spesa di 20 milioni di dollari all’anno, e mi chiedo se i bambini al di sotto di un anno possano mai essere affetti da epatite B a parte, naturalmente, i figli di
madri tossicodipendenti. Ma questi ultimi sono pochissimi e soprattutto non contagiosi. Gli adolescenti dell’età di 12 anni sono in Italia circa 600.000. Si infettano di epatite B? No. Diffondono l’epatite B? No. Quindi anche questa spesa è inutile. Pochissimi sono coloro che si ammalano di epatite B al di sotto dei 15 anni. Da 20 a 25 anni ci si avvicina al picco. Passiamo allo screening sulle donne gravide per la ricerca degli antigeni dell’epatite B. Quante sono le donne gravide all’anno, in Italia? 600.000. Ogni esame costa dai 10 ai 20 dollari. Ma quante gestanti sono infette dal virus oltre a quelle tossicodipendenti? Molto poche. Insomma, questa legge non ha alcuna base scientifica, non arresterà la diffusione dell’epatite B, comporterà la spesa di milioni e milioni di dollari. In un incontro che ho avuto con lui, il ministro De Lorenzo mi ha inoltre dichiarato che il morbillo non è una virosi importante, che non occorre quindi una legge che disciplini la vaccinazione obbligatoria per questa malattia. Ho visitato l’istituto Superiore di Sanità per molti anni e dico che De Lorenzo sbaglia anche perché è circondato da cattivi consiglieri. E’ vero, la sottostima dei casi di morbillo nel 1988 costituisce un problema, ma è un problema di tutto il mondo, anche negli Stati Uniti le segnalazioni di malattie infettivo-diffusive non rispettano mai
l’incidenza reale dei casi. L’importante è eliminare definitivamente il morbillo.
Tutti i Paesi, anche quelli più sviluppati, hanno tasche di povertà nel loro interno.
In tali zone, i tassi di incidenza delle malattie infettive sono molto elevati. Su 250 milioni di abitanti negli Stati Uniti, 30 milioni sono estremamente poveri e dopo 30 anni di vaccino anti-morbilloso, molti casi se ne ripetono ancora. I bambini muoiono ancora di morbillo. In media da 5 a 10 mila bambini vengono ricoverati ogni anno in Italia ed anche se di questi solo 30 decessi vengono segnalati, la cifra reale è senz’altro superiore. Molti altri sviluppano poi gravi ritardi psico-motori.
Crescendo, alcuni sviluppano panencefaliti croniche mortali, Una dose di vaccino costa 21 centesimi e ne basta una, non ne occorrono tre. Molti Paesi, specie in America Latina, hanno pagato addirittura 7 centesimi per dose. La poliomielite è stata eliminata dall’Italia nel 1963 anche grazie all’eccellente
organizzazione che è stata messa in atto. ”

I nuovi vaccini oggi in commercio, quelli a ricombinazione genetica, sono più sicuri ed efficaci rispetto ai precedenti, riducono o no il rischio di alcuni pericolosi effetti collaterali?
“Non c’è bisogno di nuovi vaccini, ciò che occorre sono nuove e più efficaci strategie di vaccinazione, gliel’ho già detto. ”
Il Nobel, professor Sabin?
“Sono stato proposto più volte da molti Paesi del mondo, ma finora ad attribuirmi il Nobel sono stati i giornali ed i mezzi di comunicazione che però non ne hanno l’autorità. L’hanno dato allo scopritore del vaccino contro la febbre gialla, una malattia d’incidenza inferiore rispetto alla poliomielite. Qualche pregiudizio nei confronti del vaccino per via orale? Il 99 per cento del mondo lo utilizza, io personalmente non ne ho ricavato alcun introito. D’altronde non mi serve, conduco una vita tranquilla e comoda e sono felice dei risultati ottenuti. Ma, al tempo stesso, molto dispiaciuto per i 250 mila bambini che continuano a restare paralizzati in tutto il mondo perché l’O.M.S. continua a non impiegare le giuste strategie di vaccinazione. ”
Prima di lasciare la sala dove s’è tenuta la conferenza stampa, Albert Sabin mi chiede di considerare l’intervista che mi ha appena rilasciato un lascito alle future generazioni. E di assegnarle, in caso di pubblicazione del suo testo integrale, il seguente titolo: “Le mie ultime volontà. Testamento per l’eliminazione rapida per la finale eradicazione globale della poliomielite e del morbillo.”