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Laokoonte: la società dell’aiutino (secondo capitolo)

Laokoonte: la società dell’aiutino (secondo capitolo)

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Il ritorno di Laokoonte

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Un angolo graffiante, provocatorio ed estremizzato non per creare polemica o giudicare, ma che susciti un dibattito aperto

 

Leggi la storia di laokoonte
LEGGI IL PRIMO CAPITOLO

 

LA SOCIETA’ DELL’AIUTINO

 

Capitolo 2/3

La società quindi si avviava verso una pericolosa china in cui tutti, se volevano risolvere i propri problemi, avevano bisogno di qualcuno che in qualche modo li aiutasse. Se ti presentavi a un quiz avevi bisogno di un aiutino. Se avevi necessità di un documento o di risolvere una pratica in un ufficio, avevi bisogno di un aiutino. Persino a letto, se volevi raggiungere certe prestazioni, l’aiutino era indispensabile. Questo sistema faceva in modo che chiunque occupasse un posto di potere, a qualunque livello, poteva fare in modo di complicare le cose per ottenere un beneficio personale in cambio – ovviamente – di un aiutino. Si generava così un’economia perversa, piena di irregolarità e pastoie burocratiche che bloccavano le procedure delle varie istituzioni.

Il processo era lento e progressivo. Nel tempo tutti si erano assuefatti a questo stato di cose, e soprattutto si erano adattati utilizzando delle soluzioni creative facilmente comprensibili.

Tutto questo avvelenava la comunità, producendo circoli viziosi che avrebbero potuto minare le fondamenta del sistema. Come in quella storiella raccontata da Noam Chomsky per descrivere quelle società che, accettando passivamente il decadimento, le persecuzioni, la scomparsa dei valori e dell’etica, acconsentono di fatto a una deriva che li porta alla rovina.

Tutto parte dalla capacità di adattamento della nostra specie, la quale è in grado sostenere e contrastare, entro certi limiti, un ambiente ostile. Alcuni animali come la rana, però, notoriamente a sangue freddo, mal si adattano ai cambiamenti di temperatura, soprattutto se repentini. Se decidessimo di cucinare rana lessa per cena, non possiamo pensare di lanciarla in una pentola dove bolle dell’acqua calda. La vedremmo sicuramente schizzare via, magari un po’ ustionata.

La soluzione è introdurre una rana in un pentolone pieno d’acqua a temperatura ambiente, un habitat naturale e confortevole. A questo punto si accende il fuoco sotto il pentolone per determinare un lento cambiamento: l’acqua si riscalderà pian piano, la rana lo troverà gradevole e continuerà a nuotare.

La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda e inizia a diventare spiacevole per la rana, che si sente affaticata ma non percepisce segni di pericolo.

Quando però l’acqua avrà raggiunto un’elevata temperatura la rana comincerà a trovarla insopportabile, ma è stremata, non ha più la capacità di reagire. A questo punto non le rimane che sopportare tutto passivamente. È qui che avviene il prevedibile e insieme irreparabile, cioè la fine della vita della rana.

Questa metafora spiega il meccanismo con il quale avviene il condizionamento delle coscienze. Adattarsi non sempre è la scelta migliore per evitare un cambiamento a costo di accumulare piccole dosi di negatività e d’insoddisfazione a cui magari all’inizio non diamo peso, ma che rappresentano le fondamenta per un sistema perverso che disgregherà la società utilizzando armi silenziose per guerre tranquille.

 

 

Segue.

 

Un commento

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