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I disturbi comportamentali nei disabili intellettivi. Una perfetta simbiosi tra psichiatria ed arte in un coinvolgente film

I disturbi comportamentali nei disabili intellettivi. Una perfetta simbiosi tra psichiatria ed arte in un coinvolgente film

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di Francesco Pisani

I soggetti con disturbi dello sviluppo intellettivo, definito anche disabilità intellettiva, presentano notevoli difficoltà nello svolgimento della vita quotidiana, soprattutto nelle relazioni sociali. Tali difficoltà sono la conseguenza di deficit di varia entità che interessano diverse funzioni: linguaggio, sequela logica, capacità di giudizio, empatia verso il mondo circostante. In altri termini, la disabilità intellettiva si manifesta con carenze di natura comunicativa e relazionale, scarso senso di responsabilità e difficoltà a sviluppare rapporti interpersonali costruttivi. I disabili intellettivi, a paragone con i coetanei, presentano un deficit delle funzioni cognitive ed un carente funzionamento adattivo. Le conseguenze di tali deficit sul piano comportamentale sono molto complesse e comprendono: irrequietezza, scarso auto-controllo, rabbia spesso associata a facile auto- e/o etero- aggressività, trasgressione delle regole sociali, passività e sfrenata ricerca di attenzione, necessità di soddisfare i propri bisogni, sviluppo di dipendenze fino a realizzare franchi disturbi psicotici. Nel DSM-5, il manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali, le disabilità intellettive sono incluse nei disturbi del neuro-sviluppo (Tavola 1).

Tavola 1. I disturbi del neuro-sviluppo secondo la classificazione del DSM-5*

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  • Disabilità intellettiva
  • Disturbo dello spettro autistico
  • Disturbo specifico dell’apprendimento
  • Disturbi della comunicazione
  • Disturbo da deficit di attenzione/iperattività
  • Disturbi del movimento

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 *DSM (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders) = manuale

   diagnostico e statistico dei disturbi mentali – 5a edizione                   

Il ritardo mentale dei disabili viene valutato con la determinazione del quoziente intellettivo (Q.I.). In base al punteggio si distinguono diversi gradi, da lieve a gravissimo (Tavola 2).

Data la complessità della condizione, in associazione al QI vengono utilizzati altri test psicometrici: la scala di Wechsler, di Leiter, di Griffiths ed altre. Nel corso degli anni, inoltre, si sono notevolmente sviluppate le conoscenze neurobiologiche, che hanno evidenziato alterazioni neuro-trasmettitoriali, anomalie della corteccia pre-frontale e mutazioni geniche. Queste ultime, per esempio, hanno portato all’identificazione di varie sindromi caratterizzate da disabilità intellettiva: la sindrome di Down, di Prader-Willi, dell’X-fragile, di Williams, di Rett ed altre.

Tavola 2. I gradi del ritardo mentale classificati in base alla                                                    

                  determinazione del quoziente intellettivo (Q.I.)

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                    GRADO                                               Q.I.

                     lieve                                            50/55 – 70

                     moderato                                35/40 – 50/55

                     grave                                        20/25 – 35/40

                     gravissimo                                     < 20-25

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           I disturbi del comportamento nelle persone con disabilità intellettiva presentano, come facilmente intuibile, delle variabili molto complesse ed esprimono indubbiamente un profondo disaggio psichico. Un forte contributo alla loro conoscenza è offerto da un film realizzato di recente, intitolato “La timidezza delle chiome” (Figura), che ha ottenuto importanti riconoscimenti al Festival di Venezia 2022.

Figura. La locandina del film, premiato al festival di Venezia.

Esso è una testimonianza visiva delle manifestazioni di due gemelli omozigoti disabili, Benjamin e Joshua, nel passaggio all’età adulta. Lo spettatore assiste con un crescente coinvolgimento emozionale ai comportamenti “sregolati” dei due protagonisti, i quali non sono attori bensì disabili. Guardare il film è come leggere con trasporto un capitolo di psichiatria in cui sono descritte diverse turbe comportamentali: la rabbia reattiva e senza controllo (la lunga litigata con la madre che non ha consentito i festeggiamenti in piscina), le pulsioni sessuali (acquisto online da un sexy shop di un grande fallo di plastica, contatti con una escort), l’irrequietezza psicomotoria (l’esperienza alla guida dell’auto). I due fratelli sono affetti dalla stessa patologia, sono molto simili, ma anche profondamente diversi. Gli esempi più evidenti di tale diversità sono l’approccio con l’altro sesso (il romanticismo sognatore di Benjamin che desidera un rapporto sentimentale con la ragazza Michi; la concretezza istintuale di Joshua che vuole andare a letto e “scopare” con una donna) e l’approccio alle armi (uno si esercita e prosegue in tale percorso; il fratello entra in crisi ed abbandona). Diversità, ma legame profondo espressi con frequenti e furibonde arrabbiature e litigi ma anche con altrettante pacificazioni ed abbracci. Tali diversità complementari sono attuate dal film anche in una dimensione concettuale, in quanto in esso l’arte si coniuga in modo magistrale con la scienza; in altri termini, la dimensione emozionale e quella razionale convivono senza contrastarsi. Il titolo, la timidezza delle chiome, esprime esattamente questo concetto e si basa su un fenomeno naturale: in alcune foreste, alcuni tipi di alberi in condizioni di sovraffollamento crescono sviluppando i propri rami che sfiorano ed “accarezzano” quelli degli alberi vicini senza, però, respingerli o invaderne il loro spazio; in altri termini, tali rami della chioma si comportano come se fossero “timidi”. Allo stesso modo, i due fratelli, accomunati da sentimenti affettivi e dalla stessa patologia ma molto diversi nei loro desideri e progettualità, non si invadono e non si ostacolano tra di loro. Arte e scienza, emozione e razionalità, intuito e logica che convivono senza contrasti, ma realizzando un connubio complementare. Una frase, scritta da un autore anonimo, esprime bene tale concetto e recita: “l’entità del sintomo è direttamente proporzionale alla sensibilità di chi lo coglie”; tradotta in altri termini, essa indica che la conoscenza scientifica e l’empatia emozionale sono entrambe indispensabili per formulare una diagnosi la più completa possibile. E’ questa la medicina di precisione, personalizzata, che in epoca attuale ha ampiamente sostituito il concetto generico di medicina clinica. L’approccio empatico-intuitivo utile in ambito diagnostico, ha più di recente trovato una sua applicazione anche in ambito terapeutico. Nel contesto della terapia cognitivo-comportamentale dei soggetti disabili, infatti, gli interventi educativi si sono dimostrati utili oltre che nelle abilità sociali anche nell’ambito delle emozioni, sviluppando la cosiddetta “educazione razionale emotiva”. La bellezza e l’originalità del film “La timidezza delle chiome”, alla cui realizzazione ha anche contribuito la nostra concittadina Alessia Rotondo creando scene indimenticabili, risiedono nel fatto che esso ha attuato un pregevole connubio tra scienza ed arte.                                                              (Il 3 dicembre u.s. si è svolta la giornata internazionale dedicata ai soggetti affetti da disabilità; il presente articolo vuole essere una ulteriore testimonianza di partecipazione del nostro Ordine).