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Carlino Mezzolitro e il fantasma nero

Carlino Mezzolitro e il fantasma nero

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Disegno di Giovanna Certo

Carlino Mezzolitro sognava; l’alba, le prime luci che si sforzano di superare le imposte,
e i sogni, i sogni dell’ultime ore del sonno. I migliori.
Che sognava il nostro eroe? Non è difficile immaginarlo! Il Vecchio detto il Saggio preso
fino al collo da una sabbia mobile, urlante e gracchiante e lui, scusate il gioco di parole,
immobile, a godersi lo spettacolo. Tutto stava andando per il verso giusto (verso giù tanto
per interderci) quando uno squillo di telefono vero, ossessivo, infinito…

  • Carlino, Carlino, sono il tuo vecchietto amorevole! Aiuto! Emergenza! Emergenza! Accorri!!!
    Brusco risveglio: dalla gioia della sabbia mobile alla scocciatura di nuova avventura.
    Si vestì di corsa e in breve si trovò in Via dei Sogni al Numero che ne so.
    -Caro, caro, come farei senza di te? Un problema, grosso. Un fantasma nero, tutto nero
    gira per le città del mondo: atterrisce le persone, le avvicina e dice loro con voce tenebrosa:
    Dove vai? Una, due, tre volte. Fai qualcosa, intervieni.
    -Ok, Vecchio Saggio, mi preparo. Che fa Piero?
    -E’ bravo, mi dà un sacco di aiuto a casa, sistema e spolvera le mie anticaglie.
    Mi racconta della guerra, di quando gli hanno sparato. Lui dice che ha preferito
    morire che essere un assassino: io non se credergli, ma mi piace sentirglielo dire!
    Carlino, dopo aver ricevuto le opportune indicazioni su dove trovare il fantasma
    partì.
    Arrivò di sera in una città (è il caso di dirlo) fantasma. Sembrava di essere in guerra,
    un vero e proprio coprifuoco. Pochi e impauriti in giro, sempre per necessità.
    E lui, il fantasma nero, implacabile. Se lo trovavano davanti, alto, nero, gli occhi
    ancora più neri, urlante: Dove andate? Una, due, tre volte.
    E i poveretti a scappare, atterriti.
    Carlino decise di intervenire la notte successiva. Lo seguì
    e al primo
    ”Dove andate?” bevve il canonico mezzolitro rosso, puntando
    lo sguardo, ma niente; riprovò una seconda volta e stavolta dovette correre
    perché il fantasma nero lo inseguì.
    Ma Carlino Mezzolitro si esaltò polverizzando tutti i record del compianto
    Pietro Mennea. La paura fece 8 secondi netti nei 100 metri, il nostro eroe
    si salvò.
    Ma non mollò l’impresa, chiamò la Fata Turchina e in breve si trovò
    In Via dell’Inventore Pazzo al Numero che importa da Leonardo Albert Della Mirandolis.
    -Quale onore, quale onore avervi qui, cari! Come posso aiutarvi?
    Gli spiegarono, posò l’ultima invenzione a cui stava lavorando lo spray “scacciacattivipensieri”
    e andò in cantina. Tornò dopo una decina di minuti più impolverato e spettinato che mai.
    -Ecco qua, ricordavo bene, l’aveva progettata per un nobile scozzese che aveva un castello
    infestato, ma non venne mai a ritirala: l’identificaectoplasmi.
    Guardate, basterà puntare questo fascio sul lenzuolo e sul display comparirà il suo nome!
    Carlino e la Fata Turchina, presero l’aggeggio, salutando ringraziarono.
    Mezzolitro andò alla ricerca del fantasma deciso a vendere cara la pelle!
    Lo ritrovò una sera nei pressi di un bar mentre urlava a due avventori.
    -Fermati-gli intimò, puntandogli addosso l’identificaectoplasmi. Pochi secondi
    e comparve la scritta Zio Tom.
    -Ma sei, tu? Quello della Capanna?!
    Si, ma perché fai questo? Perché?
    -Non capisci, Carlino? Io non mi piegai all’odio, e l’odio mi uccise.
    E perse. Ma il razzismo non è finito, il colore della pelle conta ancora.
    Se i bambini neri scappano nessuno li vuole, se i bambini bianchi scappano
    fanno a pugni per accoglierli, io sono qui per ricordare all’uomo che continua
    a sbagliare direzione. Ecco perché il tuo fiaschetto su di me non può nulla: io
    e te siamo dalla stessa parte. Ma a proposito il Vecchio detto il Saggio sapeva
    di me; perché ti ha mandato?
    Carlino Mezzolitro salutò con reverenza lo Zio Tom augurandogli buon lavoro
    e come un leone inferocito corse dall’anziano.
    -Caro, Caro, si ti ho gabbato: diciamo che ti ho messo alla prova. Sei il numero
    uno dei supereori. Mi perdoni, è così bello perdonare. Pensa, l’amore è perdono.
    Ti insegno un trucco: conta e fermati soltanto quando mi avrai perdonato.
    Carlino, a malincuore acconsentì: Uno, due, tre, quattro, cinque…
    Ventottomilatrecentocinquantauno, ventottomilatrecentocinquantadue,ventottomila_
    trecentocinquantatre…

Francesco Certo