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A cura di Giuseppe Ruggeri
L’attuale predominio della tecnologia sull’uomo, frutto di un progressivo viraggio culturale tra la tradizione greca, tesa all’equilibrio tra umanità e natura, e quella giudaico-cristiana, che questa stessa natura è portata a manipolare in nome della superiorità dell’uomo rispetto al suo ambiente di vita, è stato il tema portante della conferenza: “L’uomo nell’età della tecnica”, tenuta da Umberto Galimberti nell’Aula Magna del Rettorato il 29 gennaio scorso.
Ospite a Messina per conto del Gruppo Caronte & Tourist e della Libreria Bonanzinga, il professor Galimberti, ordinario di storia di Filosofia presso l’università Ca Foscari di Venezia, psicoanalista junghiano, editorialista del “Sole 24 ore” e “Repubblica” nonché autore di importanti saggi editi da Feltrinelli, ha fatto il punto sui danni che l’ormai imperante tecnocrazia avrebbe creato nella coscienza e nei comportamenti dell’uomo moderno.
La tecnoscienza – secondo Galimberti – costituisce da tempo il dettato delle società cosiddette civili, le quali hanno ormai smarrito il senso dell’etica in nome della ricerca di sempre più nuove e aggiornate tecniche mirate a dominare la natura piuttosto che di tentativi di assecondarne le leggi al fine di convivere armoniosamente con essa. Questa ricerca spasmodica finisce per determinare, nel tempo, un generale nichilismo sociale originato dall’abolizione della distinzione tra bene e male, grazie alla progressiva relativizzazione di tali concetti operata dalla tecnocrazia.
Il mito dell’efficienza e della produttività, peraltro, ha gradualmente soppresso la collaborazione, in luogo di una competizione “tout-court” che non lascia spazi né respiro fin da bambini, quando si fa a gara per possedere il modello di smartphone più aggiornato.
E proprio ai giovani delle scuole superiori Galimberti si è rivolto il giorno successivo, 30 gennaio, al Palacultura, discutendo e confrontandosi con loro sul tema: “Il disagio giovanile nell’età del nichilismo”.