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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Organismo vivente”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Organismo vivente”

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di Filippo Cavallaro

Sistemando uno scatolone di carte e di libri, che tempo fa avevamo recuperato a casa degli zii di mia moglie, ecco venirmi sottocchio un volume con la copertina disegnata come le “Domenica del corriere” di Walter Molino.

Si tratta di “La flottiglia eroica” scritto da Mario Sardi e pubblicato nel 1942 dal Ministero della cultura popolare di allora, nella collezione “Eroi ed avventure della nostra guerra”.

Si parla delle prime battaglie navali combattute nella seconda guerra mondiale dalla Marina italiana, che videro le eroiche imprese del comandante, dell’XI squadriglia cacciatorpediniere Carlo Margottini, e tra queste lo scontro di Punta Stilo, dove perse la vita il marinaio messinese Giuseppe Mangano, ricordato nel nostro cimitero monumentale per un importante monumento, dello scultore Saro Leonardi, dove in un bassorilievo, che fa da sfondo al marinaio morente, descrive lo scontro navale.

Lo stile del testo non attira, direi che sono più interessanti le foto e le illustrazioni. Troppa retorica e celebrazione, rispetto al fascino ed all’avventura.

Certo che la Marina italiana, in quelle occasioni, mostrò di non soffrire lo scarto che i britannici avevano su tutti, possedendo una flotta che controllava ogni mare della Terra.

La curiosità e la chiarezza del carattere di stampa me lo hanno fatto divorare. Una frase mi ha colpito: “La nave è un grande organismo che vive sempre, che pulsa sempre in continuazione, come un cuore umano: ed è sempre necessario seguirne i battiti con vigile attenzione perché il grande organismo possa poi dare al momento del bisogno la sua maggiore capacità di rendimento.”

Mi ha ricordato la grande Mina, una paziente, che ha affrontato un importante problema cerebrale, e che in terapia intensiva seguii in modo da mantenerle tutta l’efficienza di organismo vivente, corpo attivo, che, anche se in coma … “è un grande organismo che vive sempre, che pulsa sempre in continuazione”, … mantenendo tutto in assoluta efficienza in modo che anche se non cosciente, alla proposta di verticalizzazione potesse dare … “la sua maggiore capacità di rendimento”.

Sono stato a trovarla recentemente, e, non ricorda nulla del lavoro di fisioterapia in terapia intensiva.

Buono.

Non è un belvedere l’impegno di un corpo, non cosciente, collegato con cannule a pompe di infusione, e tramite cavi a monitor di controllo, imbragato in modo che si possa verticalizzare in sicurezza.

Da subito ero rimasto in contatto con i parenti e grazie a loro sono andato a trovarla per poter fare una foto in cui tutti e due siamo sorridenti al bar con una fresca granita alla pesca.

Sollecitare il corpo alle sue attività quotidiane, ad un impegno che lo porta a stare in piedi.

Un impegno che da coscienti utilizziamo per ogni spostamento rapido e per poter allungare lo sguardo lontano.

Un impegno che per il corpo è, comunque, di declinare molte attività, che anche a riposo, sono svolte in modalità antigravitaria.

Noi non ce ne rendiamo conto automaticamente, ma solo ponendoci in piedi il cuore pompa con maggiore impegno il sangue verso il cervello, così come grazie alla maggiore libertà i polmoni aumentano il loro volume corrente e questo poi vale per ogni organo e funzione.

L’impegno della fisioterapia in terapia intensiva: tenere i corpi delle “persone” in efficienza.